Esplosione allo SLC-40: un aggiornamento a tre settimane dagli eventi
Sono trascorse tre settimane dalla disastrosa esplosione avvenuta allo Space Launch Complex 40 della Cape Canaveral Air Force Station che ha provocato la perdita del razzo Falcon 9 e del suo payload, AMOS-6. L’Accident Investigation Team (AIT), composto da esperti di SpaceX, FAA, NASA, USAF e altri esponenti del settore aerospaziale al momento sta ancora esaminando una gran quantità di dati telemetrici e multimediali in previsione della stesura del rapporto sull’incidente.
Stando alle prime ricostruzioni, pare che l’evento in indagine si sia svolto in un arco di tempo molto ridotto: dal primo segnale anomalo alla perdita totale di telemetria sarebbero trascorsi solamente 93 millisecondi, ossia meno di un 1/10 di secondo.
La maggior parte dei detriti e dei resti dell’incidente è stata raccolta, fotografata e catalogata e ora si trova in un hangar a disposizione per le ispezioni durante il proseguimento dell’inchiesta.
Al momento siamo ancora ad uno stadio preliminare, ma da una prima analisi dei dati raccolti sembra probabile che possa essersi aperta una falla di dimensioni consistenti nel sistema dell’elio criogenico del serbatoio dell’ossigeno liquido del secondo stadio del Falcon 9. Restano ancora da chiarire le possibili cause, pertanto si stanno analizzando nel dettaglio tutti gli scenari d’evento ritenuti plausibili.
Da quanto emerso fin’ora, comunque, sembra potersi escludere un legame diretto fra questo incidente e quanto avvenuto lo scorso anno durante la missione SpX-7/CRS-7.
Nel frattempo sono state condotte le ispezioni al pad di lancio e nelle zone circostanti. Nonostante la maggior parte delle zone della rampa siano state devastate dall’esplosione, il Falcon Support Building, nei pressi dello SLC-40, sembra essere stato risparmiato dagli eventi distruttivi; in ogni caso, al momento dell’esplosione, questo edificio non era occupato, come stabilito dalle procedure standard. Anche il recente impianto per l’ossigeno liquido, costituito da tubature e serbatoi in grado di mantenere l’ossigeno alla temperatura criogenica, non è stato coinvolto nell’incendio e sembra essere in buono stato, così come gli impianti del RP-1 (cherosene) e buona parte del sistema di controllo del pad.
Le altre strutture di SpaceX, dalla Payload Processing Facility al pad e gli hangar presso il LC-39A, sono tutte piuttosto distanti dallo SLC-40, anch’esse pertanto non sono stati intaccate dall’esplosione e sono pronte per riprendere la normale routine di lavoro. Infatti, al pad 39A proseguono i lavori in preparazione all’entrata in servizio dello stesso entro il mese di novembre.
Anche alla sede centrale di SpaceX a Hawthorne, in California, gli impianti di lavorazione non si sono arrestati e continuando a funzionare a regime stanno producendo propulsori, serbatoi e altri sistemi che non sono coinvolti nelle indagini.
SpaceX ha dichiarato che si impegnerà a rispettare quanto più possibile il manifesto di lancio non appena le cause dell’incidente saranno identificate e chiarite dall’AIT. Al momento SpaceX ipotizza una possibile ripresa dei lanci entro il mese di novembre.
Fonte: SpaceX.
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