Yutu si è definitivamente spento
Fonti ufficiali cinesi hanno annunciato che lo scorso 3 agosto il rover, operativo sulla Luna dal dicembre 2013, ha definitivamente cessato la sua operatività. Si è così conclusa la prima missione cinese sulla superficie lunare che, nonostante i problemi di mobilità, è durata 31 mesi contro i 3 inizialmente previsti.
La sonda Chang’e 3, con a bordo il rover Yutu (coniglio di giada), era stata lanciata dal vettore Chang Zheng 3B (Lunga Marcia 3B) il primo dicembre 2013 ed era allunata dolcemente nella regione del Mare Imbrium il successivo 14 dicembre.
Poche ore dopo Yutu, dotato di sei ruote, pesante 140 kg ed alto 150 cm, era già sceso dalla piattaforma su cui era stivato, iniziando così la propria missione esplorativa.
Nei giorni successivi gli strumenti scientifici, radar a penetrazione del suolo, spettrometri e varie videocamere vennero attivati ma sia Yutu che il lander registravano condizioni ambientali più estreme di quanto fossero in grado di sopportare. Le parti illuminate dal sole superavano i 100°c di temperatura, mentre quelle in ombra rimanevano molto al di sotto dello zero.
Entro il 25 dicembre Yutu aveva percorso circa 100 metri intorno al lander per fotografarlo da diverse angolazioni ed aveva eseguito con successo una serie di test per prepararsi all’ibernazione in vista della prima notte lunare, 14 giorni in cui le temperature raggiungono i -180°c.
Per affrontare ogni mese queste condizioni i pannelli solari, l’antenna e la telecamera stereoscopica erano progettati per ripiegarsi su se stessi creando un guscio protettivo riscaldato da piccoli generatori al plutonio, proteggendo così le delicate parti elettroniche interne.
Proprio al risveglio della prima notte lunare, nonostante le operazioni di analisi del suolo fossero regolarmente iniziate, furono rilevati alcuni problemi, tra cui l’impossibilità di richiudere correttamente uno dei pannelli solari e la capacità di muoversi.
Dal gennaio 2014 quindi il rover è rimasto immobile nella sua posizione, ma nonostante i problemi ha continuato regolarmente fino a pochi giorni fa, la sua missione di analisi dei campioni, superando tutte le notti lunari e continuando a trasmettere informazioni per un totale di 7 terabytes di dati raccolti.
Il lander Chang’e 3, progettato per 12 mesi di vita operativa, sta invece continuando a trasmettere i dati degli strumenti scientifici e telecamere di bordo.
La Cina ha parzialmente reso pubblici i dati raccolti dalla missione, solo quelli già processati, a differenza di quelli originali grezzi che sono ancora sotto analisi da parte dei propri scienziati.
Un risultato significativo della missione è stata la scoperta di un nuovo tipo di roccia basaltica differente da quelle riportate a Terra dalle missioni Apollo e dalle sonde Luna sovietiche.
Secondo Lin Yangting, ricercatore dell’Accademia delle Scienze cinese, questa scoperta indica che ancora dopo 2 miliardi di anni dalla sua formazione, sulla superficie lunare era presente una grossa quantità di magma. Indicando quindi che l’attività vulcanica è durata molto più a lungo di quanto fin’ora si pensava.
Chang’e 3 è la terza sonda di una serie dedicata all’esplorazione lunare da parte della Cina.
Nel 2007 e nel 2010 le sonde Chang’e 1 e 2 entrarono in orbita lunare, Chang’e 3 è stata la prima ad allunare e verrà seguita nel 2017 da Chang’e 5, che avrà una capsula di ritorno a Terra con materiale prelevato dalla superficie e nel 2018 sarà il turno di Chang’e 4 destinata ad allunare sul lato non visibile dalla Terra.
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