Giovedì 28 luglio presso il proprio sito di test a McGregor in Texas, la SpaceX ha effettuato un’accensione del primo stadio del proprio vettore Falcon 9 recuperato durante il lancio dello scorso 6 maggio.
La società californiana ha come obiettivo l’autunno per un lancio vero e proprio con hardware già “volato” e quello della scorsa settimana è stato un passo importante in questa sua strategia di riutilizzo dei razzi poiché si è trattato di test completo con tutti e 9 i Merlin 1D accesi a piena potenza (si è arrivati fino a circa 450.000 kg di spinta) e per circa 2 minuti e mezzo, il tempo di volo in una tipica missione. Mentre gli ancoraggi trattenevano a terra il potente booster, i condotti in cemento a prova di fuoco si occupavano di far defluire in maniera controllata le fiamme prodotte dalla combustione del kerosene che alimenta i suoi motori.
Il primo stadio di un razzo Falcon 9 è alto circa 47 metri e questo in particolare era stato utilizzato il 6 maggio scorso per portare in orbita il satellite giapponese per telecomunicazioni JCSAT-14 partendo da Cape Canaveral. Non è stata una scelta casuale ma ben ponderata. Il profilo di missione (il satellite doveva essere posto dal secondo stadio in un orbita di trasferimento geostazionaria) imponeva al primo stadio di fornire un quantitativo di spinta e quindi di velocità maggiore rispetto ad altri profili di missione. Questo ha imposto fra le altre cose che non fosse possibile un ritorno al sito di lancio ma un atterraggio sull’apposita chiatta galleggiante situata a circa 650 km al largo delle coste della Florida, in pieno Oceano Atlantico. Come da profilo di missione, meno di 3 minuti dopo il decollo è avvenuto lo spegnimento dei motori, il distacco dallo stadio superiore e l’inizio della seconda parte della missione: mentre si trovava ancora nell’alta atmosfera e a velocità ipersonica, ha dispiegato le alette di controllo aerodinamico a griglia e acceso alcuni dei suoi 9 motori Merlin per annullare la velocità orizzontale e controllare la discesa verso la superficie; dopo aver esteso le 4 gambe di atterraggio e mantenuto la posizione verticale effettuando un atterraggio assistito dai motori, il razzo è ritornato a Port Canaveral alcuni giorni dopo per il trasporto verso l’hangar di SpaceX presso il pad di lancio 39A del Kennedy Space Center. I tecnici hanno ispezionato l’annerito razzo per verificare eventuali danni e quindi lo hanno spedito al sito di test di SpaceX a McGregor, in Texas.
E’ a questo punto che l’azienda ha scelto di utilizzarlo in una serie di test per assicurarsi che possa sopportare gli stress di un secondo lancio poiché ha dovuto sopportare temperature e carichi strutturali estremi durante il rientro, molto più che in una normale missione e circa 3 volte di più rispetto a quello recuperato dal lancio del 8 aprile (una missione di rifornimento alla ISS mediante la capsula Dragon) che è attualmente quello designato a effettuare per la prima volta un secondo volo. La logica dell’azienda Californiana è semplice: se il razzo esposto alle condizioni di rientro più critiche supera i test a terra, quello meno sollecitato dovrebbe riuscire a sopportare un secondo volo senza grossi problemi.
Questo non sarà l’unico primo stadio a non vedere le luci di un secondo volo. Degli attuali 5 razzi recuperati presenti nell’inventario di SpaceX nemmeno il primo del dicembre 2015 verrà utilizzato poiché, in qualità di primo “storico” primo stadio recuperato, darà bella mostra di se stesso davanti alla sede principale di SpaceX a Hawthorne in California. Un altro primo stadio atterrato, ma in mare, il 27 maggio dopo il lancio di un satellite per telecomunicazioni thailandese, ha subito dei danni a una gamba di atterraggio e l’azienda non ha ancora fatto sapere se tornerà a volare di nuovo. Il più recente, recuperato dal lancio del 18 luglio scorso, ha visto un nuovo atterraggio su terra, il secondo, e fonti ufficiali della compagnia hanno dichiarato che le prime ispezioni hanno mostrato che il razzo si trova in buone condizioni per una nuova missione.
La riusabilità è un principio chiave della missione aziendale di SpaceX. Elon Musk, il fondatore e capo esecutivo, ha detto che il costo di lancio si ridurrà significativamente se l’industria di trasporto spaziale riuscirà a padroneggiare la tecnologia del riutilizzo dei razzi. In alcune interviste all’inizio di quest’anno, Gwynne Shotwell, presidente e capo dell’ufficio operativo, ha dichiarato che per il primo volo di un razzo usato, SpaceX spera di ridurre il costo di lancio del Falcon 9 di circa un terzo rispetto al suo prezzo di listino di 61 milioni di dollari. Questa riduzione deriva dal fatto che il razzo sarà comunque lanciato con un secondo stadio e una copertura nuovi. L’azienda non ha piani per il recupero del secondo stadio ma gli ingegneri stanno lavorando sulla possibilità di recuperare e riutilizzare le due metà del fairing di copertura del carico che di solito si separano tra i 3 e i 4 minuti dopo il decollo.
Attualmente SpaceX non ha annunciato il carico per il primo volo di un Falcon 9 usato, ma il vice-presidente all’affidabilità dei voli, Hans Koenigsmann, ha dichiarato all’inizio dello scorso mese ai giornalisti che la compagnia sta negoziando con dei potenziali clienti per lanciare il loro carico su un razzo usato.
Questo il video del test
Fonte: SpaceX