Paul Hertz, direttore della divisione Astrofisica dell’agenzia spaziale americana, ha affermato lo scorso 20 luglio che JAXA, agenzia spaziale nipponica, ha richiesto a NASA di considerare l’ipotesi di fornire una copia del proprio strumento Soft X-Ray Spectrometer (SXS), da installare su di una nuova versione della sonda Hitomi.
Come si ricorderà, Hitomi (nota anche come ASTRO-H) era stata lanciata in febbraio, ma i contatti con il veicolo andarono persi il 26 marzo. Un mese dopo, JAXA dovette ammettere la fine prematura della missione, adducendo problemi tecnici aggravati da errori umani.
Ora i Giapponesi vorrebbero realizzare una nuova sonda per rimpiazzare quella persa, da lanciarsi entro la fine del decennio, e NASA dovrebbe fornire il nuovo spettrometro in base alle specifiche della committente JAXA. I costi, però, sarebbero a carico degli Americani: una stima che tiene conto dei progetti esistenti e delle parti di ricambio già disponibili porta al valore di 70-90 milioni di dollari, da spendersi tra il 2017 ed il 2021.
Hertz, parlando di fronte al comitato di consulenti scientifici di NASA, si è detto fiducioso di poter soddisfare la richiesta anche senza fondi supplementari, ma semplicemente riallocando parte del budget della divisione Astrofisica.
Nel frattempo, JAXA dovrebbe ottenere il via libera (ed il finanziamento della missione) dal governo di Tokyo, con il proposito di inizare i lavori entro la fine dell’anno in corso.
Il comitato di consulenti scientifici, dal canto suo, non ha mosso obiezioni al progetto, notando anzi come SXS, nei pochi giorni di funzionamento su Hitomi, abbia superato le performances attese. Qualcuno, però, non ha potuto fare a meno di riportare alla memoria la lunga serie di incidenti che hanno coinvolto spettrometri americani a bordo di sonde giapponesi. Nel 2000, uno strumento simile a SXS andò distrutto insieme alla sonda ASTRO-E. Nel 2005, ASTRO-E2 (nota anche come Suzaku), che montava di nuovo uno spettrometro “made in USA” perse l’intera scorta di refrigerante pochi giorni dopo il lancio, rendendo lo strumento inservibile.
“Dobbiamo fare molta attenzione prima di investire i nostri soldi e dare i nostri strumenti a qualcuno che ha questo tipo di incidenti” è stato il commento di un membro del Consiglio, rimasto anonimo.
Per questo JAXA avrebbe chiesto a NASA anche un aiuto per revisionare le proprie procedure, al fine di migliorare il proprio record di affidabilità.