Pressurizzato con successo il modulo BEAM
Al termine di una lunga giornata di lavoro da parte dell’astronauta Jeff Williams e degli ingegneri di NASA e Bigelow Aerospace, il modulo espandibile BEAM è stato completamente pressurizzato questa sera, 28 maggio, attorno alle 22:44 italiane .
Il momento dell’apertura dei portelli tra Stazione Spaziale Internazionale e BEAM è previsto per la prossima settimana.
Nella giornata di ieri si erano svolti i primi tre dei cinque passi richiesti per la perfetta installazione del primo modulo abitabile espandibile della storia, ma le operazioni erano state sospese per attendere un assestamento del materiale durante le ore notturne.
Trattandosi di una “prima volta”, e visto il comportamento inaspettato di BEAM nelle prime fasi del gonfiaggio manuale, gli ingegneri al controllo missione sono stati estremamente cauti e minuziosi scegliendo un approccio totalmente manuale e molto molto lento.
Per evitare che il tessuto delle pareti di BEAM, rimasto piegato per molto tempo prima del lancio, si aprisse con movimenti troppo violenti, all’astronauta NASA Jeff Williams è stato chiesto di procedere con brevi apporti d’aria attinta direttamente dal modulo Tranquillity, agendo manualmente su una valvola e riferendo via radio al centro controllo di Houston i valori di pressione misurati con un multimetro collegato ad un trasduttore pressione-tensione. Un approccio totalmente manuale, insomma, in netto contrasto con l’alto livello di automazione tradizionalmente offerto da altri esperimenti trasportati sulla ISS.
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I momenti finali del lungo pomeriggio di lavoro, iniziato attorno alle 15:00 italiane, hanno visto un’accelerazione esponenziale degli eventi, tanto che nel giro di un paio d’ore BEAM ha aumentato le sue dimensioni del 25% circa, producendo rumorosi scoppiettii e scricchiolii (previsti) simili a pop-corn in cottura.
Il modulo espandibile di casa Bigelow è il primo tentativo di utilizzare elementi espandibili in una missione con equipaggio, e resterà ancorato alla ISS per i prossimi due anni. Si tratta di una tecnologia chiave che aiuterà a minimizzare drasticamente gli ingombri in future missioni con equipaggio, e che consentirà di superare la limitazione nel diametro dei moduli abitati tradizionalmente legata allo spazio disponibile nelle ogive dei lanciatori.
Immagini: (C) NASA Tv
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