[AGGIORNAMENTO]
Nella giornata di lunedì fonti ufficiali di NASA hanno confermato che Kepler è uscito dalla modalità di emergenza ed è stabile. La cosa più importante è che ora il telescopio è nella modalità meno dispendiosa da un punto di vista del carburante.
Il direttore del programma, Charlie Sobeck, ha dichiarato che la piattaforma satellitare ha raggiunto uno stato stabile con l’antenna di comunicazione puntata verso Terra rendendo possibile lo scarico della telemetria e dello storico dei dati per una valutazione della causa del problema che si è generato. Ha spiegato che dopo lo scaricamento dei dati, il team di lavoro analizzerà uno per uno tutti i sistemi di bordo per verificare che siano sufficientemente operativi per consentire la ripresa del lavoro scientifico, ma la procedura andrà avanti per tutta la settimana.
L’ultima osservazione operativa del telescopio si è conclusa il 23 marzo e a quanto si è appreso al momento il problema si è avuto circa 14 ore prima della programmata manovra di rotazione per la successiva serie di osservazioni. È stato comunque escluso che la causa possa essere legata alle ruote di reazione.
Sobeck ha precisato: “Un’indagine su cosa abbia causato l’evento verrà condotta in parallelo con la priorità data al ritorno alle operazioni scientifiche.” E non ha mancato di elogiare il suo staff: “E’ stata la rapida risposta e la determinazione degli ingegneri durante il fine settimana che ci ha portato al recupero.”
I controllori di missione stanno tentando di diagnosticare un problema che ha messo l’osservatorio spaziale della NASA Kepler in modalità di emergenza.
Parte del programma Discovery di NASA, il telescopio spaziale ha lo scopo di ricercare e individuare pianeti simili alla Terra che ruotano attorno ad altre stelle della Via Lattea ed è stato lanciato il 7 marzo 2009 su un’orbita attorno al sole leggermente più esterna rispetto a quella della Terra con un periodo di 372,5 giorni.
Durante una sessione di routine di comunicazione con la piattaforma pianificata per giovedì 7 aprile, principalmente per eseguire lo scarico dei dati di osservazione, gli addetti hanno trovato Kepler in modalità di emergenza. NASA ha spiegato che, analogamente a quanto avviene su quasi tutti i mezzi spaziali, la modalità di emergenza ha messo l’osservatorio al più basso livello di operatività possibile per evitare ulteriori problemi ma questa modalità comporta l’uso dei razzi per il controllo dell’assetto. Significa che il telescopio sta consumando la limitata scorta di idrazina presente nei suoi serbatoi a un rateo più elevato del normale ed è per questo che la priorità del team di gestione in questo momento è il recupero da questa modalità per salvaguardare i livelli.
Secondo le normali procedure i gestori della missione hanno subito dichiarato l’emergenza e questo ha dato al team di Kepler l’accesso prioritario al Deep Space Network di NASA, la rete globale di antenne di comunicazione usata per contattare le sonde spaziali più lontane. Attualmente infatti il telescopio si trova a una distanza tale dal nostro pianeta per cui ci vogliono 13 minuti affinché il segnale di comunicazione viaggi fino alla sonda e faccia ritorno.
L’agenzia spaziale statunitense ha fatto sapere che il precedente contatto con la sonda si è avuto lunedì 4 aprile in un’altra sessione di comunicazione regolarmente programmata. In quell’occasione Kepler rispondeva perfettamente ai comandi e si è deciso di pianificare una manovra di rotazione per permettere allo specchio da 95 centimetri di puntare nel verso di movimento lungo l’orbita, fino a quel momento era puntato nel verso opposto. A quanto dichiarato, l’anomalia si è comunque avuto prima che tale manovra iniziasse, portando a pensare che non sia la causa o una concausa del problema riscontrato.
Non si tratta del primo inconveniente che affligge questo mezzo della NASA, infatti già all’inizio della sua missione scientifica, iniziata ufficialmente il 13 maggio 2009, ha avuto un problema con l’alimentazione di un processore che ne ha causato l’entrata in modalità di emergenza per ben 2 volte tra giugno e luglio 2009. Risolto questo problema è stata la volta dei sensori ottici nel gennaio 2010 con un modulo di controllo di 2 dei 42 CCD di cui dispone che ha iniziato a trasmettere in modo anomalo e da quel momento non è più stato utilizzato ma senza inficiare la missione scientifica.
I guai seri sono iniziati nel luglio 2012, quindi dopo circa 3 anni di servizio, con il guasto di una delle 4 ruote di reazione utilizzate per il puntamento del telescopio che, a causa del tipo di missione, deve essere molto preciso ma può essere raggiunto anche con 3 sole ruote, mentre l’uso dei razzi di controllo dell’assetto non lo può garantire non essendo stati progettati a questo scopo. Purtroppo nel gennaio 2013 un’altra delle rimanenti ruote ha iniziato a dare segnali di malfunzionamento con un cedimento definitivo nel maggio dello stesso anno.
Fortunatamente la missione primaria si era già conclusa nel novembre 2012 e si era in una estensione di tale missione con una mole enorme di dati già raccolta e da analizzare: a regime Kepler scarica circa 12 giga-byte al mese. Dopo questo evento NASA ha optato per continuare con una campagna denominata K2 e iniziata ufficialmente nel 2014 sempre finalizzata alla ricerca di pianeti extrasolari. Nell’ambito di questa campagna a cui avrebbero partecipato anche degli osservatori basati a terra, la manovra di rotazione serviva a puntare lo specchio verso il centro della Via Lattea alla ricerca di pianeti atipici: corpi che ruotano attraverso la galassia senza orbitare alcuna stella. Questo tipo di missione è possibile anche con 2 sole ruote di reazione ed è pianificata puntando Kepler verso zone diverse ogni pochi mesi, ma la perdita di un’ulteriore ruota sarebbe comunque fatale portando alla conclusione definitiva delle attività ed è per questo che si sta trattenendo il fiato nel attesa di conoscere i motivi di questo ultimo evento.
Durante i 4 anni della missione primaria di il satellite ha puntato il suo telescopio verso lo stesso spicchio di cielo nella costellazione del Cigno e della Lira in cui sono presenti più di 150.000 stelle. Tramite Kepler gli astronomi hanno osservato un pianeta delle dimensioni della Terra proprio alla distanza giusta da una stella simile al sole con la speranza di scoprire qualcosa di analogo al nostro pianeta dove la vita possa esistere.
Gli scienziati usano i dati provenienti dal sensore da 95 megapixel nel consueto modo: si osserva il leggero oscuramento di una stella causato dal passaggio di un corpo tra la stella e l’osservatorio per calcolare i dati di tale corpo. Questa metodologia associata alle caratteristiche eccezionali del telescopio ha permesso di individuare più di 1.000 esopianeti confermati e altri 4.000 candidati ancora in corso di verifica con altre osservazioni per confermare che non siano dei falsi positivi. Questi dati fanno della missione la più prolifica cacciatrice di pianeti nella storia dell’astronomia.
Fonte: NASA