La controversia legale che da tempo vede il colosso di Seattle contrapporsi ai soci russi ed ucraini nella joint venture Sea Launch è giunta ad una nuova fase lo scorso 2 aprile, quando Boeing ha presentato una mozione presso una corte federale USA affinchè venga bloccata l’imminente vendita della società da parte del governo russo.
La motivazione della richiesta è che l’alienazione di Sea Launch metterebbe a rischio la possibilità da parte di Energia di pagare i propri debiti verso Boeing, che in un giudizio sommario dello scorso anno erano stati stimati in 300 milioni di dollari. La compagnia americana teme che i proventi della vendita vengano dirottati in Russia, ove evidentemente sarebbe più difficile recuperare il credito vantato.
L’intera questione nasce da una richiesta da parte di Boeing di vedersi rimborsare parte delle somme pagate a creditori terzi a nome dell’intero consorzio Sea Launch; dal canto loro, Energia e Yuzhnoye (il parter ucraino) sostengono che la società americana aveva fornito assicurazioni “non scritte” che non avrebbe preteso il rimborso delle cifre anticipate in solido.
Roscosmos (che controlla Energia), ha annunicato di aver già venduto Sea Launch ad un investitore anonimo; anche il valore dell’operazione è stato tenuto segreto, e Igor Komarov, a capo di Roscosmos, ha dichiarato alla Tass che nuovi dettagli verranno resi noti entro la fine di aprile.
I due principali beni riconducibili a Sea Launch (e sui quali i magistrati americani potrebbero intervenire) sono la nave comando e la piattaforma mobile di lancio, entrambe all’ormeggio in California.
Vi sono molti dubbi sulla possibilità che una corte americana abbia effettivamente il potere di fermare la vendita di una compagnia di proprietà del governo russo; in ogni caso Boeing ha richiesto che i proventi della vendita della nave e della piattaforma vengano congelati in un conto vincolato negli USA. La risposta alle richieste di Boeing dovrebbe arrivare il 2 maggio prossimo.