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Termina la missione di lunga durata sulla ISS

Scott Kelly e Mikhail Kornienko Credits: NASA

Scott Kelly e Mikhail Kornienko Credits: NASA

Con una durata doppia rispetto a una missione tipica e una permanenza record per la ISS che è arrivata fino a 340 giorni, la missione di Kelly e Kornienko ha fornito ai ricercatori la rara opportunità di studiare gli aspetti medici, fisiologici e psicologici nonché la variazione delle prestazioni del corpo umano durante una lunga permanenza nello spazio. La scienza aveva preso possesso della missione già un anno prima della partenza, infatti la raccolta dei campioni biologici e gli esami medici sui componenti sono iniziati proprio allora per stabilire una base di partenza. Lo stesso tipo di campioni di comparazione sono stati raccolti durante il loro soggiorno nello spazio e continueranno per un anno o più dopo il loro ritorno a terra. Inoltre per quanto riguarda Scott Kelly c’è un ulteriore tassello a rendere unica questa missione. Il gemello omozigote di Kelly, Mark che è anche lui un astronauta NASA, ha partecipato agli studi in parallelo eseguendo gli stessi esami e prelievi di campioni ma restando a terra fornendo agli scienziati la possibilità unica di raffrontare i dati fra due individui con lo stesso patrimonio genetico e di più con le stesse esperienze lavorative, differenziati solamente da questo lungo soggiorno in assenza di gravità ed esposto alle radiazioni spaziali.

La lunga permanenza sull’avamposto spaziale ha certamente provato i due soprattutto sotto l’aspetto umano che è infatti uno degli ambiti che interessano maggiormente agli scienziati coinvolti nel progetto in vista di futuri viaggi nello spazio profondo in cui l’isolamento dagli affetti sembra essere uno dei punti critici considerate le tempistiche molto lunghe. Nelle ultime interviste effettuate a bordo della stazione infatti Scott ha ribadito che le sue priorità appena giunto a casa sono di passare del tempo con i famigliari e gli amici, certamente comunque dopo aver fatto una bella doccia o un tuffo nella sua piscina. “Non vedo l’ora di sedermi a una tavola e semplicemente rilassarmi e mangiare con gli amici e la famiglia senza dovermi preoccupare del cucchiaio o della forchetta o del cibo che fluttuano via e senza dover gestire tutto questo……Le altre cose che cercherò di fare saranno di guardare il cielo da sotto e sentire l’aria che è così fresca, e la brezza e il sole sulla faccia correndo nell’acqua. Proprio questo gente.”

L’astronauta NASA Scott Kelly e il cosmonauta russo Mikhail Kornienko posano sulla International Space Station in gennaio dopo 300 giorni nello spazio.
Credit: NASA

Riferendosi agli aspetti medici l’astronauta statunitense non ha nascosto di sentirsi in ottima forma e di essere pronto a continuare se necessario: “Certo, potrei andare avanti altri 100 giorni, potrei restare un altro anno se fosse necessario. Tutto dipende da cosa dovrei fare e se avrebbe senso, altrimenti cerco di ritornare a casa.” La missioni è uno degli studi in vista di un possibile viaggio verso Marte e Scott ha commentato in questo modo: “Mi sento alla grande e credo che, dovendo andare su Marte e avendo delle persone che staranno nello spazio per un periodo molto più lungo di quello che abbiamo fatto, la cosa sia chiaramente fattibile.”

Non ha nascosto comunque una certa amarezza nel lasciare la ISS: “Lasciare questa fantastica struttura sarà un po’ duro, visto che probabilmente non lo rivedrò più,” ha detto. “Non mi aspetto che avvenga, ho volato nello spazio 4 volte fino ad ora così è difficile che avvenga. Ma certamente non vedo l’ora di tornare a terra. Sono rimasto quassù per un tempo veramente lungo e a volte, quando ci penso, mi sento come se avessi vissuto la mia intera vita quassù.”

Kelly, Kornienko e il comandante della Sojuz TMA-18M, Sergey Volkov, che sta collezionando il suo 182-esimo giorno in orbita, chiuderanno i portelli con la stazione alle 22:40 (ora italiana) di questa sera e dovrebbero staccarsi dal portello del modulo Poisk della ISS alle 02:05 di mercoledì mattina, portandosi ad una distanza di circa 19 Km (12 miglia). Quindi alle 04:32, Volkov, affiancato a sinistra da Kornienko e a destra da Kelly, supervisionerà l’accensione automatica dei razzi della durata di 4 minuti e 49 secondi che rallenterà il mezzo spaziale di circa 460 Km/h, sufficienti a portare il punto più basso della sua orbita all’interno dell’atmosfera terrestre per un atterraggio in Kazakhstan. Dopo circa 25 minuti di caduta libera, il modulo di rientro della Sojuz si scontrerà con i primi strati dell’atmosfera ad un’altitudine di circa 100 Km. A questo punto ci saranno circa 5 minuti di calore estremo con la capsula che scenderà fino a un’altitudine di circa 32 Km. Se tutto andrà secondo i piani, il grande paracadute del modulo di rientro si dispiegherà a circa 10,5 Km di altitudine e il mezzo spaziale si depositerà a terra con un atterraggio frenato da razzi nelle steppe del Kazakhstan a circa 140 Km da Karaganda alle 05:25 italiane (10:25 ora locale).

L’esperienza di un rientro con la capsula russa è, a detta di tutti, memorabile, piuttosto “movimentata” e per alcuni abbastanza traumatica, ma non certamente per Scott Kelly che a tal proposito, dopo averci volato già una volta ha dichiarato: “Mi sono divertito così tanto nel mio ultimo volo, che anche se avessi odiato stare per 6 mesi nello spazio, lo avrei rifatto di nuovo anche solo per quegli ultimi 20 minuti nella Sojuz. E’ un esperienza unica.”

Karen Nyberg, Fyodor Yurchikhin e Luca Parmitano poco dopo l’atterraggio della Sojuz TMA-09M. Fonte: NASA/Carla Cioffi

Come al solito all’arrivo i tre passeggeri saranno assistiti dal personale russo che stazionerà nell’area in attesa del loro atterraggio: li aiuteranno ad uscire, a sedersi sulle apposite poltrone e ad ambientarsi nuovamente alla gravità. Le cose in realtà saranno un pochino più complesse questa volta per i 2 partecipanti alla missione di lunga durata poiché gli esami medici e le verifiche inizieranno immediatamente per non perdere nulla del loro processo di riadattamento all’ambiente con gravità. A tal proposito Charles Bolden, amministratore NASA, ha dichiarato: “Poiché sono degli esemplari medici camminanti, respiranti e viventi, il tempo è essenziale. Quando sarà (Scott Kelly,) estratto dalla capsula e messo sull’aereo verso Houston, gli esami medici inizieranno immediatamente. Quello che i dottori vorranno vedere, lo vogliono il più velocemente possibile; vorranno raccogliere il maggior numero di dati possibile poiché ad ogni minuto il corpo si riabitua all’ambiente con gravità. Così vogliono essere sicuri di raccogliere la maggior quantità possibile di dati da lui nei primissimi momenti del processo di riambientamento. Il periodo di riabilitazione durerà circa 45 giorni.”

Non è la prima volta che degli esseri umani passano un anno in orbita attorno alla Terra, già quattro cosmonauti russi hanno passato più di un anno intero nello spazio a bordo della stazione spaziale MIR. Vladimir Titov e Musa Manarov hanno raggiunto i 366 giorni mentre Sergei Avdeyev ha passato 380 giorni in orbita e Valery Polyakov è arrivato a 438 giorni.
Ma non sono stati sottoposti agli stessi livelli di peer-review dai ricercatori internazionali con la tecnologia medica allo stato dell’arte come Kelly e Kornienko. Julie Robinson, direttore scientifico della ISS per NASA, ha detto che il volo di Kelly è stato essenzialmente “uno studio pilota”.
“In questo modo stiamo costruendo attraverso la ISS un significativo corpo di conoscenze, sia degli effetti sul corpo umano sia sul come prevenirli,” ha detto. “Non si può partire con una piena investigazione. Si fa uno studio pilota, si fa una piccola esperienza quindi si valuta da questi dati iniziali se è necessario un programma più vasto o se si può procedere con gli altri programmi di ricerca.”

Tutto questo in vista di un possibile viaggio verso Marte e infatti Bolden ha dichiarato che al momento non ci sono decisioni su voli addizionali di lunga durata, si vuole prima aspettare i risultati di questa ricerca per capire come eseguire in modo più proficuo le prossime. “Una delle cose che emerge molto frequentemente,” ha chiarito, “è il concetto che di una prova in cui si prende un membro di un equipaggio, o un equipaggio intero; lo si fa volare in una missione nominale sulla stazione per 6 mesi; lo si riporta a terra; lo si lascia in attività normali per un mese o due, o tre o addirittura 6 e quindi lo si riporta sulla stazione per un altro turno di 6 mesi.” Questo simulerebbe un intero ciclo di missione verso Marte con volo, lavoro sulla superficie e rientro.
Ha quindi ribadito quanto espresso da Julie Robinson: “La mia ipotesi è quella di dare uno sguardo ai dati raccolti con Scott e Mikhail, dare uno sguardo ai dati degli altri voli di lunga durata, principalmente russi, e prendere una decisione su quale debba essere la prossima fase.”

Fonte: NASA e SpaceFlightNow

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