Ecco che fine ha fatto il satellite nordcoreano
A oltre un mese di distanza dalla controversa missione orbitale nordcoreana, sappiamo ancora poco del destino del satellite Kwangmyongsong-4 (KMS-4), lanciato con il compito di monitorare il territorio del paese asiatico. In realtà, ad oggi il satellite giace ancora silenzioso e non ha inviato a Terra nessuna immagine che possa dimostrare lo scopo per cui è stato lanciato in orbita.
Dalle rilevazioni del dipartimento della Difesa statunitense sappiamo però che il KMS-4 ha ruotato all’impazzata per alcuni giorni dopo il lancio, per poi stabilizzarsi in un assetto costante.
In particolare, il satellite è stato posizionato in un’orbita polare eliosicrona (cioè sorvola un punto della superficie terrestre sempre alla stessa ora locale) inclinata di 97,5 gradi e con un apogeo di 502 chilometri e un perigeo di 465 km. Il periodo orbitale è 94,3 minuti. Si tratta di caratteriste queste, è bene ricordarlo, tipiche dei satelliti per l’osservazione della Terra.
Nei giorni scorsi, l’archeologo olandese con la passione per l’osservazione dei satelliti Marco Langbroek è riuscito a scattare diverse immagini del KMS-4, confermando così le ricostruzioni statunitensi. Langbroek ha scattato le immagini intorno alle 19:30 dalla sua postazione di osservazione di Leida, nei Paesi Bassi, e ha pubblicato poi i risultati nel suo blog.
In particolare, la conferma della stabilità del satellite arriva dall’analisi della scia lasciata nel cielo dallo spacecraft in un’immagine a lunga esposizione. In questo caso si tratta di una foto con un’esposizione di 6 secondi, in cui la scia omogenea senza variazioni luminose dimostra che il KMS-4 non sta girando su se stesso o lo sta facendo molto lentamente.
Langbroek ha scattato l’immagine il 28 febbraio utilizzando la sua fotocamera digitale e obiettivi molto potenti, necessari per immortalare la debole scia del satellite, la cui magnitudine apparente ipotizzata è +7, quindi non visibile ad occhio nudo.
Lo stesso giorno, inoltre, l’archeologo olandese ha fotografato anche l’upper stage del vettore Unha, che al contrario sembra ruotare su stesso e perdere gradualmente quota. Ad innescare il movimento rotatorio è lo stesso sistema di sgancio del payload, quindi l’Unha si sta comportando come tutti gli altri vettori spaziali.
Anche in questo caso, la conferma che lo stadio superiore sta ruotando deriva dall’analisi della sua scia luminosa, che presenta delle variazioni regolari ogni due secondi circa. Langbroek ha scattato almeno tre foto del razzo, e poi le unite in una sola immagine.
L’archeologo olandese è riuscito a fotografare lo stadio superiore del razzo anche nei giorni successivi, l’ultima volta il 5 marzo. In particolare, analizzando la sua rotazione, Langbroek ha scoperta che il moto del razzo sta leggermente diminuendo a causa dell’interazione dello stesso con il campo magnetico terrestre. Secondo Langbroek, nella sua ultima osservazione, ciò che rimane dell’Unha ha una magnitudine apparente di +3,5 ed quindi chiaramente visibile ad occhio nudo.
Continuano le minacce nucleari
Il lancio del 6 febbraio scorso, il quinto mai effettuato dalla Corea del Nord, ha messo in allarme tutti i paesi occidentali, preoccupati che la missione spaziale sia solo un modo per testare la tecnologia dei missili balistici nucleari. Le preoccupazioni della Comunità Internazionale derivano anche dal test atomico gennaio, quando le autorità di Pyongyang hanno annunciato di aver fatto esplodere una bomba ad idrogeno.
Solo lunedì, inoltre, i vertici del Paese asiatico hanno minacciato un’offensiva a tutto campo, anche nucleare, contro gli Stati Uniti e la Corea del Sud, rei di aver dato il via a due mesi di manovre militari congiunte, le più imponenti del loro genere mai tenute nella penisola coreana.
«Le forze armate e la gente nordcoreane prenderanno azioni militari per attacchi preventivi in modo da infliggere colpi mortali ai nemici», si legge in una nota della Commissione nazionale di Difesa, rilanciata dall’agenzia ufficiale Kcna.
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