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Il futuro di ESA nelle parole di Jan Wörner

Lo scorso 15 gennaio si è tenuta a Parigi, presso il quartier generale di ESA, la prima conferenza stampa del nuovo Direttore Generale dell’agenzia, il tedesco Jan Wörner, nel corso della quale sono state delineate le linee guida dell’agenzia spaziale continentale in attesa della prossima Ministeriale, che si terrà a Losanna nel dicembre 2016.

Lo stile del nuovo Direttore

Johann-Dietrich “Jan” Wörner è nato il 18 luglio 1954 a Kassel, in Germania, ed è un ingegnere civile, professore universitario ed ex rettore della Technische Universität di Darmstadt. Ha prestato servizio come Presidente dell’agenzia spaziale tedesca DLR dal marzo 2007 al 30 giugno 2015, quando ha preso il posto del francese Jean-Jacques Dordain come Direttore Generale dell’ESA.

Lo stile del nuovo Direttore si è rivelato essere informale, diretto, onesto, molto aperto e trasparente (interessante tenere d’occhio, in questo senso, il suo blog sul sito ESA), con una chiara volontà di spiegare e illustrare nel dettaglio alcune delle scelte e delle tecnologie chiave dell’agenzia continentale. Questo approccio ha trovato conferma anche nelle schermate della presentazione che ha accompagnato il discorso di Wörner.

La complessa identità di ESA

Il concetto di identità dell’Agenzia Spaziale Europea, la sua composizione, gli interessi degli stati membri sono stati i protagonisti della fase di apertura della conferenza stampa. Si è trattato di una scelta interessante, in quanto con questo incipit quasi accademico Wörner ha voluto chiarire uno degli aspetti più importanti di ESA: l’eterogeneità dei suoi stati membri e la loro capacità di lavorare efficacemente insieme al raggiungimento di obiettivi importanti, pur senza negare le complessità che sottendono a questo genere di organizzazione.

Secondo le parole di Wörner ESA si può definire come un broker, mediatore e facilitatore di cooperazione globale. Questo perché ESA non solo riesce ad aggregare nazioni diverse, ma anche obiettivi diversi, competenze diverse, e differenti culture.

Il ruolo globale di ESA nella visione di Wörner – Cortesia: ESA

ESA ad oggi conta 22 stati membri ed un membro esterno (il Canada). Molte di queste nazioni sono anche parte dell’Unione Europea ma altri stati invece ne sono estranei (Norvegia e Svizzera). È bene quindi ricordare che ESA è un’agenzia indipendente e non corrispondente all’Unione Europea, che pur ne rimane un partner (e un finanziatore) di primaria importanza.

Al suo arrivo Jan Wörner ha iniziato una riorganizzazione interna che ha visto la formazione di un “team di team”, per usare la sua stessa descrizione. Di fatto oggi ESA è organizzata in cinque principali aree organizzative, a loro volta suddivise in sottoaree. A ciascuna di queste suddivisioni corrisponde un direttorato ESA.

I direttorati di ESA – Cortesia: ESA

Sviluppo industriale e sviluppo spaziale

Il Direttore Wörner ha poi tracciato un parallelo tra lo sviluppo del mondo industriale e lo sviluppo dell’esplorazione del cosmo, definendo maturi i tempi per una nuova fase del nostro rapporto con lo spazio. Questa nuova fase, da Wörner battezzata “Space 4.0”, si caratterizza per l’allargato numero di parti coinvolte, specie nel settore privato e per l’aumento delle nazioni in grado di effettuare missioni spaziali.

Sviluppo industriale e sviluppo spaziale – Cortesia ESA

ESA vuole essere al centro di questi fattori, in quanto fattor comune tra domanda di servizi della società moderna, industria, politica e scienza.

I programmi di ESA

Secondo la convenzione che regola i rapporti tra i membri di ESA, vi sono tre macro divisioni in cui si classificano i programmi di ESA, cioè i progetti portati avanti dalla nostra agenzia continentale:

Programmi di ESA – Cortesia ESA

I Programmi Obbligatori devono essere finanziati da tutti gli stati membri di ESA senza eccezioni. All’interno dell’agenzia si svolgono quindi tutte le fasi delle missioni, dal loro concepimento fino alle operazioni spaziali. Sotto questo ombrello si trovano la maggior parte dei progetti di tipo scientifico.

I Programmi Facoltativi sono tali perché l’adesione agli stessi dipende dalla volontà o meno di uno stato membro di partecipare. I progetti appartenenti a questa suddivisione prevedono che la fase di definizione degli obiettivi, di finanziamento e di calendarizzazione siano negoziati tra i partecipanti, mentre ESA come istituzione entra in gioco per trasformare quanto convenuto dagli stati membri in missioni vere e proprie.

I Programmi Spaziali dell’Unione Europea vedono ESA nel ruolo di realizzatore tecnico di quanto deliberato dall’organo di governo dell’UE, la Commissione Europea. Anche in questo caso la definizione degli obiettivi, dei finanziamenti e la calendarizzazione sono di competenza del committente. Due esempi di programmi UE sono Galileo e Copernicus.

Perché gli stati membri decidono di restare in ESA, e con quali obiettivi?

Questa è la domanda che Wörner si è posto all’inizio del mandato, e che certamente viene condivisa  da molti cittadini europei  che faticano ad identificarsi e per darsi una risposta ha rigirato lo stesso interrogativo a tutti i capi delegazioni di ESA (i rappresentanti degli stati membri). Ecco le risposte che ne sono risultate, in ordine di popolarità.

  1. Impostare l’agenda spaziale europea
  2. “Grandi progetti”
  3. Supporto alle Autorità
  4. Competitività dell’industria
  5. Abilitatore di nuove idee
  6. Scienza
  7. STEM, mobilità, istruzione
  8. Applicazioni commerciali
  9. Contaminazione di idee
  10. Spirito Europeo
  11. Facilitatore di programmi nazionali

Perché siamo in ESA? – Cortesia ESA

Un altro punto di interesse per il Direttore è stato sondare quali fossero le tematiche più popolari tra gli stati membri, ed applicando un particolare sistema a “punteggio” questi sono stati i risultati.

  1. Earth Observation  (Osservazione della Terra – 62 punti)
  2. Integrated applications (Applicazioni integrate – 62 punti)
  3. Science (Scienza – 59 punti)
  4. Telecommunication (Telecomunicazioni – 58 punti)
  5. Navigation (Navigazione – 48 punti)
  6. Transportation (Trasporti – 46 punti)
  7. Human and Robotic Exploration (Esplorazione umana e robotica – 44,5 punti)
  8. SSA Space Situational Awareness (Il “meteo” spaziale – 44,5 punti)

Le aree di interesse proposte da Wörner – (C) ESA

Nel leggere questa graduatoria bisogna essere cauti, ha raccomandato Wörner, evitando di classificare le voci in fondo alla lista come “bocciate” rispetto alle altre: alcune di queste fanno parte dei programmi obbligatori di ESA (ad esempio le missioni classificate “Science”), quindi esprimere un basso grado di interesse non ne compromette in senso assoluto la realizzazione.

Secondo il Direttore Generale, poi, un punto da notare è che pur avendo la possibilità di assegnare voti molto bassi, non vi sono in questa lista né picchi né valli particolari, dimostrando che praticamente tutte le voci hanno sufficiente supporto e interesse.

L’ampia parte introduttiva si è conclusa con una chiosa che rappresenta in maniera piuttosto efficace la visione di Wörner sulle questioni spaziali.

Lo spazio è informazione, lo spazio è comunicazione, lo spazio è scienza, tecnologia ed istruzione, ma lo spazio è ispirazione.

I successi di ESA del 2015

Il D.G. ha voluto poi velocemente ripercorrere quelli che a suo parere sono stati i momenti più significativi per l’Agenzia Spaziale Europea nel corso del 2015:

Parlando di Samantha Cristoforetti Wörner ha reso particolarmente esplicita un’altra delle sue prospettive personali: la marcata identità transnazionale, fortemente eurocentrica, di ESA. La nostra connazionale è stata infatti definita “un’astronauta europea con accento italiano”, con una formula utilizzata dal Direttore ogni qual volta ha fatto cenno agli altri astronauti, prima di tutto europei con il loro proprio peculiare accento e paese di provenienza.

Commentando il ritratto fotografico ufficiale di Tim Peake e del suo equipaggio, Wörner ha voluto sottolineare il ruolo unificante dell’astronautica nel campo delle relazioni internazionali.

È così ovvio che in tempi di crisi mondiali, con rapporti tesi anche tra le “superpotenze”, si riesca a farli volare insieme [riferendosi ad astronauti russi ed americani, ndr] in una piccola capsula Sojuz? Questo mi rende veramente felice: gettare ponti tra le situazioni di crisi attraverso l’utilizzo dello spazio.

Il futuro di ESA, nel 2016 e oltre

Passando alle sfide che attendono l’Agenzia Spaziale nell’anno appena cominciato, Wörner  ha innanzitutto elencato i prossimi eventi da seguire.

2016: anno di Ministeriale

L’1 e 2 dicembre 2016 si terrà a Lucerna, in Svizzera, il Consiglio “Ministeriale”, la riunione cioè di tutti i Ministri con delega per le materie spaziali dei Paesi membri di ESA. Si tratta di un appuntamento fondamentale in quanto è questa la sede nella quale viene contrattato, discusso e approvato il budget dell’Agenzia per il biennio successivo (2017-2018), e dove si “opzionano” alcune delle scelte di medio/lungo periodo.

Ordine del giorno della prossima Ministeriale ESA – (C) ESA

Gli argomenti che ESA ha messo all’ordine del giorno, ad oggi, sono:

I Lanciatori

Wörner ha dedicato un’ampia parentesi ai lanciatori europei, chiarendo che le loro caratteristiche sono state determinate dalla necessità di dare risposta ad una domanda apparentemente semplice: che ci si vuole fare? quali sono i bisogni dei paesi europei?

Solo una volta che si hanno avute le idee chiare in questo senso si potrà procedere con scelte di design più opportune. Le scelte in merito ai lanciatori europei sono state già esaminate nel luglio 2014, e sono state riassunte in una slide fittamente riempita con il testo ufficiale dell’accordo raggiunto tra i partecipanti.

Le caratteristiche dei futuri lanciatori europei “Made in ESA” –

  1. Garantire l’accesso indipendente allo spazio da parte di clienti europei, e in via prioritaria, alle missioni di carattere istituzionale
  2. Rendere il servizio di lancio europeo per clienti istituzionali sufficientemente competitivo rispetto ad altri attori sul mercato per quanto riguarda l’implementazione della clausola di “Preferenza Europea” contenuta nella Convenzione ESA (art. 8) e nella Dichiarazione per lo Sviluppo dei Lanciatori ratificata dalla maggioranza degli Stati membri di ESA
  3. Massimizzare le responsabilità assegnate al mondo industriale dal design allo sfruttamento, posto che
    1. vi sia una dimostrabile riduzione dei costi
    2. l’industria sia il maggiore investitore e si assuma la parte più rilevante dei rischi connessi
  4. Assicurare l’accesso allo spazio ai costi più economicamente convenienti, nell’arco di un decennio, a tutti gli Stati Membri ESA.
  5. Bilanciare la  distribuzione di rischi ed investimenti tra Stati Membri ed industria, che rifletta la responsabilità degli Stati Membri per l’accesso  allo spazio e la responsabilità dell’industria sul mercato commerciale
  6. Mantenere ed assicurare le competenze europee nel campo dei lanciatori con una prospettiva di lungo periodo, incluso lo sviluppo di sistemi riutilizzabili/ritornanti.
  7. Assicurare la capacità di deorbitare, a richiesta, gli stadi superiori dei lanciatori.

Da queste linee guida prenderà forma, nel corso dei prossimi cinque anni, un’intera famiglia di nuovi lanciatori, che unisca le caratteristiche di quanto già realizzato per Ariane 5 nella sua evoluzione “ME” con la versione potenziata del lanciatore Vega.

Da questa unione nasceranno dunque tre lanciatori realizzati da “blocchi” modulari condivisi:

La nuova famiglia dei lanciatori Vega – (C) ESA

Wörner ha aggiunto:

Non esiste una formula magica [in termini di lanciatori, ndr.] che abbia una valenza globale. Quindi non diciamo: “Ecco la sola soluzione possibile”. Ce ne sono altre, e sono pronto a discuterne in dettaglio. Dobbiamo trovare la via europea per creare il miglior lanciatore per l’Europa. E lo stiamo facendo.

Il Direttore si è poi soffermato sul concetto di riutilizzabilità dei lanciatori, reso noto dalle fantastiche imprese di SpaceX con i suoi Falcon 9, per puntualizzare che se da un lato vi sono potenzialmente vantaggi economici, questi vanno valutati nel contesto di un’analisi approfondita di vari fattori (impatto ambientale, situazione globale del mercato dei lanciatori, costo di produzione per unità data l’implicita diminuzione del numero di esemplari costruiti, affidabilità del sistema, conseguenze per l’industria, applicabilità alle specificità europee) che non vanno dimenticati per una valutazione oggettiva e completa.

ESA continuerà a valutare la convenienza, nel senso più ampio del termine, di introdurre la riutilizzabilità nel design dei propri vettori, e non solo: sono in discussione anche ulteriori sviluppi che nascano dal core Ariane6/VegaC, con le varianti Vega X e Ariane Y.

La possibile evoluzione dei lanciatori Ariane – (C) ESA

Dal punto di vista economico Wörner ha dichiarato che il costo di un lancio di Ariane 6 sarà del 50% più basso del precedente. È lui stesso a definirlo “estremo” e raggiunto grazie alla combinazione e al reimpiego di varie tecnologie già sviluppate per gli altri due lanciatori.

La partecipazione europea al programma ISS e la collaborazione con NASA

Sulla scorta del know-how acquisito grazie al programma ATV, ESA sta sviluppando lo European Service Module, che sarà combinato con la capsula NASA Orion per missioni al di fuori dell’orbita bassa terrestre. Wörner ha dichiarato di essere “orgoglioso” della collaborazione in corso con l’agenzia spaziale statunitense, specie per una componente tanto fondamentale del sistema, e si è  detto sicuro della validità della tecnologia europea offerta ai colleghi d’oltreoceano.

Nel merito del programma ISS, il sostegno ESA è garantito fino al 2024. Wörner ha definito il laboratorio spaziale come l’infrastruttura perfetta per i programmi di ricerca e di sviluppo tencologico, ma anche per intessere collaborazioni internazionali così come dimostrato dalla lunga lista di partecipanti. Il direttore si augura di poter allargare ulteriormente la rosa delle nazioni coinvolte nel progetto, visto il costante aumento delle nazioni che sviluppano capacità spaziali.

È necessario pensare da subito, ha dichiarato Wörner, a cosa fare dopo la fine della vita operativa della Stazione Spaziale.

Idee per il post-ISS – (C)

Rimane la necessità di disporre di un laboratorio a microgravità per continuare le attività di ricerca, ma al contempo è necessario un trampolino di lancio per missioni che si spingano oltre l’orbita bassa. Due sono le direttive quindi, secondo Wörner:

ESA ha da tempo un accordo con Sierra Nevada Corporation, l’azienda americana costruttrice del lifting body Dream Chaser recentemente selezionato da NASA per sei missioni di rifornimento cargo della ISS. In virtù di questo legame già esistente non è un azzardo, secondo Wörner, proporre un accesso frequente all’orbita bassa combinando Ariane 6 e una versione differente di Dream Chaser.

(C) ESA

La seconda proposta, il programma di esplorazione internazionale, nelle intenzioni di Wörner vuole essere il “Villaggio Lunare”. Non si tratterebbe però di una sorta di mini centro abitato extraterrestre, ma un posto dove persone diverse si uniscono, ciascuno contribuendo con idee diverse, che vadano ben al di là delle rispettive prospettive personali.

Il villaggio lunare: un singolo posto con molteplici utenti per molteplici usi.

Ci sarebbe spazio per la ricerca scientifica ma anche per pionieristiche attività minerarie, così come per la realizzazione di un trampolino verso ulteriori tappe di esplorazione del cosmo. Sono in corso discussioni tra le varie agenzie spaziali mondiali per verificare se e quanto interesse una simile proposta possa riscuotere.

(C) ESA

Una simile idea, per quanto affascinante, ha bisogno di veder definiti chiaramente obiettivi, costi, accordi di condivisione e mille altri dettagli, ed è per questo che Wörner spinge per una discussione rapida tra potenziali partner internazionali, prendendo atto che in vari altri paesi si vocifera di un interesse di ridare il via all’esplorazione del nostro satellite naturale.

Andare nello spazio è un buon investimento?

Qual è la convenienza economica, quale il “ROI” degli investimenti nei programmi spaziali? Sempre di più sembra essere questo il criterio dominante per valutare l’opportunità di iniettare risorse economiche in questo campo. Wörner si è chiesto se davvero il valore di una politica spaziale si possa solo, alla fine dei conti, misurare in Euro, e la sua risposta è stata decisamente negativa.

Dai dati alle informazioni – (C) ESA

ESA non disdegna affatto, naturalmente, di restituire valore al denaro degli investitori, siano questi enti pubblici o realtà commerciali: sono in corso varie partnership pubblico/privato che lo dimostrano, come il programma NeoSat, il programma Galileo, ma anche anche missioni più prettamente scientifiche, come tutti i satelliti di osservazione della Terra, hanno un ROI facilmente misurabile in Euro, con particolare riferimento al programma Copernicus.

Dobbiamo guardare alla scienza e all’esplorazione anche come ad uno strumento per affascinare ed ispirare le persone. Quello dui abbiamo bisogno in Europa, e non solo, in questo periodo di pessimismo legato anche agli attentati terroristici, è che i giovani siano ispirati, affascinati e motivati per creare il futuro.

In chiusura del suo intevento Wörner ha ribadito con forza che lo spazio non è affatto troppo costoso, al contrario, è molto economico. Ad oggi il prezzo pagato da ogni cittadino europeo per tutte le attività di ESA equivale a 10 litri di benzina l’anno, il costo del sistema Galileo equivale ad una birra l’anno; il programma di voli spaziali abitati equivale al costo di un biglietto del metrò di Parigi l’anno.

Question time

La parte finale della conferenza stampa è stata dedicata alle domande dei giornalisti. Eccone alcune tra le più rilevanti rispetto agli argomenti più dibattiti negli ultimi mesi, nelle quali Wörner ha sviluppato ulteriormente alcuni dei passaggi chiave della sua visione del futuro di ESA.

D: Si dice che i due maggiori contribuenti al programma ISS stanno ancora dibattendo se spendere denaro per la Stazione sia un buon investimento. L’ESA è il solo membro del programma ISS che non si è ancora ufficialmente impegnato a garantire il suo supporto fino al 2024. La domanda è semplice: qual è il problema?

R: La Stazione Spaziale ha il suo valore, ne sono convinto, molto convinto, e certamente dopo le rivelazioni stampa su commenti rilasciati da almeno due Stati Membri anche io mi sono unito alla discussione sulla questione. State certi che spiegheremo a tutti gli Stati Membri che il valore della Stazione Spaziale è importante e che ESA dovrebbe continuare a partecipare. Farò del mio meglio perchè la nostra partecipazione continui. Certamente si potrebbe dire che non ne stiamo ricavando molto, ma si tratterebbe di una posizione molto sminuente alla quale ribatterei descrivendo i risultati scientifici che abbiamo ottenuto, che sono molti. Ma c’è anche dell’altro: si tratta della nostra infrastruttura globale, la prima nello spazio dove possiamo lavorare molto e insieme. Il valore della Stazione Spaziale è a mio parere non in discussione, e mi fa piacere che vi sia un interesse ad approfondire meglio la questione perché sono certo che ne usciranno risultati positivi. Questo non significa automaticamente che avremo il budget, ma sono ragionevolmente ottimista sul fatto che avremo i fondi almeno fino al 2024. Allo stesso tempo penseremo a cosa dovremmo fare dopo quell’esperienza.

D: A proposito di razzi riutilizzabili, visto come stanno evolvendo le cose dall’altra parte dell’oceano, non sarebbe saggio da parte di ESA aumentare gli stanziamenti, almeno in ambito di ricerca, per il concetto di riutilizzabilità, o si tratta di una cosa ancora troppo futuristica?

R: Come ho già accennato, la riutilizzabilità è uno degli aspetti che stiamo valutando, ma non è l’unico. Stiamo esaminando anche tipi di lanciatori completamente diversi. Mentre continuiamo a lavorare ogni giorno per lo sviluppo di Ariane 6 e Vega C, pensiamo anche al modo di migliorarli ulteriormente in vista delle sfide del futuro, soprattutto in termini di competitività sul mercato. Come ho già detto non esiste una formula magica, la riutilizzabilità è un aspetto interessante, anche solo di parti del lanciatore, e potrei discutere nel dettaglio di queste cose, ma stiamo guardando in tutte le direzioni. Al momento siamo molto soddisfatti di come le cose stanno andando con Ariane 6, e con l’attuale piano avremo una riduzione del prezzo del 50%. Si tratta di un enorme successo,

D: Ci sono davvero Stati Membri riluttanti ad impegnarsi con il programma ISS fino al 2024, ed in tal caso, quali argomenti userebbe per convincerli ad offrire il loro supporto e magari ad estenderlo al Villaggio Lunare?

R: Ci sono discussioni in corso tra i vari paesi. Ci sono svariati argomenti per affrontare la questione. Primo, abbiamo costruito l’infrastruttura spendendo un bel po’ di denaro, e faremmo meglio ad usarla per fare scienza, sviluppare tecnologie, specialmente gli esperimenti scientifici che sono possibili solo in condizioni di microgravità. Certe ricerche di fisiologia umana non sarebbero possibili altrove, ad esempio. Questo è l’argomento numero uno, molto semplice.  Il secondo argomento è di natura politica: l’Europa dovrebbe prendere parte ad una attività spaziale internazionale perché noi Europei (come peraltro confermato dal mio sondaggio) vogliamo essere parte dei programmi di esplorazione umana dello spazio. Anche sul piano della politica industriale, abbiamo varie aziende che stanno già lavorando con l’industria statunitense nella produzione di hardware e software, e porsi da soli fuori dal gioco non è certo un buon modo di dimostrare di aver preso le decisioni giuste.

Jan Wörner durante il “question time” – (C) ESA

D: Dieci anni sono un lasso di tempo davvero breve per un’idea come il Villaggio Lunare. Ci sono già idee riguardo il possibile hardware da usare per lanciare, trasportare e far atterrare il necessario per dare il via ad una presenza umana sulla Luna?

R: Ha ragione, dieci anni sono pochi. Il Villaggio Lunare non vuole essere come la Stazione Spaziale, dove è stato necessario partire da un piano generale per poi procedere alla costruzione del tutto, modulo dopo modulo. L’idea è che paesi diversi o varie da istituzioni legate alle attività spaziali come ESA, NASA, sviluppino autonomamente i propri moduli. Certamente serve un accordo iniziale sul luogo da utilizzare: deve essere sul lato nascosto o sul lato visibile della Luna, o si deve andare ai poli dove si potrebbe avere un’illuminazione solare permanente o buio permanente, o in zone d’ombra dalle radiazioni di origine terrestre? Una volta deciso questo, ogni nazione o istituzione potrebbe sviluppare il suo componente. La Russia per esempio ha dei piani di missioni lunari. Perchè non svilupparli come parte del Villaggio Lunare? Anche i cinesi stanno pianificando missioni lunari. Si tratterebbe di un tipo di collaborazione diverso da quello della ISS, più aperto alla collaborazione con altre nazioni per cui a mio parere non sevirebbe preparare un piano dettagliato ma come detto una decisione su dove andare e cosa fare. Spero che nel prossimo futuro potremo iniziare i colloqui in tal senso.

D: Come risponde alle critiche di chi ha definito recentemente la sua idea di Villaggio Lunare un po’ pazza?

R: La parola “pazza” è esattamente la parola che vorrei sentir dire. Dobbiamo pensare fuori dagli schemi, “stay hungry stay foolish”, disse qualcuno che tutti conoscete. Questa citazione è importante, dobbiamo davvero essere così, e se mi viene detto che è un’idea da pazzi, per me significa innanzitutto che è un’idea fuori dagli schemi convenzionali.

D: Sempre riguardo al Villaggio Lunare, avrei alcune domande. Vorrei che potesse darci ulteriori dettagli, di chi ne sta discutendo, quando una verrà presa una decisione e in caso fosse positiva entro quando di passerebbe alla realizzazione.

R: Non esiste una decisione formale per il Villaggio Lunare. Si tratta più di un’intesa tra più nazioni per ritornare insieme sulla Luna. Ho iniziato a parlare di questa cosa una decina di mesi fa ad un simposio internazionale a Colorado Springs, poi alla ICE di Gerusalemme, e posso dirle che fino ad oggi ho ricevuto molti commenti simili per contenuto alle sue domande. Alcuni vogliono sapere come faremo, altri quanto costerà, ma altri ancora ci chiedono come possono partecipare. Non è ancora un programma finalizzato, è più una visione, ma una visione che secondo me ha un suo valore. Ne parleremo naturalmente con i nostri partner internazionali, NASA, JAXA, con i Russi,  soprattutto quando ci incontreremo per decidere il futuro della Stazione Spaziale Internazionale, tra febbraio e marzo.

D: Potrebbe parlarci del suo interesse per il veicolo Dream Chaser? In una recente chiacchierata si discusse di come il veicolo potesse entrare nell’ogiva di un Ariane. Si dovrà riqualificare il veicolo con tutte le conseguenze del caso?

R: Abbiamo in essere un “Memorandum of Understanding” non solo tra ESA ed SNC, ma anche tra alcune delle agenzie nazionali e SNC (ad esempio quando ero a capo della DLR stipulammo un accordo di cooperazione). Si tratta innanzitutto di un accordo che prevede l’utilizzo di tecnologie europee a bordo di Dream Chaser, e dall’altra parte l’impiego di Dream Chaser per condurre esperimenti in microgravità. Un secondo punto poi, riguarda la capacità di lanciare un Dream Chaser a bordo di un Ariane, che è tecnicamente possibile ma con un piccolo problema: le ali sono leggermente troppo grandi. È in corso uno studio per realizzare delle ali ripiegabili, così che da poterle piegare come fanno alcuni caccia a bordo delle portaerei. Al momento non si prevede di compiere missioni abitate, ma se si volesse tentarle in futuro, sarebbe altrettanto possibile. Quindi in sintesi questo è il cuore dell’accordo: usare tecnologie europee per migliorare il Dream Chaser, volare il Dream Chaser per esperimenti europei, e lanciare Dream Chaser da Kourou con un vettore Ariane.

D: Riguardo le politiche di rilascio dei dati delle missioni spaziali, nell’ambito dell’osservazione della Terra vige ora un regime di libera diffusione delle informazioni. Non sembra essere invece così in campo scientifico, e questo ha portato ad alcune tensioni durante lo scorso anno, con particolare riferimento alla missione Rosetta e allo strumento Osiris. Ora che presto lanceremo un nuovo orbiter marziano attorno a Marte, che imbarca la fotocamera Cassis, non sarebbe ora di adottare una differente “data policy” per le missioni scientifiche?

R: Le posso dare due opinioni: una personale di Jan Wörner e una come Direttore Generale dell’ESA. Nei panni del primo, assolutamente si. Sono ancora un professore universitario e da sempre mi batto per la piena divulgazione dei dati dal primo giorno. Ne sono convinto da sempre.

Ci sono comunque buone ragioni a sostegno di una diffusione dei dati con un breve ritardo, che consenta ai paesi o agli scienziati provenienti dai paesi che hanno investito nella costruzione di un certo strumento di godere di un vantaggio nell’analisi scientifica e potersi attribuire i meriti in un ambito molto competitivo. In ogni caso ne stiamo discutendo, stiamo lavorando per cambiare le nostre policy verso tempi di rilascio più rapidi. Non ho ancora dettagli da presentarvi ma vi chiedo di accettare la mia posizione personale come segno della volontà di avere una maggiore apertura rispetto a quella attuale.

Ecco il video alla versione integrale dell’intervista, in lingua inglese.

Tutte le immagini sono (C) ESA
Fonte: video della conferenza stampa di Jan Wörner del 15 gennaio 2016

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