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Il Falcon 9 atterrato riaccende i motori

Tecnici al lavoro sul primo stadio del Falcon 9 atterrato il 22 dicembre 2015

Si è svolto il 15 gennaio in tarda serata (in Italia era ormai il 16) il test di riaccensione del primo stadio del Falcon 9, protagonista dello spettacolare atterraggio del 22 dicembre scorso. Annunciato subito dopo il rientro e rivelato dalle immagini riprese a Cape Canaveral dagli appassionati, l’evento è stato ufficialmente confermato da SpaceX, durante la conferenza stampa tenutasi nell’imminenza del lancio di Jason-3, oltre che da alcuni tweet dello stesso CEO di SpaceX, Elon Musk.

Solo poco più di tre settimane prima, il primo stadio del Falcon 9, concluso il suo ruolo propulsivo per l’invio in orbita degli 11 satelliti Orbcomm 2, aveva effettuato una gigantesca “inversione ad U” nello spazio, ritornando a Cape Canaveral ed atterrando proprio al centro della piattaforma denominata Landing Zone 1, sorta sul luogo occupato da una storica piattaforma di lancio, 9 km più a Sud dal punto di decollo.

Dopo essere stato messo in sicurezza, lo stadio era stato trasportato per controlli e ispezioni nell’hangar che SpaceX ha approntato nei pressi del Complesso di Lancio 39A. Musk aveva dichiarato che il veicolo non era destinato a volare di nuovo (come oggetto “storico” sarà probabilmente collocato in esposizione, come è avvenuto per la prima capsula Dragon rientrata sulla terra), ma doveva essere utilizzato per uno “static fire test”, ossia una breve riaccensione dei motori da fermo, con il vettore saldamente ancorato alla piattaforma, in grado di dimostrarne la potenziale riusabilità.

Lo stadio atterrato ispezionato nell’hangar di SpaceX presso LC 39A

Secondo SpaceX “le ispezioni non hanno mostrato alcun problema e lo stadio si è rivelato in ottime condizioni”, pronto per riaccendere i motori.

Il test non è avvenuto, come inizialmente programmato, sulla vicina piattaforma 39A, nell’area progettata per il programma Apollo, in seguito utilizzata per lo Space Shuttle ed ora gestita da SpaceX. Lo stadio è stato invece portato il 12 gennaio al complesso 40, proprio là da dove era decollato e, dopo alcuni rinvii, l’operazione di riaccensione è stata felicemente portata a termine.

Al momento, gli unici dettagli sull’esito della prova sono quelli divulgati via twitter da Musk, secondo il quale “i dati sembrano nel complesso buoni, anche se il motore 9 – uno degli otto posti in circolo attorno al motore centrale – ha rivelato fluttuazioni nella spinta”. Le prossime ispezioni mostreranno probabilmente le cause del problema, che per ora si sospetta dovuto all’ “ingestione di detriti” da parte del propulsore.

I 9 ugelli del primo stadio recuperato

Nonostante questi successi, molti passi dovranno essere compiuti da SpaceX nei prossimi mesi per dare concretezza al progetto di vettore parzialmente riutilizzabile. Oltre a superare difficoltà di carattere burocratico (a Vandenberg non è stato ancora autorizzato l’uso di una zona di atterraggio sulla terraferma per il Falcon 9 che lancerà Jason-3), occorrerà anzitutto riuscire a portare a termine un atterraggio anche in mare, su drone galleggiante (i tentativi in tal senso finora sono falliti), dal momento che non tutti i profili di missione e tutti i payload sono compatibili con un rientro a terra. SpaceX conta comunque di far tornare a volare uno dei primi stadi prossimamente recuperati in uno dei voli pianificati per il 2016.

Fonte: SpaceX

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