ESA toglie a Airbus il ruolo di primo appaltatore per la ISS
Fonti ufficiali europee sia governative che industriali hanno fatto sapere che l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha tolto a Airbus Defence and Space il ruolo di primo appaltatore per le operazioni della parte europea della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), scegliendo di fare da sé la maggior parte del lavoro. Da più di dieci anni la tendenza era a esternalizzare lavori di questo tipo legati alla stazione spaziale, ma sembra che la decisione sia stata presa alla luce delle assicurazioni di ESA di poter fare la maggior parte di quanto faceva Airbus senza aggiungere personale o andando incontro ad altri costi.
Secondo quanto riferito l’agenzia europea avrebbe suddiviso le operazioni gestite dal precedente contratto con Airbus in tre grossi filoni:
• uno riservato a Airbus che continuerà con un pacchetto di operazioni molto ridotto
• uno per Altec di Torino in Italia, una società mista tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Thales Alenia Space Italy.
• uno per il Centro Tedesco dell’Aerospazio (DLR) che ha un centro di operazioni spaziali a Oberpfaffenhofen.
Questa suddivisione dei compiti ha generato quindi tre nuovi contratti che sono stati siglati lo scorso dicembre e coprono le operazioni della ISS per la durata di 2 anni e mezzo con un costo per ESA di 88 milioni di euro verso Airbus, 25 verso Altec e 19 verso il DLR. La somma di questi tre contratti arriva a 132 milioni di euro e consente una riduzione del 32 per cento rispetto al contratto precedente, sempre con Airbus, datato dicembre 2013 che ammontava a 195 milioni di euro per 2 anni di operazioni.
Le fonti ufficiali di ESA hanno evitato di commentare il motivo che ha portato l’agenzia a decidere di invertire la tendenza e portarsi verso un suo ruolo più pesante nella gestione giornaliera della stazione. “Controllo dei costi,” è stata la risposta a una domanda diretta di SpaceNews. “Il contratto precedente con Airbus copriva alcune opzioni addizionali come il sostegno ingegneristico, che sono coperte ora da un diverso contratto. Cerchiamo di migliorare l’efficienza, con una riduzione dei costi globali, ma mantenendo tutta la fascia delle funzioni.”
Bart Reijnen, capo dei sistemi orbitali e di esplorazione spaziale di Airbus, ha detto che la compagnia ha compreso a pieno la richiesta dell’amministrazione di ESA di ridurre i costi della stazione spaziale, ed è stata pronta a lavorare con l’agenzia per raggiungere l’obiettivo. “Airbus e ESA concordano che future riduzioni di costi nelle operazioni della stazione spaziale sono assolutamente necessarie,” ha detto Reijnen in un’intervista del 21 gennaio. “ESA ha preso la decisione di dividere il contratto perché è dell’opinione che questo sarà più economico per il sistema nel complesso. Tuttavia hanno fatto una grossa ipotesi e hanno detto agli stati membri che l’ESA riuscirà a portare a termine anche questi compiti addizionali con lo stesso team e lo stesso numero di persone,” ha detto Reijnen. “Se questa ipotesi non si verificherà, allora ovviamente i costi non scenderanno.”
Ma ci sono delle ulteriori sfaccettature e motivazioni secondo alcuni, infatti un governo europeo ha ufficialmente affermato che la divisione relativa alla ISS di ESA sta per essere riorganizzata nel 2016 includendo l’esplorazione robotica che precedentemente era invece inserita all’interno della divisione scientifica dell’agenzia. “Ci sarebbero potute essere delle sinergie che sarebbero potute sfociare in dei licenziamenti nella nuova organizzazione, e ESA potrebbe evitarli acquisendo il lavoro di Airbus,” ha detto la fonte ufficiale. “Certamente è vero che riprendendo in casa le operazioni della stazione, sembra di muoversi all’inverso rispetto alle tendenze globali che sono basate sull’idea che il settore privato può fare queste genere di cose in modo più efficiente.”
Le operazioni relative alla stazione spaziale sono state gestite da ESA tramite dei contratti biennali con Airbus con il primo firmato nel dicembre 2011 e valutato 233 milioni di euro per, appunto, due anni di servizi. Nel secondo contratto del dicembre 2013 le due parti hanno inserito all’interno del contratto una dichiarazione di intenti per cercare di ridurre del 30 per cento i costi tra il 2011 e il 2014 con Airbus che è riuscita a soddisfare le richieste ESA fermando il contratto a 195 milioni di euro. Questi contratti includevano l’addestramento degli astronauti, il reperimento delle parti di ricambio per Columbus, il laboratorio europeo della stazione spaziale, l’assistenza nella progettazione degli esperimenti, la manutenzione delle stazioni di terra e le comunicazioni con la stazione spaziale. Nell’ambito di questi servizi da fornire Airbus ha guidato un team di 40 aziende in 10 nazioni europee con DLR e Altec che sono stati proprio 2 fra questi sub-appaltatori. Parte della riduzione dei costi è arrivata quando il quinto e ultimo Automated Transfer Vehicle (ATV) è stato deorbitato nel luglio 2015 dopo 6 mesi di missione.
Il bilancio della ISS di ESA come partner accanto a USA, Russia, Giappone e Canada è diviso in due parti principali. La prima, che copre gran parte del contratto Airbus, riguarda la preparazione, il lancio e la conduzione di esperimenti in Columbus e la pianificazione del tempo di lavoro degli astronauti per quegli esperimenti che richiedono il supporto appunto di un astronauta. La seconda parte paga l’8,3 per cento europeo di condivisione dei costi di esercizio insieme a USA, Giappone e Canada. La Russia è responsabile del suo segmento. Questo 8,3 per cento dei costi da attribuire a ESA è stato valutato in circa 150 milioni di euro all’anno. ESA e NASA, l’appaltatore principale della ISS, si sono accordate affinché il pagamento europeo fosse saldato attraverso il lancio di 5 cargo ATV con il vettore europeo Ariane 5. Il quinto e ultimo ATV ha coperto le pendenze ESA fino alla fine del 2017.
ESA si è impegnata a rimanere nel progetto ISS almeno fino al 2020 e i costi operativi di questi ultimi tre anni saranno coperti con lo sviluppo del modulo di servizio per la capsula Orion di NASA: l’accordo prevede che l’Europa fornisca un modulo di servizio e le parti di ricambio per un secondo esemplare. Nella riunione ministeriale del dicembre 2014 in cui i governi partecipanti a ESA definiscono le politiche dell’agenzia, si è stabilito che si debbano apportare ulteriori tagli ai costi delle operazioni relative alla stazione spaziale rimandando alla successiva riunione del dicembre 2016 la decisione se rimanere nel programma ISS dopo il 2020. Cosa che tutti gli altri partner internazionali hanno già fatto garantendo il supporto alla stazione fino al 2024 con alcuni che prospettano già un ulteriore prolungamento al 2028.
Le agenzie delle due sponde dell’Atlantico hanno dichiarato pubblicamente che si presume che l’Europa fornirà ulteriori moduli di servizio di Orion oltre al primo, senza peraltro specificare in pagamento di cosa, ma in merito non sono stati firmati accordi formali.
Fonte: SpaceNews
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