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I dubbi di Francia e Germania sul supporto europeo alla Stazione Spaziale oltre il 2020

ISS Credits: NASA

ISS Credits: NASA

I due più grandi sostenitori europei della Stazione Spaziale Internazionale – Germania e Francia – hanno espresso i proprio dubbi in merito allla possibilità che  l’Europa possa terminare il suo ruolo all’interno della ISS oltre il 2020, nonostante il fatto che i suoi principali partner – Stati Uniti, Russia, Giappone e Canada – abbiano tutti dichiarato di voler continuare ad utilizzare il complesso orbitale almeno fino al 2024.

In due differenti dichiarazioni, rispettivamente dello scorso 4 e 5 gennaio, i capi delle agenzie spaziali francese e tedesca hanno affermato che é in corso uno studio dettagliato per valutare il futuro costo operativo della stazione e, sopratutto, se tale costo possa essere giustificato data la pressione esistente sul budget di breve termine.

Pascale Ehrenfreund, presidente del consiglio dell’Agenzia Spaziale Tedesca, DLR, ha dichiarato che non ci saranno promesse prima di una revisione completa del valore dell’impegno economico per la ISS.

Ehrenfreund. Credits: DLR

“In considerazione degli elevati costi e le conseguenti implicazioni sui bilanci degli Stati membri dell’ESA, dobbiamo valutare attentamente costi e benefici di una continua partecipazione alle attività della ISS,” Ehrenfreund ha affermato. “E ‘solo sulla base di questa valutazione che saremo in grado di prendere una decisione definitiva.”

La Germania è stata il maggiore finanziatore e sostenitore europeo della Stazione per più di 20 anni e ha dovuto talvolta spingere la Francia a rafforzare il proprio sostegno sotto la minaccia di una ridotta partecipazione tedesca al programma europeo di Ariane, una delle priorità francesi.

Da parte sua, Jean-Yves Le Gall, presidente dell’Agenzia Spaziale Francese, CNES, ha dichiarato  che la Francia non avrebbe comunicato la sua decisione in merito al supporto all’ISS prima di aver una posizione comune con la Germania, ossia in seguito alla prossima riunione dei ministri dell’Agenzia Spaziale Europea, fissata per Dicembre a Lucerna, in Svizzera.

Cnes_2016. Credits: Cnes

I governi ESA, guidati da Francia e Germania, simili a giocatori di poker, mettono in atto regolarmente strategie di pressione reciproca, presentando un bilancio forte o debole a seconda dei casi, per ottenere il sostegno generale dell’ESA per un determinato programma o per incoraggiare le altre nazioni ad aumentare i loro contributi con la minaccia implicita dell’annullamento dei rispettivi programmi.

Le Gall ha inoltre aggiunto che un’ulteriore pressione sul coinvolgimento nella ISS oltre il 2020 è determinato dalla possibile breve durata di un accordo ‘barter’ con la NASA. Fino ad oggi infatti, l’Europa ha procurato rifornimenti alla Stazione Spaziale per compensare la sua quota di 8,3 % sui costi operativi comuni, che senza lo scambio sarebbero stati dovuti alla NASA in contanti.

L’ESA ha già ridotto i  suoi costi operativi per la ISS – senza contare le spese di funzionamento comuni – di oltre il 30 per cento negli ultimi anni, dando innanzitutto in outsourcing gran parte del lavoro a Airbus Defence and Space e, in secondo luogo, consolidando le sue operazioni di terra.

D’altro canto, mentre Francia e Germania contemplano un minore impegno, la Gran Bretagna si sta muovendo nella direzione opposta sull’onda dell’esposizione mediatica dell’astronauta Tim Peake, che è ora parte dell’equipaggio della Stazione Spaziale. Ma la Gran Bretagna rimane comunque uno dei minori contribuenti al budget complessivo dell’ISS.

La Francia potrebbe in questo senso ritrovare il suo entusiasmo nel mese di novembre con il lancio di Thomas Pesquet, astronauta francese ESA. Il presidente francese Francois Hollande nel mese di Dicembre ha infatti già celebrato la missione di Pesquet corso di una cerimonia pubblica.

L’ESA ha comunque preventivato per il volo spaziale umano, che riguarda principalmente missioni sulla stazione spaziale, circa 371 milioni di euro nel 2015, ossia il 8,4 per cento del suo bilancio totale.

 

Fonte: Spacenews

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