Alla fine, anche se con un giorno di ritardo e qualche apprensione, il razzo italo-europeo VEGA ha compiuto la missione VV06: portare in orbita la sonda dell’Agenzia Spaziale europea (ESA) LISA Pathfinder.
Il lancio del razzo, sviluppato da ELV (European Launch Vehicle, 70% AVIO e 30% Agenzia Spaziale Italiana, ASI) e costruito per il 65% in Italia è avvenuto come programmato alle 01:04 (le 05:04 di stamattina in Italia) da Kourou, in Guyana francese, base di partenza di tutti i razzi europei (in questo nostro articolo abbiamo spiegato tutti i dettagli della missione).
Un’ora e 45 minuto dopo, l’upper stage del VEGA, l’AVUM, ha lasciato andare LISA, che è ora in viaggio verso il punto langrangiano L1, distante 1,5 milioni di chilometri, dove arriverà tra otto mesi per testare gli strumenti pensati per studiare per catturare le onde gravitazionali nella successiva missione eLISA (L’astrofisico Gabriele Piersimoni ne ha parlato nel nostro blog “la risposta è 42”).
Il decollo del VEGA si è svolto nella più completa normalità. L’unico inconveniente, se possibile, sono state solo le nubi, che non hanno permesso di cogliere in pieno l’ascensione del vettore.
Nella prima parte del viaggio LISA è stata supportata dalla Base di Controllo di Malindi “Luigi Broglio”, in Kenya, dell’ASI, che ha già fornito il supporto al lancio di Vega.
Bravo VEGA!
«La tecnologia del VEGA si è dimostrata estremamente affidabile e flessibile, questo è il risultato di un decennio di ricerca e sviluppo insieme all’ASI sotto l’egida dell’ESA», ha detto l’Amministratore Delegato di AVIO Giulio Ranzo, presente a Kourou per il lancio.
Oltre che per gli importanti risvolti scientifici, la missione di LISA è per il VEGA anche quella che ne sancisce la completa maturità. Con questo volo, infatti, il terzo del 2015, si conclude la fase di sviluppo (programma VERTA) del razzo, che ha così compiuto l’intero spettro di missioni richiesto: traiettoria balistica (IXV), orbita bassa eliosincrona (Sentinel 2B) e orbita di trasferimento al punto lagrangiano L1 (LISA Pathfinder).
Si apre ora la fase commerciale, per la quale AVIO ha già siglato un contratto con Arianespace, l’azienda che gestisce i lanci dell’ESA, da circa 260 milioni di euro per dieci missioni.
«Ad Arianespace va il merito di aver saputo vendere il lanciatore per un ampio numero di applicazioni – ha detto ancora Ranzo – Guardiamo quindi con fiducia all’avvio della fase commerciale di VEGA, sicuri che darà soddisfazione a molti altri clienti. Fin dall’inizio c’è stata grande aspettativa per questo lanciatore e VEGA non ha mai tradito queste aspettative, anzi ha accresciuto il proprio posizionamento nel mercato, portando in orbita con successo anche satelliti di Vietnam, Kazakistan ed Estonia. Abbiamo già un portafoglio di dieci lanci prenotati quasi tutti dal mercato commerciale. VEGA porterà in orbita satelliti di Turchia, Perù e anche satelliti di Skybox del Gruppo Google».
Per il numero uno di Arianespace Stéphane Israël, «Vega è al passo con tutte le sue promesse» e la bontà del progetto sta dimostrando la «grande versatilità» del veicolo.
Dal punto di vista tecnico, VEGA è un lanciatore leggero che completa la famiglia di razzi europei, che comprende il medio Soyuz e il pesante Ariane 5. Il “piccolo” VEGA è alto 30 metri, pesa più di 180 tonnellate ed è in grado di portare in orbita payload fino ad un limite massimo di 2 tonnellate. Pensato per le missioni scientifiche e per i satellite di osservazione della Terra, l’upper stage AVUM di AVIO può portare in orbita più satelliti per volta, caratteristica non comune per i lanciatori di questa classe.
La missione LISA Pathfinder è stata la sesta per il razzo, che finora ha realizzato solo successi completi. Per Arianespace è stata l’undicesima missione del 2015. La dodicesima e ultima missione dell’anno è attesa per il 17 dicembre, quando un Soyuz metterà in orbita i satelliti Galileo 11 e 12.
In ogni caso, Arianespace, AVIO e Airbus sono guardano però già al futuro: nel 2020 la famiglia Ariane vedrà il primo volo della sesta generazione mentre nei prossimi anni entrerà in servizio la versione più potente del razzo italiano, il VEGA C (ne avevamo parlato qui).
Buon viaggio LISA Pathfinder!
Ma il ruolo dell’Italia nella missione LISA Pathfinder sono si conclude con il solo lanciatore VEGA. Coma ha spiegato il Presidente dell’ASI, Roberto Battiston dopo il lancio, «è questo il momento in cui viene a galla l’Italia, la sua filiera complessiva: lanciatore, payload, scienza, tecnologia, capacità gestionale. In un contesto dell’Agenzia Spaziale Europea ma con un ruolo italiano estremamente straordinario, a dimostrazione che il nostro paese in questo settore ha una tradizione riconosciuta, che continua a confermarsi lancio dopo lancio, missione dopo missione, con l’obiettivo di confermare il nostro paese tra i grandi anche nel settore spaziale».
Il nostro paese, infatti, ha avuto un ruolo chiave anche nella sonda, visto che Thales Alenia Space (Thales 67%, Finmeccanica 33%, TAS) ha fornito il trasponditore per Telemetria, Traiettografia e Comando (TT&C) – che agirà come unica interfaccia tra il satellite e la stazione di terra – e l’hardware e il software dell’Apparecchiatura di Verifica Specifica dell’Alimentazione (Power Specific Check-Out Equipment), che simula i pannelli solari e le batterie. TAS si è occupata anche del collaudo dei sottosistemi di alimentazione del veicolo spaziale durante le fasi di montaggio, integrazione e convalida.
Ma non solo, visto che tra le aziende di Finmeccanica hanno avuto un ruolo fondamentale anche Selex ES, che ha realizzato il sistema di propulsione a gas freddo, i sensori d’assetto digitali – Smart Sun Sensor (SSS) e il pannello fotovoltaico; e Telespazio, (Finmeccanica 67%, Thales 33%), che ha fornito le soluzioni software e i servizi operativi all’European Space Operations Centre (ESOC) a Darmstadt, in Germania. La Compagnia Generale per lo Spazio, CGS, di Milano, inoltre, ha sviluppato per conto dell’ASI i sensori inerziali, gli strumenti di alta precisione che racchiudono le masse di prova della sonda.
Notevole il ruolo anche della nostre università e centri di ricerca, visto che tutti gli strumenti sono stati sviluppati in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Università di Trento.