Otto anni e mezzo nello spazio, mille giorni di misure effettive, più di trenta lavori pubblicati, una collaborazione internazionale che coinvolge tre continenti e vanta una leadership tutta italiana: sono questi i numeri da primato dello strumento ALTEA (Anomalous Long Term Effects on Astronauts).
Il payload, realizzato con il finanziamento dell’Agenzia Spaziale Italiana, è stato ideato e sviluppato da Thales Alenia Space Italia (all’epoca LABEN) con la leadership di un gruppo di ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata.
Il 4 luglio 2006 lo strumento fu lanciato dal Kennedy Space Center, in Florida, a bordo dello Shuttle Discovery e ha fatto ritorno sulla Terra il 10 febbraio 2015 con una capsula SpaceX – Dragon.
ALTEA è un sistema di rivelatori di particelle dedicato al monitoraggio dell’ambiente di radiazione nella Stazione Spaziale e allo studio degli effetti delle radiazioni sul cervello.
Dopo due viaggi spaziali, una lunga permanenza a bordo della ‘casa cosmica’ con numerosi montaggi e smontaggi ed il ‘tuffo’ nell’Oceano Pacifico al momento del rientro, ALTEA è ancora perfettamente nominale, come risulta dai test al banco effettuati da Thales Alenia, e quindi pronto a nuove permanenze in orbita.
Lo strumento sarà infatti impiegato dall’astronauta Paolo Nespoli nella missione che lo vedrà protagonista nel 2017.
Nespoli, che si è già avvalso del dispositivo per l’esperimento “ALTEA-shield” supportato dall’ESA, questa volta lo utilizzerà per la sperimentazione LIDAL (Light Ions Detector for ALTEA).
Il nuovo “incarico” dell’apparecchiatura rappresenta un’ulteriore dimostrazione della qualità ed affidabilità scientifica e tecnologica dell’Italia. LIDAL consiste in un importante aggiornamento di ALTEA con cui caratteristiche e flessibilità saranno ulteriormente migliorate.
Fonte: ASI