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Putin cancella la Roscosmos (che rinascerà come azienda statale)

Il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato ieri il decreto per la dissoluzione dell’Agenzia spaziale federale Roscosmos, che dal primo gennaio sarà sostituita da un’azienda a proprietà statale che porterà il medesimo nome.

La fine dell’Agenzia fa parte di un programma di progressiva riorganizzazione del settore spaziale voluto da Putin nel 2013 e che lo stesso anno ha visto la nascita della United Rocket and Space Corporation (URSC), una holding pubblica nata per raccogliere tutte le partecipazioni governative nelle aziende spaziali nazionali.

Dal primo gennaio del 2016, la URSC confluirà nella nuova Roscosmos (ufficialmente Roscosmos State Corporation) portando in dote tutte le industrie che possiede, che saranno così controllate direttamente.

A spingere Putin verso un’accelerazione del processo di riorganizzazione sarebbero stati i recenti fallimenti dell’Agenzia, imputabili secondo il governo di Mosca alla corruzione.

Prima, ad aprile, la Progress M 59 non è riuscita ad agganciarsi alla Stazione Spaziale Internazionale, precipitando poi sulla Terra, mentre solo il mese successivo il razzo Proton-M aveva fallito la messa in orbita del satellite Mexsat-1.

Pochi giorni dopo il fallimento della missione del vettore, il terzo in tre anni, era stato arrestato per appropriazione indebita Dmitry Dyakonov, Presidente della Ekopravo, una società legata alla Khrunichev, azienda statale che produce i razzi Angara e Proton.

Secondo le autorità russe, Dyakonov era il centro di un sistema di corruzione che avrebbe compromesso il lavoro dell’azienda.

Ma è in generale la gestione dei finanziamenti l’elemento che più di tutti ha spinto Putin alla decisione. Secondo fonti interne russe, solo quest’anno tra i rivoli della burocrazia e della corruzione delle pieghe interne di Roscosmos si sarebbero persi quasi 92 miliardi di rubli, 1,8 miliardi di dollari.

Ma non solo, perché Putin non ha mai gradito i ritardi, ormai diventati grotteschi, nella costruzione del nuovo spazioporto di Vostochny nell’Oblast’ dell’Amur, nella Russia orientale. La nuova struttura, costata oltre 6 miliardi di dollari, sarebbe dovuta essere pronta nel 2010 e avrebbe dovuto garantire l’indipendenza russa dal cosmodromo di era sovietica di Baikonur, in Kazakistan dopo la fine dell’URSS, ancora il centro principale per le attività spaziali russe. Ad oggi, il primo lancio da Vostochny è previsto nel 2018.

In ogni caso, nonostante la riorganizzazione in atto, nell’ultimo anno i vertici dell’Agenzia hanno più volte avvertito sugli innumerevoli tagli che gravavano sul bilancio di Roscosmos e sule possibili conseguenze sul programma spaziale di Mosca: in particolare, l’ultima sforbiciata da 800 miliardi di rubli per i prossimi dieci anni (circa 11,2 miliardi di dollari) potrebbe compromettere definitivamente la possibilità per i russi di raggiungere la Luna nel 2020 come immaginato.

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