Perché portare le materie prime su Marte (o sulla Luna) dalla Terra quando invece potremmo ottenerle direttamente sul posto sfruttando le caratteristiche del suolo marziano?
E’ questo il progetto Cosmis, concepito dal Prof. del dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell’Università di Cagliari, Giacomo Cao, che prevede la realizzazione di elementi strutturali attraverso lo sfruttamento delle risorse disponibili sui due corpi celesti.
L’idea del Prof. Cao e del suo Staff ha trovato terreno fertile negli Stati Uniti, dove è stata brevettata con comunicazione ufficiale giunta lo scorso 30 novembre.
E’ terminata così nel migliore dei modi una storia iniziata il 24 luglio del 2014, quando la domanda di brevetto era stata ufficialmente presentata dal professor Cao e suoi ricercatori, con in prima fila Roberto Orrù e Roberta Licheri, in cooperazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna) e il nascente Dass, il Distretto aerospaziale della Sardegna, di Cao è Presidente.
In un decennio in cui l’esplorazione spaziale umana, soprattutto verso Marte, ha ritrovato una spinta propulsiva che sembrava esaurita, il progetto Cosmic potrebbe risolvere uno degli innumerevoli problemi ai potenziali e futuri coloni, soprattutto per quanto riguarda il trasporto: con la possibilità di ottenere materie prime in loco, durante la fase di lancio si potrebbe far spazio ad altri strumenti e oggetti, magari non immediatamente necessari, ma altrettanto utili.
In dettaglio, le tecnologie sviluppate dall’Università di Cagliari riguardano l’arricchimento del suolo lunare in ilmenite (ossido misto di ferro e titanio), necessario alla produzione di ossigeno, e la realizzazione degli elementi strutturali utilizzando le risorse disponibili sul posto. Ma non solo, perché il procedimento è pensato anche per la produzioni di acqua, monossido di carbonio, ammoniaca, fertilizzanti azotati e biomassa edibile.
«Siamo particolarmente soddisfatti per il brevetto accordato dagli Stati Uniti al nostro lavoro – spiega il professor Cao – Tenendo conto delle intenzioni rimarcate anche di recente dalla NASA di progettare per il 2030 lo sbarco su Marte, ci proiettiamo con buoni auspici in un percorso scientifico dagli sviluppi straordinari».
Una dinamica ad alto valore aggiunto che esalta le competenze dell’Università. «Sono certo che – aggiunge – visti i contatti pregressi con l’ente spaziale americano, le ricadute per il nostro Distretto possano essere davvero interessanti. E mi riferisco a opzioni di ricerca, posti di lavoro, visibilità e chance internazionali per la nostra regione e i nostri partner».
Si tratta certo di uno scenario al di là da venire, ma l’interesse degli americani ad andare sul pianeta rosso è ormai reale. E a quel punto un aiuto inaspettato potrebbe arrivare dalla Sardegna.