SpaceUp Rome 2015: Space is (not) boring
Una due giorni dedicata allo spazio in tutte le sue sfaccettature: dalla scienza alla tecnica, passando per la filosofia, l’arte, il modellismo. Il tutto condito da un bassissimo grado di formalità e da caffè in abbondanza. E’ stata questa la prima SpaceUp Rome, la non-conferenza che si è svolta sabato 24 e domenica 25 presso il Dipartimento di ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma.
SpaceUp è nata a San Diego, negli Stati Uniti, nel 2010 e da lì ha iniziato a girare per il mondo grazie all’impegno dei volontari locali. In India, in Olanda, a Barcellona e poi finalmente Roma, prima volta assoluta nel nostro paese. Nove gli organizzatori italiani, che hanno lavorato un anno e mezzo per preparare l’evento in tutti i dettagli. «In Europa SpaceUp c’è da tempo – racconta Shila Shojaee, ingegnere aerospaziale, del gruppo degli organizzatori -, la nostra sfida è stata quella di provare a organizzare tutto a Roma». Un approccio internazionale quindi: nello spirito, nella pratica – tutto avviene in lingua inglese – e nella platea, proveniente da mezza Europa.
Ma la novità di Space Up sta soprattutto nella formula della non-conferenza, che «prevede che non ci sia pubblico, ma solo partecipanti», dice Shila. Per questo è possibile, grazie alle Session Grid, organizzare una piccola lezione su un tema specifico, e coinvolgere i presenti, che possono essere semplici spettatori od oratori a loro volta. La partecipazione dei presenti avviene anche grazie ai T-5, cinque minuti di presentazione accompagnati da slide dove è possibile illustrare un proprio progetto, ovviamente a tema spaziale.
Tra una Session grid e l’altra – oltre a numerosi caffè pensati proprio per mettere in contatto tra di loro le persone – anche delle lezioni di stampo più tradizionale, con special guest del mondo dello spazio italiano.
Il primo giorno è stata la volta del professore di Astrofisica extragalattica dell’Università la Sapienza Adriano Fontana, del Capo del settore scientifico dell’ASI Enrico Flamini e di Claudia di Giorgio, caporedattore della rivista scientifica “Le Scienze”. Il secondo giorno, invece, hanno preso la parola il responsabile della missione ESA CryoSat Tommaso Parrinello e Adrian Fartade, divulgatore on-line del blog Link 2 Universe.
Oltre alla voglia e alla determinazione degli organizzatori – tutti in gradi diversi addetti del settore – fondamentale è stato anche l’aiuto e il sostegno delle istituzioni spaziali, come l’ASI e l’ESA, dell’Università di Roma La Sapienza, ma anche di alcune aziende, tra cui Avio, Thales Alenia Space, Telespazio, Planetek Italia e GMSpazio, e dell’associazione di categoria AIPAS, che riunisce le imprese per le attività spaziali in Italia.
«Come AIPAS abbiamo una forte politica di incentivazione di tutte le nuove nuove realtà imprenditoriali e di tutte le iniziative che hanno al centro lo spazio e che ne possono favorire lo sviluppo», ha spiegato il segretario dell’associazione Rosario Pavone, che ha aggiunto: «abbiamo aderito fin dal primo momento alla manifestazione, che siamo stati lieti di sponsorizzare».
Aziende ed esperti italiani, cornice romana e pubblico internazionale per un movimento, quello dello spazio nostrano, in crescita, ma che, come spiega il Professor Fontana, deve ancora imparare qualcosa: «Lo spazio rimane un argomento di grande interesse per il pubblico, che ne rimane affascinato; In Italia forse siamo ancora esterofili, perché guardiamo quello che viene dalla NASA sempre come più importante, ma noi non abbiamo nulla da invidiargli. Dall’estero però dobbiamo imparare due cose: a comunicare meglio, soprattutto le istituzioni, e poi ad essere più coesi, perché i nostri partner/competitor europei riescono ad esserlo molto più di noi».
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