In un comunicato del 30 settembre l’azienda Spaceflight Industries ha annunciato la sigla di un contratto con SpaceX per l’utilizzo del vettore Falcon 9 dell’azienda californiana. La particolarità risiede nel fatto che il lancio sarà espressamente dedicato al lancio di un gran numero di satelliti, rappresentando il primo contratto commerciale per questo tipo di missione condivisa fra molti carichi.
L’idea in prima lettura non sembra del tutto nuova in quanto spesso piccoli carichi secondari volano a completamento del carico principale qualora questo non saturi completamente le capacità del vettore scelto. Anche il carico del vettore europeo Ariane 5 è molto spesso costituito da 2 satelliti dal peso medio per sfruttare tutto il suo potenziale di sollevamento. In questo caso però l’azienda di Seattle ha l’intenzione di utilizzare il potente vettore per immettere in orbita in gran numero di satelliti esclusivamente di piccole dimensioni. Ha dichiarato infatti di aver ormai stipulato abbastanza contratti con clienti che operano piccoli satelliti da giustificare l’acquisto di un volo dedicato esclusivamente a questi.
Come è noto, il costo del lancio rappresenta una grossa fetta delle spese per le aziende del settore. Questo vale anche i lanci dei CubeSat, una piattaforma standardizzata piuttosto diffusa ultimamente nell’industria spaziale, dove questi costi possono superare addirittura gli investimenti necessari alla costruzione del satellite stesso. L’ovvia soluzione è il raggruppamento di molti satelliti in un solo lancio e questo viene già fatto appunto sfruttando il peso inutilizzato dai satelliti maggiori. Il volo del Falcon 9 è previsto per il 2017 dalla Vandenberg Air Force Base verso un’orbita elio-sincrona di 575 Km (circa 357 miglia), il presidente di Spaceflight Industries, Curt Blake, si aspetta che trovino posto più di 20 satelliti sul vettore.
Blake ha rivelato che uno dei fattori che hanno portato alla scelta di SpaceX è sicuramente il prezzo che, pur non rivelandolo, è stato definito “un bel prezzo ragionevole comparato a quello degli altri veicoli di lancio.” Il presidente ha aggiunto: “La seconda è che si tratta di un mezzo americano. Alcuni dei nostri clienti sono clienti governativi americani e in questo caso a causa del ‘Buy American Act’, siamo costretti ad acquistare un veicolo di lancio americano. Anche se solo dal 10 al 15 percento del nostro carico è composto da clienti governativi americani, questo significa che dovevamo cercare un veicolo di lancio americano per servirli. Ci sono un gran numero di fattori, ma questo è certamente uno di questi.”
Anche la presidente e capo dell’ufficio operazioni di SpaceX, Gwynne Shotwell, è sulla stessa lunghezza d’onda affermando: “Missioni condivise interamente dedicate a carichi di questa classe sono un eccellente strada per promuovere le imprese spaziali e la ricerca. Siamo felici che Spaceflight abbia con successo portato a compimento questo nostro accordo”.
L’elenco dei clienti programmati per questo volo non è stato reso noto ma secondo le parole di Blake si tratterà di un mix di clienti sia governativi che commerciali provenienti sia dagli Stati Uniti che dal resto del mondo. Tecnicamente il volo utilizzerà il uno space tug denominato Sherpa, in sostanza un anello adattatore per i carichi prodotto dalla Moog Inc, azienda dello stato di New York. Non si tratterà del primo volo di questo componente il cui debutto è invece fissato per l’inizio del 2016 ma sempre su di un Falcon 9. In quell’occasione il carico principale sarà costituito da un satellite per l’osservazione della Terra di Taiwan e il dispenser Sherpa dovrebbe accompagnare in orbita ben 87 satelliti, stabilendo il nuovo record di satelliti messi in orbita con un singolo lancio. Lo space tug sarà completamente autonomo dal vettore e si affiderà alle proprie batterie e ai propri pannelli solari per la gestione e rilascio dei carichi. Durante una presentazione tenutasi ad agosto, i tecnici di Spaceglight Industries hanno stimato in 45 minuti il tempo per il completamento della missione.
Il concetto di volo condiviso potrebbe dunque aiutare ad abbattere i costi di lancio dei micro-satelliti e dei CubeSat, ma anche le garanzie di calendario è una priorità per i proprietari di piccoli satelliti. A tal proposito Blake ha affermato: “Fino ad ora abbiamo avuto alcuni clienti che non volevano utilizzare un volo condiviso perché avevano la necessità di controllare la programmazione temporale. Quello che abbiamo fatto creando questa missione di volo condiviso, è di condividere anche il controllo della programmazione con alcuni carichi diversi, e quindi riunirli in una classe che consenta loro, se sono in ritardo, di non perdere il loro investimento nei costi di lancio.”
Fino ad ora Spaceflight Industries ha organizzato lanci per 81 satelliti utilizzando il lanciatore russo Sojuz, quello russo-ucraino Dnepr, quello indiano Polar Satellite Launch Vehicle e gli americani Antares e Falcon 9. Secondo il sito di Spaceflight Industries, l’azienda ha una squadra di lancio composta da solo 10 persone che si occupa di supervisionare l’installazione dei satelliti dei clienti sul razzo, aiutare a sistemare le licenze e assicurare il rispetto del regolamento internazionale, inoltre procura il sistema di separazione insieme ad altre attrezzature necessarie allo svolgimento della missione. Secondo il presidente la compagnia utilizza una varietà di lanciatori per diversificare, eliminando di conseguenza i rischi tecnici e geo-politici connaturati al tipo di attività.
Uno dei satelliti programmato per il volo condiviso del 2017, pesa 575 Kg (circa 1.267 libbre), abbastanza grande da necessitare di un suo razzo dedicato in molti casi. Per illustrare la propria idea Blake ha fatto notare come normalmente il cliente avrebbe dovuto muoversi autonomamente e acquistare il proprio razzo dedicato o cercare un posto secondario adattandosi al calenadrio altrui; mentre in questo caso la Spaceflight Industries ha creato un percorso che i clienti devono solo seguire avendo comunque i benefici di riduzione di prezzo derivati dal fatto di essere un carico secondario. I prezzi pubblicati sul sito web di Spaceflight Industries mostrano un prezzo di lancio di 295.000 dollari per un satellite delle dimensioni di tre unità CubeSat e peso 5 Kg in orbita bassa terrestre, per arrivare fino a quasi 4 milioni per un satellite da 100 Kg (circa 220 libbre).
Spaceflight Industries spera di effettuare questo tipo di lanci condivisi con cadenza annuale. Gli ingegneri in futuro vogliono aggiungere un sistema propulsivo allo space tug Sherpa e la compagnia inizialmente pensava di incorporare i motori già nel volo del 2017. Ma le analisi hanno mostrato che la missione non richiede di cambiare l’orbita di Sherpa dopo la separazione dallo stadio superiore del Falcon 9 quindi i manager hanno optato per rimandare l’aggiunta di questa capacità.
Per molti proprietari di CubeSat e micro-satelliti, il volo condiviso dedicato programmato da Spaceflight Industries ancora non risponde a pieno alle esigenze: i carichi secondari più piccoli sono ancora schiavi dei capricci dei satelliti più grandi che compongo la missione. Le uniche assicurazioni sul calendario per questi piccoli satelliti potranno esserci solamente quando ci saranno nuovi “nano-lanciatori” con carichi anche solo di 50 Kg, con partenza quando i clienti sono pronti e verso l’esatta orbita desiderata. Alcuni operatori che stanno sviluppando satelliti sperimentali o dispiegando grandi reti di piccoli satelliti commerciali affermano che potrebbero considerare di pagare un extra per un volo dedicato, se questo li porta dove vogliono e quando vogliono.
Nel caso di Spaceflight Industries, Blake ha detto che i contratti della compagnia con i propri clienti stabiliscono la costruzione di un modello inerte da far volare al posto del satellite in caso questo non sia pronto in tempo.
Fonte: Spaceflight Industries