Nella storia delle invenzioni è purtroppo regola comune attribuire la paternità a chi non ne è stato lo scopritore iniziale. Questo avviene per svariati motivi, ed è bene ricordare che non è sempre per dolo. A volte, infatti, succede che una teoria o una nuova tecnologia siano portate alla luce da più individui separatamente ed individualmente, perché gli studi raggiunti in una data epoca storica hanno portato alla naturale scoperta di quel fatto. Un esempio ne è la teoria dell’evoluzione di Darwin e Wallace, per la quale solo uno dei due, ad esempio, è riuscito a scrivere pubblicazioni portate alla ribalta dai giornali specializzati. Più spesso capita che un’invenzione sia il prodotto di una lunga serie di scoperte, e non è pertanto possibile identificare un solo autore.
NASA non sfugge a questa regola, cerchiamo dunque di capire quando poter dire “no, questo non è stato fatto dalla NASA”.
L’imaging a risonanza magnetica è una tecnica di produzione delle immagini usata in campo medico per rilevare la composizione biochimica dei tessuti, verificandone l’integrità. La sua storia inizia nel 1946 quando i due premi Nobel Bloch e Purcell descrivono un fenomeno chimico-fisico basato sulle proprietà magnetiche degli atomi di alcuni elementi e lo chiamano Risonanza Magnetica Nucleare. Dopo di loro, altri premi Nobel si sono susseguiti sviluppando il ragionamento, e portando alla creazione di immagini grezze di alcune parti del corpo umano, alla fine degli anni ’80.
Che cosa c’entra NASA in tutto questo?
Verso la metà degli anni 1960 il Jet Propulsion Laboratory sviluppò la tecnologia di elaborazione digitale delle immagini (questa sì!) in vista del programma di allunaggio Apollo, per poter disporre all’occasione della miglior risoluzione possibile delle immagini lunari che sarebbero state trasmesse dagli astronauti. L’utilizzo degli algoritmi per la creazione di un’immagine digitale ha trovato ampio spazio in moltissime altre applicazioni, specialmente nel campo della medicina, dov’è stata impiegata anche per migliorare sensibilmente la risoluzione delle fotografie derivanti dall’Imaging a risonanza magnetica.
Ecco quindi trovata l’incomprensione: NASA ha contribuito alla MRI tramite uno spinoff tutto suo, ma non l’ha inventata.
Per approfondire:
“Non spin-off” nel dettaglio [ENG]
La risonanza magnetica nucleare [pdf – ITA]