Il 2 novembre 2000 entravano a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) William Shepherd, Sergei Krikalev e Yuri Gidzenko, i membri dell’Expedition 1. La loro missione ha segnato l’inizio di una presenza umana ininterrotta sul complesso orbitale che ha visto crescere la stazione da una coppia modesta di moduli russi e americani ad un laboratorio spaziale enorme delle dimensioni di un campo di calcio.
Da quel giorno di 15 anni fa, la ISS è stata abitata da altri 44 equipaggi composti da astronauti delle agenzie spaziali americana (NASA), russa (Roscosmos), giapponese (JAXA), canadese (CSA) e, naturalmente, europea (ESA). I membri permanenti dell’avamposto orbitale sono rimasti 3 fino alla fine dell’Expedition 6 nella primavera del 2003 quando, in seguito alla tragedia del Columbia e al conseguente stop ai voli dello shuttle, l’equipaggio fu temporaneamente ridotto a soli due astronauti, principalmente per motivi logistici.
Con il ritorno al volo dello shuttle e la ripresa della costruzione e l’ingrandimento della ISS, si è potuto tornare ai 3 membri di equipaggio a partire dall’Expedition 13, nel 2006, fino ad arrivare via via agli attuali 6 membri nelle expedition successive (l’attuale sistema di scambio e rotazione degli equipaggi va avanti in maniera stabile dall’Expedition 22, del 2009, “interrotto” solo dalla missione attuale di un anno di Kelly e Kornienko).
Proprio l’Expedition 13 segna un’altra data importante per la ISS: per la prima volta un astronauta di una agenzia spaziale che non sia la NASA o Roscosmos partecipa ad una missione di lunga durata sulla ISS. Si tratta di Thomas Reiter, astronauta tedesco dell’ESA. Thomas sarà il primo di una lunga schiera di astronauti non-americani e non-russi a far parte di un’Expedition, compresi 6 astronauti giapponesi, 2 astronauti canadesi e altri 7 astronauti europei.
Oltre a Reiter (Expedition 13 e 14, 2006) l’ESA ha mandato sulla ISS per una missione di lunga durata anche Léopold Eyharts (Expedition 16, 2008), Frank De Winne (Expedition 20 e 21, della quale è stato anche il comandante, nel 2009), Paolo Nespoli (Expedition 26 e 27, 2010-2011), André Kuipers (Expedition 30 e 31, 2011-2012), Luca Parmitano (Expedition 36 e 37, 2013), Alexander Gerst (Expedition 40 e 41, 2014) e Samantha Cristoforetti (Expedition 42 e 43, 2014-2015).
La prossima missione di lunga durata ESA sarà quella di Timothy Peake (Expedition 46 e 47, 2015-2016), seguita da Thomas Pesquet (Expedition 50 e 51, 2016-2017) e dal ritorno del nostro Paolo Nespoli (Expedition 52 e 53, 2017).
Ma i membri delle spedizioni di lunga durata non sono stati i soli visitatori della ISS. Ben prima del 2 novembre 2000 e dell’inizio dell’Expedition 1, infatti, la stazione era già stata visitata per brevi periodi dai membri di 5 missioni dello shuttle (STS-88/Endeavour, STS-96/Discovery, STS-101/Atlantis, STS-106/Atlantis e STS-92/Discovery), che hanno preparato la ISS per le missioni di lunga durata.
Successivamente, sia durante le fasi iniziali di costruzione e assemblaggio della stazione, con le brevi visite degli shuttle, sia con le cosiddette missioni “taxi” delle Sojuz, la ISS è stata abitata per brevi periodi da numerosi astronauti delle varie agenzie spaziali, nonché da alcuni turisti spaziali. Durante alcune di queste brevi missioni, il numero di abitanti della ISS è salito temporaneamente fino a 13 astronauti.
Umberto Guidoni entra nel modulo Zarja sulla ISS durante STS-100. (c) NASAIl primo astronauta europeo a soggiornare sulla ISS per un breve periodo è stato il nostro Umberto Guidoni, nell’aprile del 2001, durante la missione STS-100 dello shuttle Endeavour. Alla sua missione ESA ha fatto seguito Claudie Haigneré (Sojuz TM-33/Sojuz TM-32, ottobre 2001, prima donna europea sulla ISS), Roberto Vittori (Sojuz TM-34/Sojuz TM-33, aprile-maggio 2002), Philippe Perrin (STS-111/Endeavour, giugno 2002), Frank De Winne (Sojuz TMA-1/Sojuz TM-34, ottobre-novembre 2002), Pedro Duque (Sojuz TMA-3/Sojuz TMA-2, ottobre 2003), André Kuipers (Sojuz TMA-4/Sojuz TMA-3, aprile 2004), ancora Roberto Vittori (Sojuz TMA-6/Sojuz TMA-5, aprile 2005), Christer Fuglesang (STS-116/Discovery, dicembre 2006), Paolo Nespoli (STS-120/Discovery, ottobre-novembre 2007), Hans Schlegel (STS-122/Atlantis, febbraio 2008), nuovamente Christer Fuglesang (STS-128/Discovery, agosto-settembre 2009), per la terza volta Roberto Vittori (STS-134/Endeavour, maggio 2011) e, infine, Andreas Mogensen (Sojuz TMA-18M/Sojuz TMA-16M, settembre 2015).
In totale la ISS è stata visitata fino ad ora da 81 missioni con equipaggio, su capsule Sojuz o uno degli orbiter shuttle, i cui membri hanno compiuto ben 189 attività extraveicolari. Ma non solo. Per rifornire la ISS, le 5 agenzie spaziali coinvolte hanno dovuto inviare periodicamente missioni cargo, per un totale di 83 missioni. Tra queste, i due moduli russi iniziali, Zarja e Zvezda, 61 voli della capsula russa Progress, 5 missioni dell’ATV europeo, 5 dell’HTV giapponese, 7 della capsula Dragon dell’americana SpaceX, e 3 di Cygnus della compagnia americana Orbital.
La ricorrenza dei 15 anni di abitazione permanente in orbita verrà celebrata dalla NASA lunedì 2 novembre durante una conferenza stampa con gli astronauti dell’Expedition 45 a bordo della ISS. L’evento potrà essere seguito su NASA TV a partire dalle 16:00 italiane.