L+200/5: Ganci aperti, lasciamo davvero la Stazione Spaziale!
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 10/09/2015):
Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 200 (11 giugno 2015)—[continua] Come potreste avere intuito, c’era un altro controllo da tenuta stagna da fare prima del distacco: il controllo di tenuta del portello fra il modulo di discesa e il modulo orbitale. Prima o poi, ci saremmo separati dal modulo orbitale e sarebbe rimasto solo il portello del modulo di discesa a proteggerci dal vuoto!
In quel momento, naturalmente, la pressione su entrambi i lati del portello era approssimativamente uguale: dopo tutto, lo avevamo chiuso solo pochi minuti prima. Per eseguire un controllo di tenuta dovevamo creare una differenza di pressione, e per farlo avremmo dovuto lasciare uscire verso lo spazio un po’ d’aria dal modulo orbitale attraverso la valvola di sfogo. Anton ha selezionato il comando di chiusura sul suo display, in modo da essere poi in grado di richiudere la valvola con la semplice pressione di un bottone. Una volta fatto, ho aperto la valvola di sfogo. Sul nostro display del sistema di supporto vitale abbiamo visto scendere la pressione nel modulo orbitale, e Anton ha mandato il comando per chiudere la valvola. Avevamo generato una differenza di pressione di circa 150 mm Hg e avremmo controllato eventuali variazioni verso l’equalizzazione attraverso il portello: la massima diminuzione di pressione accettabile era di 25 mm Hg in 25 minuti. Al termine del periodo di monitoraggio eravamo ben all’interno dei requisiti: passato il controllo di tenuta!
Infine, era arrivato il momento di aspettare. Pazientemente. Per quasi un’ora: un periodo di margine inserito nella nostra timeline in caso di intoppi. Immaginiamo, per esempio, un problema con il controllo di tenuta delle tute: avremmo sganciato e riagganciato i guanti, aperto e richiuso il casco, assicurandoci per bene che nessun detrito fosse rimasto chiuso nella superficie a tenuta, e poi ripetuto il controllo di tenuta. O supponiamo che il portello del modulo di discesa non avesse passato il controllo di tenuta: avremmo equalizzato la pressione, aperto il portello, controllato che le superfici a tenuta fossero intatte e pulite e poi richiuso per un altro controllo. Tutte cose che richiedono tempo. Ma visto che tutto è andato liscio nelle nostre operazioni pre-partenza, eccoci lì, completamente legati ai seggiolini nelle nostre tute, in attesa.
È bello non andare di corsa, ma naturalmente la posizione “seduta” nella Sojuz non è la più confortevole, anche per persone basse come me—posso immaginare quanta sofferenza crei ai membri dell’equipaggio più alti rimanere seduti così a lungo con le ginocchia piegate verso il petto!
Abbiamo parlato, scherzato, dato qualche sguardo fuori dai finestrini, ripassato le procedure per l’imminente rientro, pensato ai nostri amici sulla Stazione Spaziale, ancora così vicini, ma già appartenenti a un altro mondo.
Poi, alle 13:17:30 ora di Mosca, ho dato il comando per attivare il sistema di attracco della Sojuz. Un minuto dopo, alle 13:18:30, ho eseguito il comando successivo: Hooks Open [apertura dei ganci—N.d.T.]. I motori elettrici del sistema di attracco hanno iniziato a muovere verso la posizione aperta i ganci che ci tengono uniti alla Stazione Spaziale. Entro un paio di minuti i ganci erano completamente aperti e i respingitori a molla hanno impartito alla nostra Sojuz una velocità di separazione: nella vista dal periscopio davanti al seggiolino centrale di Anton abbiamo potuto osservare il portello di attracco allontanarsi sempre di più. Era finita, ce ne stavamo andando. Arrivederci Stazione Spaziale! Arrivederci Scott, Misha, Gennadi! [continua]
Foto: la nostra Sojuz in allontanamento dalla ISS.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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