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L+200/2: Un ultimo sguardo alla Stazione Spaziale

Samantha Cristoforetti e l'equipaggio della Soyuz TMA-15M salutano gli astronauti sulla ISS prima della partenza. Credit: ESA/NASA

Samantha Cristoforetti e l'equipaggio della Sojuz TMA-15M salutano gli astronauti sulla ISS prima della partenza. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 03/09/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 200 (11 giugno 2015)—Questa è la seconda di una serie finale di note del diario che ripercorrono la partenza, l’atterraggio e il riadattamento!

Nonostante l’intenso programma pre-partenza ho effettivamente trovato il tempo per un ultimo tour della Stazione Spaziale: solo un attraversamento veloce fluttuando, cercando di assorbire e fissare tutto nella mia memoria. Oh, e anche un ultimo volo attraverso il Laboratorio [il laboratorio americano Destiny—N.d.T.], spingendomi sui corrimano a un’estremità proprio nel modo giusto per volare dritta attraverso l’altro corridoio del portello. Sembra così naturale, quei goffi primi giorni in cui volare era una sfida sono passati da molti mesi.

Ho gettato nella spazzatura i miei ultimi articoli da toilette lasciati nel Nodo 3 e alcuni indumenti ancora nel mio alloggio dalla notte prima, dopodiché “possedevo” solo gli abiti che indossavo. Ho eseguito il logout dai miei laptop personali: se qualcuno mi mandasse una mail nello spazio da questo momento in poi, non la leggerei mai visto che non avrò più accesso a questo indirizzo email. Ho dato un’ultima occhiata a Columbus, per assicurarmi di lasciarlo in buone condizioni. È sciocco, in un certo senso, non ho più responsabilità formali per Columbus di quante ne abbia per qualsiasi altro luogo della Stazione, ma credo di essermi sempre sentita responsabile di questa parte d’Europa nello spazio. Infine, ho mostrato a Scott dove trovare il mio bonus food avanzato. Avevo finito l’olio d’oliva alcuni giorni fa: penso che sia veramente il momento di andare.

Alle 6 del mattino ho raggiunto Anton nella Sojuz per eseguire alcuni controlli e compiti di attivazione. Tutto si è svolto bene e rapidamente. Dopo è arrivato il momento di portare nel modulo orbitale della Sojuz dell’acqua e alcuni snack dell’ultimora, verificare che tutte le checklist fossero presenti e aspettare il momento della chiusura del portello, intorno alle 7 del mattino.

Ci eravamo salutati la sera prima, prendendoci del tempo a cena, ma è stato ugualmente un momento intenso quando ci siamo scambiati un ultimo abbraccio con Scott, Gennadi e Misha. Ancora di più quando Anton e Gennadi hanno chiuso i portelli. Per un istante mi sono resa intensamente conto che la vita sarebbe continuata sulla ISS, ma noi non ne saremmo stati più parte. Ma non c’era tempo per indugiare su questo pensiero, ora dovevamo concentrarci sul tornare a casa in sicurezza. La bella cosa del volo spaziale è che c’è sempre la chiusura di un portello che segnala senza ambiguità che qualcosa è finito ed è ora di concentrarsi su cosa viene dopo.

La prima priorità: completare tutte le operazioni pre-partenza correttamente e in tempo, a cominciare dal controllo di tenuta stagna dei portelli della Sojuz e della Stazione. Come potete probabilmente immaginare, se avete seguito questo Diario, per farlo dobbiamo depressurizzare il vestibolo, lo spazio fra quei due portelli. Per sicurezza (nel caso il portello esterno della Sojuz avesse effettivamente una perdita) siamo andati tutti ai nostri posti nel modulo di discesa e abbiamo chiuso il portello, per isolarci dal modulo orbitale. Poi ho mandato il comando per aprire la valvola di sfogo del vestibolo e abbiamo seguito la pressione nel vestibolo scendere fin quasi a zero. Sebbene fossimo ancora collegati saldamente alla Stazione Spaziale, ora c’era il vuoto a separarci dai nostri amici all’interno. [continua]

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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