Sembrerebbe proprio di essere giunti ad una svolta nei rapporti tra USA e Cina nello spazio. Infatti, per la prima volta, la Cina avrebbe il permesso di far eseguire una propria ricerca a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. La proposta di questo progetto è stata avanzata dalla NanoRacks, azienda americana con sede a Houston che si occupa di fornire hardware necessario per le varie missioni spaziali.
L’obiettivo della ricerca sarebbe quello di condurre esperimenti sul DNA per conto del Beijing Institute of Technology, studiando, in particolare, come avviene la reazione a catena della polimerasi (comunemente nota con la sigla PCR) nello spazio. Tale esperimento avrebbe quindi una valenza scientifica notevole, in quanto le dinamiche attraverso cui tale fenomeno avviene, in condizioni di microgravità, non sono del tutto note agli scienziati di tutto il mondo.
Questa iniziativa ha scatenato però qualche perplessità: come sarà possibile avere una collaborazione tra la NASA, che è l’agenzia spaziale maggiormente coinvolta a bordo della ISS, e la Cina? Non dimentichiamoci infatti dei rapporti poco amichevoli che ci sono da decenni tra Stati Uniti e Cina, presenti anche nei programmi spaziali dei due stati.
In particolare, nell’Aprile del 2011 il congresso degli Stati Uniti vietò alla NASA di ospitare astronauti cinesi nei propri veicoli spaziali, interrompendo qualunque tipo di collaborazione spaziale con la Cina. La motivazione che diede il repubblicano Frank Wolf (che varò l’emendamento) per questa decisione, fu principalmente il timore che la Cina potesse venire a conoscenza di alcuni segreti spaziali americani. Inoltre il presidente Barack Obama nel 2010 intervenne per vietare ulteriori collaborazioni tra la NASA e la China National Space Administration, sottolineando quindi la poca disponibilità da parte degli americani ad una possibile cooperazione con la Cina.
D’altro canto la NanoRacks, per giustificare questa sua proposta, ha dato le seguenti motivazioni: si tratta di una ricerca molto importante dal punto di vista scientifico, la quale, seppur eseguita per conto della NASA, non implica alcun’ altra collaborazione tra Stati Uniti e Cina. Inoltre rappresenterebbe anche un vantaggio in termini economici per gli americani, in quanto i cinesi hanno dovuto pagare ben $200,000 alla NanoRacks per poter avere questo esperimento a bordo della ISS. Infine non si corre il rischio che alcuni segreti spaziali americani, riguardanti ad esempio l’hardware utilizzato per condurre gli esperimenti, finiscano nelle mani sbagliate, poiché la Cina avrebbe accesso soltanto ai risultati della ricerca.
Se da una parte poi il Congresso degli Stati Uniti sembra essere poco disponibile per una collaborazione con gli asiatici, dall’altra l’amministratore NASA Charles Bolden non è d’accordo: vorrebbe infatti che la NASA fosse almeno autorizzata ad avere dei rapporti con l’agenzia spaziale cinese.
Non è ancora chiaro quale provvedimento prenderanno a riguardo i membri del Congresso: accetteranno la proposta della NanoRacks oppure no? Per il momento il repubblicano John Culberson, che nel frattempo ha preso il posto di Wolf per le decisioni del Congresso che coinvolgono la NASA, dice di dover analizzare più nel dettaglio l’intera vicenda prima di poter esprimere un qualunque giudizio a riguardo.
In attesa quindi della decisione finale da parte del Congresso, alcune esperti in materia esprimono la propria idea a riguardo: Scott Pace, direttore dello Space Policy Institute a Washington, pensa che la proposta avanzata dalla NanoRacks non contraddica l’emendamento di Wolf, in quanto la Cina non verrà in possesso di nessuna tecnologia americana. Per questo motivo, sempre secondo il professore, non ci dovrebbero essere obiezioni riguardo l’iniziativa dell’azienda texana. Inoltre la NanoRacks è stata recentemente informata dall’amministrazione Obama che la sua proposta è conforme all’emendamento di Wolf.
Ci sarebbero quindi tutti i presupposti per l’inizio di una nuova tendenza a bordo della ISS, sperando che una futura collaborazione tra le due superpotenze mondiali permetta alla scienza di compiere ulteriori passi in avanti riguardo l’esplorazione spaziale (e non solo).
Fonti: NASA, Houston chronicle
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