Nel marzo scorso ci occupammo dell’esplosione di un vecchio satellite meteo dell’USAF, che produsse 147 detriti con dimensioni variabili tra un’arancia ed un pallone da basket; considerando i frammenti sino al millimetro di diametro, il conto raggiunge probabilmente le decine di migliaia.
Le indagini seguenti hanno rivelato che la causa probabile dell’incidente fu un cablaggio difettoso all’interno di un caricabatterie del satellite. Dal rapporto si evince anche che i controllori a terra, identificando immediatamente il problema, impiegarono poche ore per il decommissioning del DMSP F13, prevenendo così il rilascio di ulteriori detriti.
I controllori notarono inizialmente un aumento delle temperature e correnti vaganti sulla batteria incriminata, ma la situazione peggiorò rapidamente e le successive telemetrie indicarono che la batteria difettosa era offline (esplosa), mentre le altre passavano in continuazione dallo stato di carica a quello di scarica, segno che il veicolo si trovava in rotazione sul suo asse. Entro cinque ore il DMSP F13 fu giudicato irrecuperabile; i suoi sensori vennero spenti e le batterie scollegate dai pannelli solari.
Secondo gl ingegneri, la prolungata compressione del cablaggio ne ha determinato l’usura con conseguente corto circuito e sovraccarico delle batterie. Un evento simile probabilmente determinò il fato del DMSP F11 nel 2004. Purtroppo sono ancora sei i satelliti nello spazio che condividono con questi due il medesimo difetto di progetto: essendo impossibile intervenire su di essi, ci si è concentrati sul software, effettuando delle modifiche che dovrebbero consentire di identificare con un certo anticipo il possibile sovraccarico in modo da prevenire l’esplosione delle batterie.
Per fortuna, dei sei satelliti interessati, solo uno viene ancora impiegato attivamente; i restanti 5 sono stati svuotati di tutti i gas in pressione ed hanno le batterie completamente scariche. Questo riduce, ma non esclude completamente, il rischio di esplosione.