L+100, L+101: 100 giorni nello spazio!

Samantha Cristoforetti con il distintivo dei 100 giorni passati nello spazio. Credit: ESA/NASA
Samantha Cristoforetti con il distintivo dei 100 giorni passati nello spazio. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 04/03/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione 100 e 101 (3 e 4 marzo 2015)—Il Diario di Bordo è tornato!

Scusate per l’Assenza di Segnale molto lunga, è stato un periodo intenso: tre passeggiate spaziali in 8 giorni possono davvero riempire le giornate e ho ritenuto di dovermi concentrare sul mio compito al 100%.

Dover svolgere diverse ore di operazioni nell’airlock e mandare due compagni di equipaggio “fuori dalla porta” in sicurezza e il più rapidamente possibile è qualcosa che richiede attenzione: di gran lunga la cosa più impegnativa che abbia fatto in orbita e, la prima volta, decisamente stressante.

Le passeggiate spaziali sono di solito raccontate piuttosto in dettaglio su internet, quindi sono sicura che sappiate già più di quanto possa dirvi. Per quanto riguarda il mio lavoro di IV [addetto alle attività intraveicolari—N.d.T.], se siete curiosi potete dare un’occhiata ad alcune note del diario di addestramento sulle lezioni di Prep e Post, in cui ci addestriamo alle operazioni nell’airlock e ai protocolli di prebreathing. Guardate per esempio la nota L-70.

Naturalmente, alcune cose sono difficili da provare a terra. Prendete i SAFER, per esempio, i jetpack collegati alle tute EMU per l’autosoccorso d’emergenza nel caso di un distacco dalla struttura: a terra impariamo a manovrare i fermi che li assicurano alla tuta, ma maneggiare realmente la tuta e il SAFER nello spazio è una storia completamente diversa. Le cose pesanti e ingombranti non hanno peso quassù, ma hanno certamente una massa, e quindi un’inerzia!

A ogni modo, tutto è andato bene, Butch e Terry hanno fatto un lavoro stellare all’esterno, Anton è stato un aiuto prezioso nell’airlock e ora stiamo tutti riprendendo fiato mentre torniamo a un ritmo di lavoro meno frenetico.

Inoltre, ci avviciniamo velocemente alla fine della Spedizione 42, il che significa che Butch, Sasha ed Elena si stanno preparando alla loro corsa infuocata di ritorno sul pianeta Terra la settimana prossima.
Terry, Anton e io rimarremo da soli quassù per un paio di settimane prima che Scott, Misha e Gennadi ci raggiungano verso la fine di marzo.

Ieri i nostri compagni di equipaggio in partenza a breve hanno indossato le loro tute Sokol per i controlli di tenuta stagna pre-rientro, e ho visto Elena e Sasha fare pratica di rientro manuale della Sojuz su un simulatore nel Modulo di Servizio.

E stiamo preparando il materiale da riportare: oggi, per esempio, ho prelevato dei campioni d’acqua da tutti i nostri punti di distribuzione dell’acqua potabile e li ho stivati nella Sojuz per il rientro.

Sono iniziati anche i preparativi per l’arrivo del prossimo equipaggio. Ieri ho lavorato per stivare delle scorte portate dal veicolo di rifornimento russo Progress, che comprendevano i vestiti di Scott e oggetti per l’igiene.

Nel Nodo 2 abbiamo il nostro piccolo guardaroba spaziale, vicino alle cabine in cui dormiamo: ciascuno di noi ha una grande borsa rigida con le proprie scorte personali di vestiti, per lo più raccolti in sacchetti con cerniera che coprono due settimane ciascuno (li chiamiamo “mattoni”).

Butch, efficiente come sempre, ha già svuotato la sua borsa, quindi Scott… se stai leggendo… i tuoi vestiti sono già ben sistemati sul soffitto del Nodo 2! Non sono sicura che bastino per un anno, comunque: scommetto che te ne arriveranno altri strada facendo.

Hei, a proposito, ieri [3 marzo—N.d.T.] è stato il nostro 100° giorno nello spazio! Beh, tecnicamente è vero solo per me, visto che Terry e Anton erano già stati nello spazio, ma certamente è stato il nostro 100° giorno nello spazio insieme. Piuttosto preoccupante, non è vero? Paragonato al periodo alle nostre spalle, il tempo che ci rimane sembra già poco, solo un paio di mesi.

Naturalmente ci sono delle cose che mi mancano della mia vita da Terrestre—con una doccia ai primi posti della lista—ma sarà veramente duro lasciare la Stazione Spaziale. Negli scorsi 100 giorni sono passata dall’entusiasmo incontenibile e la scoperta costante alla familiarità e a un senso di tranquillo affetto per la Stazione, con i nostri equipaggi e team a terra con cui interagiamo ogni giorno sparsi in tutto il mondo. Ci si sente a casa, fra l’altro, una casa in cui si può galleggiare e che offre una vista imbattibile fuori dalla finestra!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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Commenti

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Samantha Cristoforetti

Ingegnere ed ex ufficiale dell'Aeronautica Militare, dal 2009 è un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ha volato nello spazio per 199 giorni, dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015 per la missione Futura, svoltasi a cavallo tra Expedition 42 ed Expedition 43.

3 Risposte

  1. orsobubu ha detto:

    “Dopo ulteriori passi di verifica sulla tuta e un controllo di perdita,
    iniziamo una procedura di filtraggio per creare un ambiente a ossigeno
    puro all’interno delle tute e io riapro il portello verso il Nodo 1”

    mmm ma non è una cosa pericolosa avere ossigeno puro dentro le tute?.

    • signaleleven ha detto:

      I sistemi e i materiali utilizzati sono tali da minimizzare il rischio.
      Viceversa, l’uso di ossigeno puro invece di aria ha il duplice vantaggio di massimizzare l’autonomia (non mi devo portare fuori inutile azoto) e permettere pressioni molto molto piu’ basse, che facilitano i movimenti.