Esplode in orbita un satellite USA

Un satellite DMSP in una immagine dell'USAF.

Un vecchio satellite meteo è apparentemente esploso in orbita lo scorso 3 febbraio, in seguito a quella che l’USAF ha definito come un “improvviso aumento di temperatura”.
La notizia è stata divulgata solo il 27 febbraio dallo Air Force Space Command, che ha aggiunto che l’incidente ha generato 43 detriti spaziali. Il satellite, denominato Defense Meteorological Satellite Program Flight 13 era il più vecchio della sua costellazione, e risaliva a circa 20 anni fa. Aveva fornito immagini meteo ad USAF ed US Navy sino al 2006, quando era stato relegato ad un ruolo di backup. Per questo l’impatto della sua perdita sulle attività americane sarà minimo : forse un lieve ritardo nella disponibilità di dati meteo in tempo reale da parte degli utilizzatori tattici.
Ora la costellazione DMSP conta sei elementi, mentre un settimo è attualmente tenuto  in considerazione per un lancio nel 2016.
Quanto all’accaduto, secondo lo Space Command i sottosistemi del no. 13 hanno mostrato un improvviso aumento di temperatura, seguito da una “irreversibile perdita di assetto”. Mentre i controllori di volo valutavano il modo di rendere innocuo il satellite, il Joint Space Ops Center di Vanderberg ha identificato i detriti risultanti dall’esplosione. DMSP-F13 si trovava in una orbita eliosincrona polare a 800 km di altezza, una zona piuttosto congestionata da satelliti spia e meteo: ovviamente ora sarà importante valutare i possibili effetti dei detriti spaziali generati dall’incidente.
Secondo gli appassionati di satobs.org, DMSP F-13 è stato operativo almeno sino al 9 gennaio u.s.. Tra il 3 ed il 24 gennaio 2015 è stato osservato 5 volte, e presentava una luminosità fissa (ovvero si trovava in assetto stabile).
Il 9 febbraio il satellite si è presentato agli osservatori con 33 secondi di ritardo, e con una magnitudine che oscillava tra 5.1 e 6.8 con un periodo di circa 10 secondi.
Nel 2004 un altro satellite di questo tipo (DMSP F-11 91082A /21798) aveva subito un danno simile, con una frammentazione parziale che rilasciò 56 detriti. All’epoca, la causa fu attribuita alla “propulsione”, e vennero rilasciati i seguenti commenti: “Il veicolo non era operativo al momento dell’evento. Il sistema di generazione di energia elettrica era stato reso passivo scaricando le batterie e scollegandole dal circuito di carica. In pratica non rimaneva azoto a bordo, in seguito ad una perdita identificata in precedenza durante la missione. L’unica fonte di energia stimata ancora presente sul veicolo al momento dell’evento erano circa 6 chili di idrazina”.
In quel caso gli effetti dell’incidente sull’orbita del no. 11 erano stati minimi, ed il satellite era rimasto visibile presentando, occasionalmente, una variazione di luminosità con periodo di 5 secondi.
Ovviamente non vi è alcun modo di stabilire, ad oggi, se vi sia una qualche relazione fra i due incidenti, separati nel tempo da circa 10 anni.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017