Lockheed Martin presenta la proposta per il secondo contratto di rifornimento alla ISS

Il veicolo cargo automatico per la ISS proposto da Lockeed Martin per il programma CRS-2. Credit: Lockheed Martin
Il veicolo cargo automatico per la ISS proposto da Lockeed Martin per il programma CRS-2. Credit: Lockheed Martin

Nei giorni scorsi la Lockheed Martin, colosso dell’aerospazio americano, ha presentato la propria proposta per concorrere all’assegnazione del secondo contratto indetto dalla NASA per i rifornimenti cargo alla ISS, il CRS-2.
La proposta, già trasmessa alla NASA, si basa su un “space tug” riutilizzabile e sfruttabile anche per il supporto a missioni umane oltre l’orbita bassa terrestre.
Il concept di missione è basato sostanzialmente su due elementi, un “tug” riutilizzabile chiamato Jupiter e un modulo pressurizzato a perdere chiamato Exoliner.
Lockheed_Martin_CR-2_capabilities
I due sarebbero lanciati inizialmente con un Atlas 5 e collegati alla ISS in maniera del tutto analoga a quanto avviene oggi con la capsula Dragon o il Cygnus di Orbital.
Una volta terminata la missione sulla ISS, il complesso verrebbe sganciato dalla ISS e rilasciato, ancora in maniera analoga agli attuali, e con un’autonomia di diversi mesi di volo autonomo, prima del termine della missione, potrebbe portare a compimento altri obiettivi secondari di missione.
Successivamente verrebbero lanciati solamente nuovi moduli cargo Exoliner. Una volta in orbita il complesso, formato dal nuovo modulo cargo e dall’upper stage Centaur dell’Atlas, verrebbe raggiunto dal precedente e questo, grazie al piccolo braccio robotico di cui è dotato, scambierebbe i due moduli pressurizzati. Il nuovo quindi prenderebbe nuovamente la via della ISS agganciato al tug e il vecchio verrebbe deorbitato dall’upper stage Centaur.

Il tug Jupiter è strettamente derivato dal modulo di servizio della missione interplanetaria MAVEN e viene dichiarato “senza limite vita” dal momento che può essere manutenuto e rifornito in orbita.
I prezzi offerti alla NASA non sono ovviamente stati divulgati essendo la gara ancora in corso, ma viene sottolineato che la parte “costosa”, come avionica, propulsione e produzione energetica del progetto è tutta nel tug e quindi riutilizzabile, mentre il modulo a perdere è un modulo privo o quasi di sistemi.
La capacità di trasporto è di 5ton di materiale pressurizzato e fino a 1,5ton di carico esterno, il massimo richiesto dal bando NASA. Il carico a perdere nel rientro è invece limitato solamente dal volume e non ha limiti in peso, qui il requisito NASA era di almeno 2,5ton.
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Nel progetto sono coinvolti due partner internazionali, Thales Alenia Space per la costruzione del modulo pressurizzato (già fornitrice dei moduli pressurizzati per Cygnus, ATV e molti moduli della ISS) e la Canadese MDA Corp. per la costruzione del braccio robotico (già costruttrice di tutti i bracci robotici dello Shuttle e di quelli attualmente a bordo della ISS).

Lockheed Martin guarda a questo progetto anche per le missioni NASA oltre la ISS, un complesso formato da Jupiter, Exoliner e Orion potrebbe essere lanciato con un’unica missione SLS e permetterebbe di avere per l’equipaggio un ambiente abitabile maggiore e maggiori servizi per il periodo di permanenza, avendo capacità di volo molto prolungate, ad esempio in orbita di parcheggio lunare.

Anche se il requisito per ora è quello di supporto alla ISS per il contratto CRS-2, la capacità di svolgere missioni oltre l’orbita terrestre è già implementata.

Attualmente per il contratto CRS-2 è già stato direttamente confermato l’invio di proposte da parte di Boeing, Lockheed Martin, Orbital ATK e Sierra Nevada. SpaceX già impegnata nell’attuale contratto non ha al momento confermato di aver inviato la propria offerta, cosa comunque altamente probabile.

Nei prossimi giorni Sierra Nevada Corp. presenterà con maggiori dettagli la propria offerta basata sul Dream Chaser in versione cargo.

Ricordiamo che il contratto CRS-2 coprirà gli anni 2017-2024 per il supporto alla ISS ed è previsto venga assegnato entro giugno di quest’anno, probabilmente ancora a due competitors.

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.