Verso la fine di Rockot?
Alcuni media russi segnalano che Rockot verrà progressivamente e definitivamente sostituto da Angara e dal Sojuz-2.1V, i cui test di lancio sono già stati effettuati negli ultimi quattordici mesi.
Il Rockot, vettore fornito da Eurockot Launch Services, viene utilizzato principalmente per lanci dal Cosmodromo di Plesetsk, nel nord della Russia e per quanto riguarda il 2015, sono in programma almeno due lanci, uno il 3 Marzo prossimo e un altro verso fine anno.
Varie le ragioni della decisa sostituzione; tecniche innanzitutto, data la vasta disponibilità di alternative, ma anche politiche. Il Rockot è infatti costruito con componenti che provengono dall’Ucraina, con la quale la Russia è attualmente in conflitto. La nazione ha quindi vietato l’esportazione delle parti di Rockot in risposta all’annessione russa della Crimea e al suo sostegno alle forze ribelli in Ucraina orientale.
Oltre al Rockot, altri due veicoli di lancio verranno presto sostituiti, annunciano sempre le autorità russe: Dnepr e Zenit.
Nel caso di Dnepr si tratta di un lanciatore di satelliti, nato dalla conversione di un missile balistico intercontinentale e gestito da ISC Kosmotrad, joint venture russo-ucraina. Anche Zenit è di produzione russo-ucraina e anch’esso è utilizzato per satelliti di comunicazione. Quest’ultimo vettore è gestito principalmente dalle società Sea Launch e Land Launch, che operano lanci sia da una piattaforma oceanica che dal cosmodromo di Bajkonur in Kazakhstan
Dnepr e Rockot derivano entrambi da missili balistici dismessi e fuori produzione, come appunto il russo UR-100N (SS-19) da cui è nato il Rockot e il R-36MUTTH, nel caso invece del Dnepr. L’annuncio della loro fine non risulta quindi sorprendente, se si considera l’evidente limitazione in termini di forniture.
Una nuova famiglia di vettori è pronta e adatta a sostituire i veicoli di epoca sovietica: gli Angara, che hanno non solo una maggiore capacità di carico, ma che utilizzano anche combustibili meno tossici rispetto a quelli usati da vettori più vecchi, come per esempio lo storico Proton.
L’obiettivo secondario è sempre quello, già menzionato, di ridurre la dipendenza russa da fornitori esteri come l’Ucraina, che ha d’altronde ereditato parte dell’industria spaziale dell’Unione Sovietica una volta ottenuta l’indipendenza.
Fonte: Parabolic Arc
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