Marte solo andata: Mars One prosegue
Il post.it ha pubblicato oggi una infografica che illustra le tappe fondamentali che il progetto Mars One sta percorrendo, con l’obiettivo ultimo di impiantare la prima colonia umana su Marte entro il 2025, ma con un solo dettaglio, nessuno dei futuri coloni potrà tornare sulla Terra.
Il progetto che aveva fatto scalpore quando nacque sembra stia procedendo, anche se i passaggi fondamentali (e costosi) sono ancora abbastanza lontani.
All’impresa, anche se non è ancora chiaro con quale titolo, sembra essere coinvolta anche SpaceX, sia per la capsula che per i lanciatori.
Per maggiori informazioni: http://www.mars-one.com
Fonte: ilpost.it
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Una farneticazione impossibile, ridicola. Ma a mio parere è anche impossibile attuare un progetto del genere restando nell’ambito di un economia di mercato. Un colossale sforzo di pianificazione capitalistico-statale, stile Apollo, potrebbe forse farcela, ma bisognerebbe giustificarla agli occhi dell’opinione pubblica e ciò sarà difficilissimo, dato che nei prossimi decenni l’umanità entrerà in una fase di tensioni geopolitiche senza precedenti, causate dalla caduta del saggio del profitto, dalla disoccupazione, dalla sovraproduzione e dall’esplosione di criticità ambientali (materie prime, fukushima, ecc). Se le borghesie mondiali riusciranno a scovare qualche nuova tecnologia dirompente che permetta un salto di produttività incredibile (fusione fredda, intelligenza artificiale, nanorobot) forse l’era delle nuove guerre verrà rimandata, e la colonizzazione dello spazio potrebbe essere intrapresa anche sotto l’attuale sistema di produzione capitalistico/imperialistico. Ma ritengo molto più probabile l’avvento di un’epoca di conflitti e rivoluzioni, causate dall’esigenza di espansione sui mercati da parte di nuove potenze e dall’esaurirsi degli sbocchi commerciali. Solo dopo, forse, potrebbe realizzarsi la transizione ad un’economia molto più efficiente non più basata sullo sfruttamento del lavoro salariato, sul capitale e sul denaro, con massiccio uso dell’automazione che, come è noto, non può produrre di per sè valore di scambio. A quel punto la pianificazione collettiva di grandi imprese sarebbe a portata di mano.
Probabilmente ci metteremo dieci volte tanto in termini di tempo e capitali, ma io trovo che la cosa sia assolutamente inevitabile oltre che un dovere in quanto a organismi senzienti minacciati (da loro stessi a dirla tutta).
In quest’ottica sono da premiare anche questi sforzi perché da qualche parte si deve pur cominciare, e poi simili imprese come possono non galvanizzare.
tutto giusto, volevo solo dire che sarebbe più facile con un’organizzazione centrale mondiale di tipo comunistico, senza più capitali, ma basata solo sull’allocazipone scientifica delle risorse per obiettivi utili a tutti