IXV sulla strada di casa
Lo spazioplano Intermediate eXperimental Vehicle (IXV) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta rientrando in Europa, a bordo della nave di recupero Nos Aries, dopo il volo di prova effettuato con successo lo scorso 11 febbraio 2015.
Spinto da un razzo vettore Vega, lo IXV ha compiuto una traiettoria sub-orbitale che, dalla base di lancio Kourou in Guyana Francese, lo ha fatto raggiungere una quota massima di 412 km dalla superficie terrestre per rientrare nell’atmosfera al di sopra dell’Oceano Pacifico e ammarare al largo delle Isole Galapagos 101 minuti dopo il decollo.
Ad attendere la navicella spaziale al termine della missione, la nave di italiana di recupero Nos Aries con a bordo il team di recupero specializzato per il trattamento di IXV dopo il volo.
Una volta avvistato dopo l’ammaraggio, lo spazioplano è stato avvicinato dai gommoni partiti dalla nave di recupero il cui personale ha provveduto ad agganciarlo e a verificare l’assenza di fughe dei propellenti ipergolici (idrazina) eventualmente ancora presenti a bordo.
Successivamente la nave Nos Aries si è avvicinata allo IXV e lo ha sollevato a bordo per mezzo di una gru.
Una volta a bordo, il team di recupero ha completato la messa in sicurezza della navicella spaziale, eliminando le ultime tracce dei propellenti ipergolici, e lo ha riposto in un container per il lungo viaggio di ritorno in Europa.
La nave Nos Aries raggiungerà il porto di Genova alla fine di marzo 2015 da dove lo IXV verrà trasportato agli stabilimenti di Thales Alenia Space Italia a Torino per l’ispezione dello scafo e le successive analisi.
Apparentemente, lo IXV ha completato il suo lancio di test in buone condizioni con soltanto qualche bruciatura superficiale del rivestimento esterno dovuta alla esposizione alle elevatissime temperature sviluppatesi nella fase di rientro atmosferico a velocità ipersonica.
Durante le fasi di rientro nell’atmosfera, lo spazioplano dell’ESA ha dovuto affrontare le stesse condizioni estreme delle capsule che tornano sulla Terra dopo essere state in orbita terrestre bassa, entrando in contatto con gli strati superiori dell’atmosfera con una velocità di circa 7,5 km/s.
In quelle condizioni di rientro a velocità ipersonica, IXV ha manovrato per mantenere un assetto corretto per mezzo degli alettoni e dei propulsori di manovra di cui è dotato, ed è stato protetto dallo scudo termico ceramico e ablativo che lo ha preservato dalle elevatissime temperature sviluppatesi per attrito al contatto con gli strati superiori dell’atmosfera.
Uno volta rallentato a velocità subsonica, durante la parte conclusiva del volo IXV è stato rallentato da un paracadute principale che lo a portato ad ammarare in sicurezza nell’Oceano Pacifico a poca distanza del punto previsto, e dove è rimasto a galleggiare sorretto da quattro palloni gonfiatisi a contatto con l’acqua.
I dati raccolti durante tutta la missione attraverso il centro di controllo ALTEC di Torino, e che verranno resi pubblici dall’Agenzia Spaziale Europea a partire dal secondo trimestre del 2015, serviranno come base sperimentale per la progettazione e la realizzazione delle future navicelle spaziali riutilizzabili dell’ESA, a partire dal programma PRIDE (Programme for Reusable In-orbit Demonstrator for Europe), un dimostratore tecnologico in grado di entrare in orbita, manovrare autonomamente e atterrare su una pista aeroportuale come un aereo tradizionale.
Fonte: ESA.
Nell’immagine di apertura, IXV a bordo della nave Nos Aries assieme al team di recupero. Image Credit: ESA.
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