SpaceX ritirerà la propria azione legale nei confronti dell’Aeronautica statunitense, ed in cambio otterrà di partecipare a nuove gare di appalto per i lanci di payloads sensibili per la sicurezza nazionale. L’USAF ha anche promesso di accelerare l’iter di certificazione per l’impiego dei vettori di Elon Musk per il lancio di satelliti militari. È questo il contenuto di una dichiarazione congiunta apparsa sul sito di SpaceX lo scorso 23 gennaio.
Come si ricorderà, SpaceX aveva nell’aprile 2014 citato in giudizio l’USAF per aver assegnato ad United Launch Alliance un contratto “in monopolio” del valore di 11 miliardi di dollari per 36 lanci, mentre altre 14 missioni avrebbero dovuto essere appaltate in seguito a gara aperta a nuovi fornitori, quali appunto la compagnia californiana.
Metà di queste missioni da appaltare erano però state ben presto rinviate a data da stabilirsi, rendendo vana una offerta spontanea di SpaceX di lanciare satelliti GPS per soli 80 milioni di dollari l’uno.
Nella vicenda si era anche inserito il processo di certificazione di SpaceX per i lanci militari, che secondo Musk veniva rallentato di proposito per favorire ulteriormente Lockheed Martin e/o Boeing, le aziende partecipanti ad ULA.
Sebbene in pubblico i rapporti fra i due litiganti apparissero molto tesi, sin dall’inizio del procedimento penale il giudice incaricato, Susan Brade, aveva spinto nella direzione di una soluzione concordata tra le parti, da raggiungersi nel massimo riserbo.
Un aspetto fondamentale dell’accordo è che esso non riguarda in alcun modo i contratti del programma EELV già sottoscritti dall’USAF, e pertanto le missioni assegnate ad ULA verranno regolarmente lanciate. Resta invece da chiarire invece il numero di nuovi lanci che l’USAF intende sottoporre a gara d’appalto, e quali saranno le scadenze temporali; ognuna di queste missioni avrà un valore di un centinaio di milioni di dollari.