L+55: La competizione Zero Robotics: siete forti ragazzi!
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 21/01/2015):
Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 55 (17 gennaio 2015)—Lo so, sono un po’ in ritardo con le note del diario, ma abbiate pazienza, voglio riportarvi ancora alla settimana scorsa un’altra volta, perché venerdì scorso abbiamo avuto un evento molto speciale sulla Stazione Spaziale: Butch, Elena e io abbiamo avuto il piacere e l’onore di ospitare nel laboratorio giapponese le finali della competizione Zero Robotics 2014!
Per partecipare a Zero Robotics, gli studenti delle scuole superiori devono scrivere il codice che controllerà un satellite SPHERES—sulla Terra, naturalmente, solo nelle simulazioni, ma per le squadre che arrivano alle finali, il loro codice controlla realmente una delle vere unità SPHERES che abbiamo sulla Stazione Spaziale.
Le SPHERES determinano la loro posizione nello spazio grazie a cinque riferimenti che disponiamo nel JEM, che quindi definiscono il volume in cui i satelliti possono operare. Dei piccoli thruster [motori di manovra—N.d.T.] permettono alle SPHERES di muoversi e ruotare come necessario. Il gas di lavoro dei thruster è la CO2, che arriva da piccoli serbatoi che possiamo riempire velocemente quando sono vuoti.
All’inizio di ogni partita disponiamo due satelliti in una posizione e un orientamento iniziale predeterminati e poi li lasciamo andare, permettendo che prenda il controllo il codice delle due squadre in gara. Mentre per lo più guardavamo le SPHERES muoversi nella cabina, potevamo anche tenere d’occhio gli schermi dei computer che mostravano l’ambiente virtuale in cui si stavano muovendo i satelliti, che comprendeva un asteroide al centro del volume: il compito dei satelliti era scattare fotografie di un asteroide. Ma questo non era abbastanza: per guadagnare realmente dei punti, dovevamo puntare le loro antenne verso la Terra e trasmettere le immagini, il tutto mentre evitavano dei brillamenti solari rifugiandosi in una zona sicura dietro l’asteroide, o altrimenti rischiare che le loro immagini memorizzate venissero danneggiate, o anche che il satellite venisse (virtualmente) danneggiato se colpito da un brillamento.
[nel video una fase delle finali Zero Robotics—N.d.T.]
Non pensiate che scrivere del buon codice fosse l’unica abilità richiesta: Zero Robotics è anche in buona parte un gioco di strategia ed è stato divertente vedere i diversi stili, alcuni più prudenti, altri più aggressivi.
Anche la gestione del propellente è stata una preoccupazione importante: per ogni partita un satellite aveva una quantità assegnata di CO2, una volta consumata non sarebbe più stato in grado di accendere i thruster. A meno che, cioè, i satelliti iniziassero a muoversi all’esterno del volume consentito, nel qual caso il codice del MIT assumerebbe il controllo e accenderebbe i thruster per riportarli indietro.
Il MIT gestisce SPHERES e la competizione Zero Robotics, e la maggior parte dei finalisti erano riuniti lì a guardare le finali in diretta, mentre la gran parte dei finalisti europei si trovavano presso la sede dell’ESTEC dell’ESA nei Paesi Bassi, fra cui un team venuto fin dalla Russia! E diversi altri finalisti russi erano riuniti a Mosca.
In realtà, dopo le fasi iniziali della competizione l’anno scorso, le squadre dovevano unire le forze in alleanze di tre: credo che tutte le alleanze comprendessero squadre dagli USA e dall’Europa, una cosa che ho trovato fantastica.
Per la cronaca, i campioni di Zero Robotics 2014 sono i LakeElevenVADARS, l’alleanza delle squadre Team Lake (USA), Cora’s Eleven (Italia) e VADARS (USA). Sincere congratulazioni!
E a tutti quelli che hanno partecipato, siamo molto fieri di voi quassù: per il vostro entusiasmo e la dedizione nel prendere parte a un gioco che ha messo alla prova le vostre abilità, il pensiero creativo e la capacità di lavorare in squadra anche attraverso i continenti. Siete forti ragazzi! E per il 2015… GO Zero Robotics!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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