Continuano le attività di verifica dopo la prima missione della capsula Orion
Gli ingegneri e le squadre di produzione di Orion sono tornate al lavoro questa settimana dopo la chiusura dello spazioporto per le festività natalizie.
La capsula è attualmente nel Launch Abort System Facility presso il Kennedy Space Center.
Dalle prime indiscrezioni risulta che la capsula ha fallito solo due, degli 87 obiettivi del primo volo orbitale eseguito lo scorso mese di dicembre.
Secondo Jules Schneider, operation manager di Orion per la Lockheed Martin presso il KSC, gli ingegneri della Lockheed Martin, il costruttore principale di Orion, si prevede che verrà presentato un rapporto finale della missione alla NASA entro il 5 marzo.
ll programma prevede che per un’analisi accurata dovrà essere eseguito lo smotaggio della copertura esterna del veicolo spaziale. Questa operazione dovrà però essere condotta con cautela in modo da lasciare gran parte del prototipo di Orion intatto per un test futuro.
Un primo compito riguarda lo svuotamento dei serbatoi di idrazina e di ammoniaca dai fluidi rimasti nella capsula dopo il volo di prova della durata di quattro ore e mezza. Ricordiamo che entrambe sono fluidi caratterizzati da un’elevata pericolosità e tossicità acuta.
Tali attività saranno eseguite presso il Payload Hazardous Servicing Facility, dove gli operatori protetti da speciali tute sigillate decontamineranno la capsula dopo averne svuotato le riserve di idrazina ed ammoniaca.
Nelle settimane successive, il team della Lockheed Martin rimuoverà i pannelli di copertura in mattonelle di ceramica nera dallo scafo della capsula, esponendo la struttura in alluminio-litio color verde oliva, i cavi passanti e le tubature sottostanti nonchè le scatole dell’avionica in modo da poterle ispezionare.
Lo scudo termico ablativo nero di 5 metri di diametro verrà anch’esso rimosso per essere meglio analizzato.
Non è stato ancora deciso fino a che livello si procederà con lo smontaggio successivo, in quanto i tecnici sono intenzionati a preservare il più possibile la capsula, visto l’ottimo comportamento durante il test in relazione al suo riutilizzo.
Il veicolo spaziale Orion che ha volato il 5 dicembre non dovrebbe eseguire un’altra missione spaziale, ma la NASA e la Lockheed Martin prevedono di utilizzarlo per un test di aborto nel 2018. La capsula verrebbe lanciata con missile balistico Peacekeeper modificato, per poi iniziare una sequenza di aborto finalizzata a validare la capacità di Orion di sfuggire ad un eventuale fallimento del lancio.
Gli unici guasti tecnici occorsi nel volo di prova del 5 dicembre hanno riguardato gli airbags gonfiabili del veicolo spaziale, che avrebbero dovuto rigirare la capsula in caso fosse ammarata a testa in giù. Quattro dei cinque airbags si sono gonfiati ma due hanno perso rapidamente aria, rimanendo come due sfere arancioni sgonfie.
Lo scheletro metallico del prossimo veicolo spaziale Orion arriverà al KSC, proveniente dalla struttura di saldatura di New Orleans, nel novembre 2015. Qui verrà completato con i computer, il modulo di servizio di costruzione europea ed altri strumenti in previsione del prossimo lancio per il 2018.
Come nel volo di prova di Orion del 5 dicembre, la missione del 2018 non porterà astronauti ma verrà lanciato con il nuovo Space Launch System della NASA per un volo attorno alla Luna. Una prima missione di Orion con equipaggio seguirà attorno al 2021.
Se le preoccupazioni per la prossima missione si sono spesso concentrate sul veicolo spaziale Orion e lo SLS, numerosi sono il lavori che riguardano anche le strutture di terra del KSC.
I lavori principali che devono essere completati prima del lancio del 2018 comprendono le modifiche alla piattaforma di lancio mobile originariamente modificata per il razzo Ares 1. Le squadre della NASA e delle ditte appaltatrici stanno aggiornando le gru all’interno del gigantesco Vehicle Assembly Building (VAB) ed installando nuove piattaforme all’interno della parte alta dove SLS ed Orion saranno accoppiati per il lancio.
Fonte: SPACEFLIGHT NOW
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