Il launch manifest di SpaceX sta diventando un problema?
Il periodo è quello giusto, quello dei consuntivi dell’anno appena concluso e dei buoni propositi per quello che è appena iniziato.
Una delle realtà che negli ultimi anni si è maggiormente distinta per le proprie operazioni e che più ha fatto parlare di se è senza dubbio SpaceX, balzata alle cronache alcuni anni fa per l’aggressività nello sviluppo dei propri progetti e la non convenzionalità degli stessi.
Negli ultimi anni, dopo il debutto della prima creatura, il Falcon 1 abbiamo visto volare il più importante Falcon 9, la capsula di rifornimento cargo alla ISS Dragon e infine l’ultima versione del Falcon 9 V1.1.
Negli anni però, forse proprio per l’aggressività espressa nella divulgazione della propria tabella di marcia i ritardi fra le date annunciate e quelle in cui realmente si è realizzato l’obiettivo sono quasi sempre state lontane, a volte anche di anni. Come ultimo esempio, il lancio inaugurale del vettore pesante Falcon Heavy, inizialmente programmato entro giugno 2013, è attualmente previsto entro settembre 2015.
I ritardi però non si sono accumulati solamente nello sviluppo di nuovi progetti, benché con contratti commerciali già firmati, ma anche nell’operatività dei lanci dei vettori già in servizio. E forse è proprio in questo campo che i problemi si stanno accumulando in maniera sempre più pesante.
Analizzando solo l’ultimo anno, il quale già aveva alcuni lanci “ritardatari” del 2013, erano programmati a inizio 2014 12 lanci, di cui 1 per il debutto del nuovo Falcon Heavy di cui abbiamo già parlato, 4 lanci di rifornimento alla ISS e 7 lanci commissionati da clienti privati.
Se andiamo a vedere il consuntivo dell’anno appena concluso però possiamo evidenziare che dei 12 lanci previsti ne sono stati effettuati solo 6, con i rimanenti che sono stati posticipati a cascata all’anno appena iniziato. In particolare dei 4 lanci previsti per il rifornimento alla ISS, SpaceX è stata in grado di portarne a termine solamente 2, provocando una riprogrammazione a catena di tutta la logistica per i rifornimenti alla Stazione.
E per il 2015? La situazione in partenza non sembra rosea in quanto SpaceX attualmente, non solo ha programmati i 6 lanci non effettuati nel 2014, ma mantiene a calendario ufficialmente anche tutti quelli già previsti per l’anno entrante. In totale sono programmati 18 lanci totali, uno ogni 3 settimane circa, senza comprendere i 2 lanci di prova per il sistema di abort della capsula Dragon V2.
Oltre alle ripercussioni sul programma ISS, non vanno sottovalutati i ritardi nei lanci di clienti privati che in alcuni casi stanno raggiungendo ordini di grandezza misurabili in anni, un problema oltre che economico anche di immagine. Con l’attuale fermento dei mercati e la competitività così spinta in questo settore è estremamente deleterio per chi compra il lancio ritardare mesi o anni prima di poter avere il proprio prodotto operativo in orbita e le ripercussioni potrebbero farsi sentire soprattutto con le possibili future acquisizioni.
Il costo monetario dei ritardi poi non è ovviamente pubblico e non viene divulgato ne da SpaceX ne dai committenti dei lanci, ma è facile intuire che per ogni contratto siano certamente incluse pesanti penali in caso di lanci posticipati per periodi più o meno lunghi.
In questa situazione di ritardi che a catena si stanno facendo sempre più pressanti, non è probabilmente un caso che, per la prima volta da quando SpaceX è nata, l’azienda abbia deciso di “nascondere” e non pubblicare più il proprio “launch manifest” sul proprio sito con le date dei lanci, ma solamente una nuda lista dei contratti acquisiti in ordine alfabetico.
È ipotizzabile che vista la situazione che si è andata a creare SpaceX stia ripianificando a lungo termine l’acquisizione di nuovi contratti in modo da riassorbire quelli ritardatari nel corso degli anni smaltendoli, al costo però di non poter forse acquisire il numero di contratti sperato per mancanza di slot disponibili per i prossimi anni.
Come ulteriore causa di rallentamenti, nel quadro appena descritto, c’è stata la perdita quest’anno del prototipo volante del Grasshopper, il quale ha probabilmente rallentato gli studi sul possibile rientro del primo stadio, cosa che nelle intenzioni avrebbe permesso, sul lungo periodo, di accelerare la tabella dei lanci iniziando la tanto ventilata riutilizzabilità di parte del lanciatore. Ora probabilmente, gli studi proseguiranno principalmente sui lanciatori operativi con i test di ammaraggio e arrivo sulla piattaforma, ma a un rateo sensibilmente inferiore al previsto.
Quello che accadrà nei prossimi mesi sarà decisivo, sia sul fronte degli operatori “privati” sia su quello dei contratti NASA, per poter consolidare o meno la propria posizione di mercato; con il fattore “tempo” e l’affidabilità nel rispetto delle date che oggi in molti casi sono spesso più importanti rispetto ai costi puri di lancio.
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