Dopo aver completato gli oltre 4300 km per attraversare gli Stati Uniti, dalla Naval Base San Diego, in California, al Kennedy Space Center in Florida a bordo di un container, la capsula Orion ha fatto il suo ritorno casa, lo scorso Giovedì 18 Dicembre.
Si conclude così il lungo viaggio della nuova capsula della NASA, destinata a trasportare l’uomo verso Marte ed oltre.
Lanciata il 5 Dicembre con un Delta 4-Heavy della United Launch Alliance dalla Cape Canaveral Air Force Station, Orion ha percorso due orbite della Terra, raggiungendo la quota massima di 5800 km prima di proiettarsi verso gli strati più densi dell’atmosfera ad una velocità di oltre 32000 km/h per simulare un rientro dallo spazio profondo, prima di effettuare lo splash down nell’Oceano Pacifico, 4 ore e 24 minuti dopo il liftoff.
“La missione è stata un successo, anche se siamo solamente agli inizi,” queste le parole di Mark Geyer, Orion Program Manager, raccolte da spaceflightnow.com. “Ora dobbiamo analizzare approfonditamente i dati, per verificare se quello che abbiamo progettato abbia davvero funzionato secondo le nostre intenzioni. Continueremo i nostri tests per migliorare il progetto, mentre ci accingiamo a costruire la prossima astronave Orion.”
Le ispezioni esterne iniziali del Crew Module, non hanno rivelato nulla di inatteso. Si sono notati indizi di impatti di micrometeoriti e di detriti orbitali sulle superfici di Orion.
Al Kennedy Space Center, dove è stata assemblata e preparata per il lancio, Orion verrà ispezionata dagli ingegneri. Verranno analizzati i suoi cablaggi, le linee dei fluidi, i sistemi propulsivi e la sua avionica. Dei campioni del suo scudo termico sono già stati prelevati ed inviati ad un laboratorio, dove verrà verificato il loro spessore, la resistenza meccanica ed il grado di carbonizzazione.
Fonte: spaceflightnow.com