L+29: Volare a pancia in su nella Stazione Spaziale
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 22/12/2014):
Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 29 (22 dicembre 2014)—Oggi pomeriggio ho svolto una breve attività in cui ho dovuto misurare la velocità del flusso d’aria presso una bocchetta di ventilazione in ATV, il nostro veicolo cargo europeo.
ATV è agganciato al boccaporto di attracco di poppa del Modulo di Servizio russo [Zvezda—N.d.T.], che lo rende il luogo più lontano in cui possiamo arrivare dai moduli non russi della Stazione Spaziale. E questa non è una Stazione Spaziale piccola! Dal modulo più in avanti, il Nodo 2, in cui si trovano i nostri alloggi, ci sono circa 70-80 metri fino ad ATV. Visto che qui lavoriamo con tempi piuttosto stretti, dover andare avanti e indietro può causare ritardi, ecco perché cerco veramente di assicurarmi di avere tutto quello che mi serve prima di dirigermi lì. Comunque, come misura aggiuntiva, sono fiera di poter dire che ho ottimizzato la traiettoria di volo. Ed ecco la mia conclusione, nel caso siate curiosi: il percorso più breve verso L’ATV dai moduli anteriori è volare a pancia in “su” rivolti al soffitto.
Ci sono molte buone ringhiere nel Laboratorio e nel Nodo 1 e in più, quando si arriva al PMA, l’elemento adattatore fra il Nodo e il segmento russo, il ponte si inclina verso l’alto e il passaggio diventa piuttosto stretto: se si sta volando lungo il soffitto, comunque, si può proseguire diritto.
Poi c’è FGB [il modulo Zarja—N.d.T.], che è molto divertente: è come un tunnel lungo e stretto con ringhiere molto ravvicinate lungo entrambe le pareti. In FGB il soffitto o il ponte non avrebbero importanza ma, una volta che si arriva nel Modulo di Servizio, il soffitto è dove è meglio trovarsi: il ponte e le pareti sono piene di equipaggiamenti e oggetti stivati che potrebbero obbligare a rallentare. In più la disposizione dell’interno del Modulo di Servizio è realizzata di fatto con un “alto e basso” virtuale in mente, così Sasha, Anton ed Elena stanno in genere con i piedi sul ponte. Volando lungo il soffitto, posso rimanere sopra le loro teste e arrivare ad ATV senza intralciare.
Ok, vi ho dato probabilmente più dettagli di quanti voleste conoscerne. Scusate, mi sono lasciata trascinare. Ma queste piccole cose fanno veramente la differenza quassù. Così come trovare il modo migliore di mantenersi stabili su una postazione di lavoro: è qualcosa a cui dedichiamo molta attenzione durante l’addestramento alle EVA, ma ho scoperto che è altrettanto importante all’interno.
Oggi me ne è capitata una difficile: ho dovuto sostituire una cartuccia utilizzata nel rack Material Science Laboratory [laboratorio di scienza dei materiali—N.d.T.], che si trova sul soffitto del Laboratorio [il modulo Destiny—N.d.T.]. Ma davanti alla parete vicina c’è il telaio di CEVIS (la nostra cyclette spaziale), che è libera di muoversi per evitare di trasmettere dei carichi alle strutture e quindi non fornisce un punto d’appoggio stabile. Sull’altra parete c’è il Combustion Integrated Rack (CIR) [rack integrato per la combustione—N.d.T.], che stava anch’esso “galleggiando” per una sessione di un esperimento e non doveva essere assolutamente toccato. E sui pannelli dei rack vicini lungo il soffitto ci sono un bel po’ di equipaggiamenti e cavi. Piuttosto impegnativo!
E a volte l’unico modo di mantenersi stabili è farsi aiutare da un compagno di equipaggio. Quassù non ci facciamo problemi nel chiedere di tenere ferma la gamba di qualcuno quando serve.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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