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L+18: Mantenere in forma il fisico e gli attrezzi ginnici

Samantha Cristoforetti si allena sull'ARED. Credit: ESA/NASA

Samantha Cristoforetti si allena sull'ARED. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta l’11/12/2014):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 18 (11 dicembre 2014)—Prima di tutto, se avete letto la nota del diario di ieri, vi farà piacere sapere che il Fan-Pump-Separator [il componente ventola-pompa-separatore—N.d.T.] che Butch e io abbiamo sostituito nell’ultimo paio di giorni sta funzionando nominalmente: Butch ha eseguito la procedura di controllo con ottimi risultati! Ero nel bel mezzo del mio allenamento con CEVIS, la nostra cyclette spaziale, quando lui è uscito galleggiando dall’airlock per annunciare la buona notizia in cui speravamo: credetemi, non mi ha disturbato per niente essere interrotta!

Oggi abbiamo passato un bel po’ di tempo a prepararci all’arrivo del veicolo cargo Dragon fra un paio di settimane: nel nostro programma è stato assegnato del tempo per rivedere del materiale di addestramento a bordo sulle operazioni di avvicinamento e cattura, e abbiamo perfino partecipato a una videoconferenza con il team della NASA a Houston che lavorerà con il Dragon, che comprende gli istruttori responsabili del nostro prossimo addestramento di mantenimento delle competenze, volto ad assicurarsi che saremo pronti ad accogliere il Dragon sulla ISS.

A parte quello, oggi ho la sensazione di avere passato molto tempo intorno all’ARED, il nostro Advanced Resistive Exercise Device [macchina per l’esercizio resistivo avanzato—N.d.T.]. È la macchina straordinaria che ci permette di eseguire gli esercizi che facciamo a terra con i pesi… in assenza di peso!

Ci sono due tipi principali di esercizi che si possono fare con l’ARED: o si usa la barra lunga, che sposta in alto e in basso il sollevatore principale (per esempio per fare squat, stacchi da terra, spinte…) o si collega la barra corta a un cavo (per esempio per fare vogatore con bilancere, curl con i bicipiti o perfino crunches). Oggi mi sono trovata a immergermi nelle viscere dell’ARED e ho sostituito le funi che trasmettono il carico dal cavo a un certo numero di pulegge. Poi ho proseguito con il mio allenamento giornaliero, che però è stato speciale: ho ottenuto un canale di comunicazione privato con Colonia dove il mio allenatore sportivo, il fisioterapista e il medico di volo erano riuniti per seguire la mia sessione di allenamento con un collegamento video privato, e dare indicazioni su come mettere a punto la mia forma fisica. È molto importante non farsi male nell’allenarsi quassù!

Sfortunatamente, oggi ci si è anche rotto un diverso cavo dell’ARED: beh, non è che si sia spezzato, ma abbiamo notato un po’ di sfilacciamento nelle fibre di acciaio, che rende pericoloso usarlo e ci impedisce per ora di eseguire esercizi con punti di arresto in alto: la ragione è che questo cavo permette al sollevatore principale di appoggiarsi a un punto di arresto più alto, in modo che si possano per esempio fare squat o sollevamenti dei talloni—quando lo si lascia, la barra rimane in alto. Senza questo cavo, non c’è modo di impedire che la barra vada giù fino alla piattaforma, per esempio alla fine di una serie di squat—così ora ci dobbiamo limitare agli esercizi con un punto di arresto più basso come gli stacchi da terra o il lento avanti. Naturalmente possiamo fare tutti gli esercizi del secondo tipo con il cavo!

Abbiamo lavorato fino a ben oltre l’ora di cena per sostituire il cavo, ma sfortunatamente ci sono stati alcuni intoppi e non è ancora pronto: ci auguriamo che lo sia presto!

Hei, nella foto potreste notare che sto indossando qualcosa di piccolo sulla fronte: è per l’esperimento dell’ESA Ritmi Circadiani. Per circa 40 ore devo indossare quel sensore sulla fronte, così come uno identico sullo sterno e l’unità che registra i dati. I sensori misurano e registrano continuamente la mia temperatura corporea, fornendo dati che aiuteranno i ricercatori a comprendere i ritmi circadiani nello spazio. È un modo di vestire alla moda ma provoca anche un po’ di prurito ogni tanto, quindi domani sarò lieta di aver fatto il mio dovere per la scienza e togliere gli strumenti!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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