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L+16, L+17: Un intervento chirurgico… su una tuta spaziale!

Samantha Cristoforetti e Barry Wilmore riparano una tuta EMU. Credit: ESA/NASA

Samantha Cristoforetti e Barry Wilmore riparano una tuta EMU. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 10/12/2014):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione 16 e 17 (9–10 dicembre 2014)—Nell’ultimo paio di giorni Butch e io abbiamo fatto diverse ore di manutenzione di una tuta EMU, e questa è stata senza dubbio l’attività più difficile e delicata che abbia svolto in orbita finora.

La EMU è la tuta pressurizzata della NASA per le passeggiate spaziali—sostanzialmente, è una piccola astronave per una persona che può mantenere in vita all’esterno della Stazione Spaziale per diverse ore, fornendo l’ossigeno per la respirazione e la pressurizzazione, l’acqua di raffreddamento, la rimozione della CO2, le comunicazioni radio e probabilmente qualche altra cosa che sto dimenticando.

Uno dei componenti più importanti del sistema di supporto vitale è il Fan-Pump-Separator [ventola-pompa-separatore—N.d.T.], FPS per gli amici. È una singola unità sorprendentemente piccola che contiene la ventola per la ventilazione, la pompa che fa circolare l’acqua di raffreddamento, e il separatore che rimuove l’acqua di condensa (dal sudore e dalla respirazione) dal circuito di ventilazione, per mantenere l’umidità sotto controllo nella tuta e prevenire l’appannamento del casco.

Si è guastato l’FPS della tuta che dovrebbe essere usata da Terry a gennaio, e abbiamo portato con noi nella Sojuz un componente di ricambio che Butch e io abbiamo installato. Ciò che rende questo lavoro così difficile è che non era inizialmente pensato per essere fatto in orbita, così il progetto non facilita le cose in assenza di peso.

Per esempio, le viti non sono imperdibili: non un dettaglio banale quando si cerca di rimuovere e poi inserire minuscole viti con rondelle multiple in punti difficilmente accessibili.

Quindi, come si affronta un compito così? Beh, per dirne una, con molti occhi: non solo i nostri, ma anche quelli di un team di specialisti a terra che seguono il lavoro attraverso le riprese di diverse telecamere. Poi c’è una persona a terra con il ruolo di CAPCOM per questa specifica attività, che conosce molto bene tutti gli aspetti della procedura: che bello che questa persona sia stata Mark Vande Hei, del nostro corso gemello della NASA del 2009. È sempre piacevole parlare con Mark!

Poi c’è una procedura ben oliata e un certo numero di video che mostrano in dettaglio ogni passo, in aggiunta a precauzioni speciali come mettere una griglia a maglia stretta sulla bocchetta dell’aspirapolvere e posizionarlo opportunamente in modo da catturare ogni pezzo che possa sfuggire. E poi bisogna agire molto lentamente, ed essere estremamente scrupolosi in ogni azione e nel tenere sotto controllo i componenti e gli attrezzi. Butch e io abbiamo scherzato dicendo che stavamo eseguendo un intervento chirurgico sulla tuta.

Così, il nuovo FPS è al suo posto e Butch ne ha in programma domani il controllo—questo auspicabilmente confermerà che abbiamo una tuta funzionante che Terry possa usare a gennaio. Il che mi ricorda che la professione dell’astronauta richiede veramente una dose maggiore di fede e fiducia negli altri esseri umani. Per esempio, nei vostri compagni di equipaggio, che hanno sostituito un componente da cui dipenderà la vostra vita!

Naturalmente, non si tratta solo di fiducia, abbiamo in programma anche una verifica del componente: infatti Butch la eseguirà domani. Quindi è ancora troppo presto per rallegrarsi, ma se tutto va bene sarà gratificante ripensare a questo lavoro impegnativo!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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