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Pianificata una nuova orbita per i satelliti Galileo

Rappresentazione artistica di un satellite di Galileo in orbita Credits: ESA

Rappresentazione artistica di un satellite di Galileo in orbita Credits: ESA

Il quinto satellite destinato alla costellazione di navigazione Galileo di ESA, uno dei due rilasciati in un’orbita sbagliata la scorsa estate, questo mese ha in programma una serie di manovre orbitali da effettuare una volta verificato il suo stato di efficienza.

L’attuale posizione dei satelliti di Galileo vista da sopra
Credits: ESA

L’obiettivo è innalzare il punto più basso della sua orbita (il perigeo) per ridurre la sua esposizione alle radiazioni delle Fasce di Van Allen che circondano la Terra, ma anche posizionarlo in un’orbita più utile per gli scopi di navigazione della costellazione. Se queste 2 settimane di lavoro culmineranno in un successo, allora anche il sesto satellite Galileo seguirà lo stesso destino.

La coppia di satelliti Galileo, lanciati insieme mediante un razzo Sojuz il 22 agosto, si sono posizionati in un’orbita allungata che passa dai 25.900 Km di altezza dal suolo del punto più alto (apogeo) per scendere fino ai 13.713 Km del perigeo. L’orbita pianificata invece era perfettamente circolare con un altitudine di 23.222 Km. Oltre che per l’altezza, l’orbita raggiunta si differenzia anche per l’angolazione rispetto all’equatore che è inferiore a quanto pianificato. Le illustrazioni danno un’idea delle differenze fra orbita pianificata e orbita raggiunta anche in confronto agli altri 4 satelliti già presenti nella costellazione di Galileo (cliccare per ingrandire).

Il carburante a bordo dei satelliti permetterà una correzione di soli 4.000 Km circa e quindi insufficiente a correggere completamente gli errori di posizionamento in orbita. La manovra consentirà comunque di ottenere un’orbita più circolare rispetto all’attuale con un perigeo più alto a circa 17.339 Km.

L’attuale posizione dei satelliti di Galileo vista di lato
Credits: ESA

“La nuova orbita passerà sopra lo stesso punto a Terra ogni 20 giorni,” ha spiegato Daniel Navarro-Reyes, l’analista di missione di Galileo per ESA. “Lo standard della costellazione invece è una ripetizione di 10 giorni, quindi raggiungere questa nuova orbita significherà sincronizzare la traccia a Terra con il resto dei satelliti di Galileo. In aggiunta, dal punto di vista del ricevitore dell’utente finale, la nuova orbita ridurrà la variazione del livello del segnale, ridurrà l’effetto Doppler del segnale e incrementerà la visibilità del satellite. Dal punto di vista del satellite invece, ridurre l’esposizione alle radiazioni delle Fasce di Van Allen, lo proteggerà dalle future esposizioni alle particelle cariche. Inoltre la nuova orbita permetterà al Earth Sensor presente a bordo di mantenere un orientamento stabile e preciso direzionando l’antenna principale verso Terra. Attualmente quando il satellite si tuffa verso il punto più basso dell’orbita, l’immagine della Terra risulta talmente grande che il sensore è inutilizzabile. Il satellite deve fare affidamento solo sui giroscopi, con un degrado della sua capacità di orientamento preciso.”

Appena giunti in orbita i 2 satelliti avevano un orientamento che li teneva puntati verso il Sole ma il 3 novembre il quinto satellite è stato configurato per cambiare il suo orientamento e puntare verso la Terra che è la configurazione definitiva, ha aggiunto Daniel.

Il programma prevede nel corso di novembre circa 15 manovre con accensione dei motori di manovra del satellite che lo porteranno nella sua nuova orbita dove inizieranno formalmente i test. Inizialmente verranno verificate le condizioni di efficienza della piattaforma orbitale e in seguito verranno eseguiti dei più dettagliati test sulle apparecchiature destinate al sistema di navigazione Galileo vero e proprio.

Il recupero è supervisionato dal Galileo Control Centre di Oberpfaffenhofen in Germania con l’assistenza dello Space Operations Centre di ESA (ESOC) che si trova a Darmstadt, sempre in Germania. L’agenzia spaziale francese CNES fornisce ulteriori stazioni di terra cosicché il contatto con il satellite può essere mantenuto per tutto il tempo necessario.

Fonte: ESA

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