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Philae, atterraggio con brivido!

Rappresentazione artistica dell'atterraggio di Philae. Credit: ESA

Dopo un viaggio di 10 anni e oltre 6 miliardi di km, mercoledì 12 novembre 2014 il piccolo lander Philae dell’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) ha compiuto il primo atterraggio morbido della storia sulla superficie di una cometa, la 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Rilasciato dalla “nave madre” Rosetta alle 8:35 GMT (le 9:35 in Italia) quando i due veicoli si trovavano a 22,5 km di distanza dalla cometa, ha toccato la superficie sette ore dopo, alle 15:34 GMT, con la conferma che è arrivata a Terra alle 16:03 GMT.

Non tutto però è andato come previsto. Prima ancora del rilascio di Philae si è appurato che il propulsore che aveva il compito di accendersi nell’istante in cui il lander avrebbe toccato terra per “schiacciarlo” verso il terreno e minimizzare così le possibilità di rimbalzo (data la debolissima gravità della cometa) non avrebbe funzionato. Un diaframma che doveva aprirsi per permettere all’azoto contenuto in un serbatoio di andare a pressurizzazione i condotti del propellente non ne ha voluto sapere, e dopo quattro tentativi per cercare di aprirlo si è dovuto alzare bandiera bianca e fare a meno del propulsore.

La discesa verso la superficie si è invece svolta senza intoppi, con Philae che ha dispiegato le sue tre lunghe gambe di atterraggio e comunicato i dati telemetrici a Rosetta che a sua volta li ha girati verso la Terra, dove i controllori dei centri ESA di Darmstad (Space Operations Center) e Colonia (Lander Control Center) in Germania hanno verificato il corretto svolgersi degli eventi.

Philae ripreso da Rosetta dopo il rilascio – Image: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

L’atterraggio è dapprima apparso regolare ma da una successiva e più dettagliata analisi dei dati si è notato che i due arpioni che dovevano essere “sparati” verso il terreno per ancorare Philae al suolo non si sono invece attivati. Subito dopo il contatto radio verso Rosetta ha iniziato ad essere intermittente, ed i dati ricevuti dai pannelli solari mostravano inoltre che Philae era in leggera rotazione. Raccogliendo tutte le informazioni ricevute dal lander successivamente al suo atterraggio si ritiene che esso abbia toccato il suolo molto morbidamente (gli ammortizzatori si sono compressi di soli 4 cm) ma che sia tuttavia rimbalzato in alto non avendo potuto ancorarsi con gli arpioni e senza l’aiuto del propulsore fuori uso. Tra l’altro non è nemmeno stata confermata l’attivazione delle “viti da ghiaccio” di cui è dotato Philae e che hanno il compito di avvitarlo al terreno per mantenerlo ben saldo.

I segnali radio sono tornati stabili dopo circa due ore per cui si ritiene che questo sia il tempo che Philae ha passato “a mezz’aria” prima di posarsi nuovamente sul terreno. Tuttavia poco dopo la sonda Rosetta, che orbita attorno alla cometa, è scesa sotto l’orizzonte non potendo più fare da ponte radio e quindi è terminato anche il flusso di telemetria da parte di Philae. I contatti riprenderanno attorno alle 6 GMT (le 7 in Italia) di giovedì 13 novembre.

Al momento quindi non si conosce l’esatta situazione di Philae, e nemmeno dove si trovi con precisione. Durante la discesa la sua camera ROLIS ha preso immagini della superficie sottostante dimostrando come il lander abbia centrato in pieno il bersaglio, cioè la zona di atterraggio prevista (chiamata Agilkia), perlomeno prima di rimbalzare. Dove sia atterrato Philae dopo le due ore ulteriori di volo non è ancora stato stabilito. Nella giornata di giovedì tramite Rosetta verranno riprese immagini ad alta risoluzione della zona di atterraggio per cercare di stabilire dove si trovi ora Philae.

La cometa ripresa da Philae mentre si trovava a 3 km di distanza – Photo: ESA/DLR/ROLIS

Fonte: Spaceflight101

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