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NASA pensa di utilizzare SLS per lanciare dei piccoli satelliti in orbita lunare

In questi giorni le attenzioni degli appassionati di spazio sono catalizzati da diversi avvenimenti molto importanti (quelli italiani in particolare visto l’inizio della missione di Samantha Cristoforetti) e molti aspettano trepidanti l’inizio di una nuova avventura che avverrà con il lancio del 4 dicembre della capsula Orion. Ma mentre è intenta a preparare questa missione l’agenzia spaziale americana guarda avanti, a quelli che saranno i prossimi passi di questo programma nel 2017 o 2018.

Ncube-2 cubesat, una tipica configurazione di questo tipo di satelliti (la copertura esterna è stata tolta). Credits: ARES Institute

Se tutto procederà secondo i piani, la nuova capsula, destinata a portare l’uomo nello spazio profondo, nel suo viaggio pianificato attorno alla Luna spinta dal nuovo Space Launch System (SLS), sarà in compagnia di una serie di CubeSats da rilasciare in orbita lunare: avranno il compito di osservare il nostro vicino più prossimo nel Sistema Solare.

I CubeSats sono dei piccoli satelliti di forma cubica delle dimensioni di circa 10 cm di lato il cui costo spesso rientra nelle possibilità di spesa delle università o di istituzioni simili che vogliono portare avanti dei programmi di ricerca nello spazio senza doversi sobbarcare i costi di una piattaforma tradizionale. Il concetto ha avuto così successo che molte compagnie basano i propri business plan su di essi.

Il braccio robotico di Kibo sulla ISS rilascia dei CubeSats tramite il Small Satellite Orbital Deployer. Febbraio 2014, Expedition 38. Credits: NASA

Ne è un esempio Planet Labs, un’azienda basata a San Francisco che punta a portare l’osservazione della Terra alla portata di tutti: dopo i primi 4 CubeSats di prova lanciati nel 2013, l’azienda ha dispiegato nel febbraio di quest’anno la sua costellazione di 28 mini-satelliti denominata Flock-1 e costituita da satelliti di 10 x 10 x 30 cm. La costellazione è stata costruita nell’ambito del programma NanoRacks CubeSat che si avvale del Small Satellite Orbital Deployer: si trova sulla ISS nel laboratorio giapponese Kibo ed è un dispenser dedicato al rilascio in orbita di mini-satelliti. Anche questo testimonia l’interesse che c’è intorno a questo tipo di tecnologia.

I piani di Planet Labs prevedono ora il dispiegamento di una seconda costellazione composta da 131 satelliti. Purtroppo l’esplosione del razzo Antares di fine ottobre ha letteralmente mandato in fumo i 26 satelliti che erano a bordo e che dovevano essere portati sulla ISS per il rilascio, costringendo l’azienda a rivedere la programmazione temporale. Anche grazie alla semplicità costruttiva di queste macchine sarà possibile approntare un piano di back-up in tempi brevi, infatti 2 sostituti costruiti a tempo di record saranno già inclusi nel prossimo volo di Dragon previsto per dicembre di quest’anno.

Lunedì 24 novembre NASA ha annunciato i dettagli di un programma in forma di competizione da 5 milioni di dollari denominato “Cube Quest” che mira a far fare a questa tecnologia un salto di qualità e portarla oltre l’orbita terrestre verso l’esplorazione dello spazio profondo.

Il manifesto del programma
Credits: NASA

Il programma Cube Quest cerca di sviluppare e testare i sottosistemi necessari all’esplorazione non governativa dello spazio profondo con piccoli satelliti. Lo sviluppo nelle capacità dei piccoli satelliti porterà benefici alle missioni future e potrebbe anche aprire interi nuovi scenari di missione,.

La competizione è divisa in 3 fasi: Ground Tournaments, Deep Space Derby e Lunar Derby.

Ci saranno 4 Ground Tournaments tenuti ogni 4 o 6 mesi e ogni team potrà partecipare a ognuno per avere la possibilità di guadagnarsi un posto sul volo. Le 2 fasi successive si concentreranno rispettivamente sulla comunicazione nello spazio profondo e sulla propulsione in orbita lunare.

I dettagli del programma si possono trovare sul sito NASA.

Fonte: Universe Today

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