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Le interviste di AstronautiCAST: Samantha Cristoforetti, L-18 a Star City

Un momento dell'intervista di AstronautiCAST di Samantha Cristoforetti

Un momento dell'intervista di AstronautiCAST di Samantha Cristoforetti

Trascrizione integrale dell’intervista audio a Samantha Cristoforetti tratta dall’episodio 8×04 del podcast AstronautiCAST, pubblicato l’8 novembre 2014.
Samantha [S] si trovava a Star City (Mosca) per l’ultima fase di preparazione del lancio (23 novembre 2014). Ecco cosa ha raccontato a Michael Sacchi [M] e Paolo Amoroso [P]:

La conclusione degli esami

M: E siamo qui con Samantha Cristoforetti per l’ultima, ultimissima, possibilità di darle un saluto prima del grandissimo giorno, meno diciotto giusto Sam?

S: Meno diciotto.

M: Wow! Come stai innanzitutto?

S: Bene, sono molto serena, tranquilla, appagata e contenta. Quel senso di tranquillità e di, non lo so… di gioia di essere nel posto dove vuoi essere, essendo pronta e avendo fatto tutto quello che dovevi fare, quindi… molto serena.

L’equipaggio della Sojuz TMA-15M prima dell’esame finale Sojuz a Star City. Credit: GCTC

M: Bene, io non sono mai arrivato ad un esame così, con quel…

S: Eh beh, ma ormai è fatto, è passato l’esame.

M: Eh beh, in generale però quando si deve arrivare ad un obiettivo si arriva sempre, io arrivo sempre, con l’acqua alla gola e invece mi piace questa idea che tu arrivi tranquilla e rilassata, con tutto pronto. Va beh, ma non mi aspettavo nulla di meno. Adesso sei ancora a Mosca, giusto?

S: Sì, sono ancora a Star City, fino a martedì prossimo, poi martedì andremo a Bajkonur.

M: Martedì, ok. E poi inizierai la quarantena, sarai…

S: Sì, il giorno successivo andiamo ad Energia, alle facilities di Energia, a fare il primo fit check, quindi a vedere la Sojuz, ci entreremo dentro, verificheremo tutto quanto, insomma, passeremo la giornata lì e poi dal giorno dopo inizia la vera e propria quarantena.

Le conseguenze dell’incidente dell’Antares

M: Bene, noi abbiamo raccolto qualche domanda, quindi seguiamo la scaletta, perché abbiamo concordato anche con ESA la nostra scaletta.
Antares, ho visto che hai commentato su Google+, ovviamente hai un’opinione a riguardo, che cosa hai perso? Dentro Antares c’era qualche cosa per la tua missione?

S: Beh, c’erano alcuni esperimenti, due dell’Agenzia Spaziale Italiana [ASI], però con un hardware relativamente limitato sia come volume, sia come peso e complessità, quindi credo che siamo sulla buona strada per poter mandare un hardware di rimpiazzo prossimamente, non dovremmo perdere molto da un punto di vista scientifico. C’erano naturalmente anche esperimenti dell’Agenzia Spaziale Eeuropea [ESA] e della NASA, insomma, è chiaro che un cargo che va in fiamme naturalmente ha degli impatti, non degli impatti catastrofici sul programma della Stazione Spaziale, non c’erano pezzi di ricambio fondamentali per la vista della Stazione Spaziale, c’erano naturalmente rifornimenti e approvvigionamenti per la vita dell’equipaggio, ma anche lì, niente di vitale o niente che non si possa rimpiazzare per tempo. Magari dovremo indossare i nostri vestiti per un po’ di tempo in più rispetto a quanto solitamente si fa prima di poterne prendere uno nuovo, insomma, però tutto sommato cose abbastanza gestibili, nulla di catastrofico.

P: Questo fra l’altro tranquillizzerà un bimbo sui cinque anni che qualche giorno fa al Planetario era venuto a farmi una domanda proprio su questo e la mamma mi ha spiegato che era un po’ preoccupato, perché pensava che non avreste avuto da mangiare sulla Stazione…

S: Oh, ah ah, no, possiamo tranquillizzarlo.

Il ruolo dell’ingegnere di bordo della Sojuz

P: Io invece volevo chiederti, quali saranno i tuoi compiti durante il volo e l’ascesa del razzo Sojuz? Su quali sistemi e parametri concernerai la tua attenzione?

S: Beh, diciamo che io e il comandante lavoriamo molto in parallelo, insieme quindi ci controlliamo a vicenda entrambi teniamo un po’ un occhio su tutto, però se vogliamo proprio andare a vedere da procedura quelle che sono le responsabilità del comandante piuttosto che dell’ingegnere di bordo, Anton sicuramente è principalmente responsabile per tutte le parti dinamiche, quindi l’accensione dei motori e l’orientamento corretto del veicolo in tutte le fasi di avvicinamento alla Stazione Spaziale, io, invece, sono principalmente responsabile di controllare che i sistemi di bordo funzionino correttamente e quindi c’è uno schermo informato che si può richiamare e come ingegnere di bordo controlli continuamente dove ci sono tutti i parametri che possono essere monitorati dall’equipaggio, che vanno dai sistemi di supporto vitale, quindi qual è la pressione parziale dell’ossigeno in cabina, la pressione parziale di anidride carbonica, la pressione totale della cabina, qual è la temperatura del liquido di raffreddamento, qual è la pressione nelle taniche di ossigeno, ma anche il sistema dei motori: qual è la pressione nelle taniche di pressurizzazione di azoto, insomma, tutti quanti i paramenti di bordo devono essere continuamente monitorati, specialmente quelli da cui dipende o la nostra vita, se parliamo di supporto vitale, o comunque la possibilità di completare con successo la missione se parliamo dei sistemi di gestione della navigazione.

M: Ad esempio controllerai se si aprono i pannelli solari…

S: Sì, quelli dovrebbero aprirsi, diciamo eh eh.

M: Ah ah…

S: È anche difficile devo dire controllare da bordo, nel senso che bisogna proprio in qualche modo riuscire a girarsi e guardare fisicamente perché…

M: Ah, non c’è un item di telemetria che dice se…

S: No, a bordo non ce l’abbiamo, è il centro di Controllo Missione da terra che ha questa telemetria e può confermarci che siano aperti o meno. È possibile una volta che ci può slegare o se non altro allentare le cinture, guardando fuori letteralmente, insomma, facendo uno sforzo, è possibile, vederli dalle due finestre di lato, però devo dire, se lo vedi sei sicuro che c’è, se non lo vedi non sei sicuro se sei tu che non riesci a girarti abbastanza, oppure… però il centro di controllo ha la telemetria, e poi chiarente dal momento in cui dovresti essere esposto al sole e quindi uscire a metterti…. dipende un po’ anche dall’orientamento del veicolo. Potresti vedere della tensione che cresce sui pannelli solari perché stai generando energia elettrica e quello naturalmente sarebbe un buon segno.

M: Ah ok, non vedi il deployment, ma vedi se stanno funzionando.

S: Sì, però dipende anche lì da come sei orientato, perché potresti essere con i pannelli orientati, e siccome quelli sono fissi, non è che li puoi orientare e certamente non si orientano da soli e dipende da com’è orienta la Sojuz.

M: C’è stata qualche modifica nelle procedure dopo l’ultimo lancio o hanno semplicemente…

S: No, che io sappia no, sicuramente non ci sono state modifiche nelle procedure e credo che stiano ancora investigando che cosa è successo per la verità. Non è neanche facile perché il veicolo è nello spazio e, quando tornerà, quella parte verrà anche persa al rientro nell’atmosfera, quindi credo sia una indagine tecnica non semplicissima. Vedremo insomma, stiamo ancora aspettando i risultati…

Un momento delle cerimonie ufficiali dopo la conclusione degli esami a Star City: Samantha Cristoforetti depone dei fiori sulla tomba di Yuri Gagarin. Credit: GCTC

Le prime attività sulla ISS

P: Ecco, la prima attività di Alexander Gerst all’arrivo sulla Stazione Spaziale è stata la manutenzione della toilette se non ricordo male, quale sarà invece la tua prima?

S: Eh, non so, è presto per dirlo. Ricordo quando ci facemmo una risata, perché c’è un briefing qualche giorno prima della partenza, dove vengono gli specialisti del centro di Controllo Missione di Mosca e ti fanno vedere le loro… loro proprio usano la carta, hanno questi fogli di carta lunghissimi dove c’è l’attività programmata giorno per giorno e infatti ci facemmo una sonora risata quando vedemmo che la primissima attività per Alex era… [la manutenzione della toilette] poi, in realtà, non lo so, perché può darsi che sia stata modificata, non è stata sicuramente quella la sua prima attività. Però ecco io lo scoprirò, se non altro questo tentative planning, lo scoprirò qualche giorno prima del lancio, quando ci sarà questo incontro, sicuramente ci sarà anche per noi, come ci fu per loro, quindi vi terrò aggiornati.

P: Quindi si decide all’ultimo momento…

S: No, all’ultimo momento per la verità non credo [incomprensibile]. L’equipaggio che arriva solitamente ha un giorno libero, la tua prima attività è dormire, riposato [incomprensibile] renderti un attimo conto di dove sei, sopratutto adesso con il fatto che c’è l’arrivo veloce, quindi dopo una giornata estremamente lunga arrivi sulla Stazione Spaziale [incomprensibile], magari stai anche male e, insomma, la prima giornata non pianificano proprio niente, se non orientamento, a meno non ci sia una necessità particolare, adesso… Butch Wilmore quando è arrivato ha avuto subito parecchio da fare perché era un periodo molto particolare, c’era SpaceX attraccato alla Stazione Spaziale, quindi c’era della scienza da fare in maniera molto rapida, proprio per poterlo far rientrare, quindi a meno di situazioni particolari come quella dove veramente bisogna sfruttare tutte le risorse di crew time disponibili, il primo giorno dovrebbe essere libero.

M: Dovrei aver ricevuto la weekly planning review della tua prima settimana ieri sera, però non l’ho ancora guardata se devo dire la verità.

S: Cambierà, non ti preoccupare, eh, eh.

M: Ah, ah.

S: Poi, in particolare con questo replanning in corso in seguito all’avaria di Antares credo che ci saranno parecchi cambiamenti.

I consigli dei colleghi astronauti

M: Da quando Luca è tornato e adesso Alex è bordo hai avuto qualche consiglio speciale, visto che loro sono della tua classe, gli “Shenanigans”, hai avuto qualche consiglio o raccomandazione per il tuo volo? Semplicemente anche «devi assolutamente fare questo perché è supercool!».

S: [sospiro] Beh con Alex, beh, Luca ormai è tornato da un annetto quindi è passato un po’ di tempo da quando abbiamo fatto un debrief immediato sulla missione. Con Alex ci siamo visti e sentiti insieme anche a Terry, Anton e naturalmente Reid, era anche lui parte di questa videoconferenza, qualche mese fa da Houston, e tutti e due in realtà, sia Reid, che Alex, ci tenevano a preparaci psicologicamente al fatto che comunque le prime settimane sarebbero state un continuo chiedere, un continuo dover fare affidamento all’equipaggio veterano, quindi non avere l’aspettativa di arrivare ed essere immediatamente efficienti, pronti a partire al 100%, quindi di arrivare con molta umiltà in questo senso, consapevoli del fatto che siamo in un ambiente nuovo e che per quanto l’addestramento ti prepari non è la stessa cosa essere a bordo e che è assolutamente naturale chiedere più volte la stessa cosa, nel nostro caso a Butch; perché all’inizio sono davvero tante le cose da imparare, quindi questa è la cosa che entrambi ci hanno tenuto veramente a farci capire in modo che non arriviamo e poi siamo in un certo senso delusi dal fatto che non siamo immediatamente dei crew members efficienti al 100%.

Riflessioni sul percorso che porta a diventare astronauta

P: E ora che sei così vicina ad andare nello spazio, ti capita di riflettere su questo lungo percorso che ti ha portata fin qui? Quali esperienze pensi che ti abbiano aiutato in particolare di più ad arrivare qui?

S: Mah, una cosa è certa, forse vale per tanti altri mestieri pure, ma credo che per un astronauta forse in particolare, vai nello spazio con tutto quello che sei, con tutta la tua esperienza, con tutto quello che sai fare, anche la cosa più insignificante che hai fatto nella tua vita ti può magari ritornare utile, perché è un mestiere dove non è che bisogna essere chissà che bravi a fare nulla, però bisogna cavarsela un po’ in tutto e quindi davvero vai nello spazio con tutto quello che sei, con tutta la tua storia personale, con tutte le cose che hai imparato a fare, anche, ahimè, con tutti i tuoi difetti e i tuoi limiti. Volendo mettere in evidenza alcune cose, beh insomma la preparazione tecnica ti aiuta molto anche perché è un lavoro che ha una forte componente tecnica. Credo che mi abbiano aiutato molto le esperienze internazionali prima di diventare un astronauta; l’anno che ho passato in Russia, quando ero all’università, mi ha aiutato moltissimo per la lingua, mi sono sentita a mio agio qui in Russia e a Star City fin dal primo giorno, perché potevo comunicare in maniera agevole fin da subito e anche la comprensione della cultura che avevo, avendola già conosciuta prima, mi ha aiutato molto. L’addestramento come pilota militare ti aiuta moltissimo, perché poi, in particolare devo dire per me che mi sono ritrovata in un equipaggio con altri due piloti militari, la cosa che ti aiuta di più è quel feeling, quella intesa immediata, quel poter fare riferimento alle esperienze pregresse comuni, anche ad un gergo comune e ad un modo di approcciare le cose comune; in particolare, devo dire che con questo equipaggio in cui mi sono trovata, sono due persone fantastiche, il fatto di avere un background come pilota militare penso ci abbia aiutato molto.

M: Ottimo. Ti posso lasciare con il consiglio che mi dice mia nonna ogni volta che vado in vacanza da qualche parte: «mi raccomando fai tante foto!», ah, ah non penso che…

S: Ah, ah. Mia nonna, quando facevo il pilota, mi diceva sempre «vai piano, mi raccomando!», io cercavo di farle capire che è la velocità che ti tiene in sicurezza in un aeroplano, però, eh, non ci sono mai riuscita…

P: Ed è ancora più essenziale per andare in orbita.

S: Esatto. Però insomma… Quindi cercherò di non seguire il consiglio della mia nonna, ma seguirò sicuramente il consiglio della tua.

P: Grazie allora a Samantha.

M: Grazie Samantha.

S: Grazie a voi! Grazie tante, ciao, ciao.

M: Ciao!


Trascrizione a cura di Filippo Magni. AstronautiCAST, il primo podcast italiano sull’astronautica e lo spazio, è un’iniziativa dell’Associazione ISAA.

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