Philae è sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko da poco più di 50 ore, e la carica delle batterie sta per esaurirsi. In attesa del tentativo di collegamento di stasera, che avverrà intorno alle 22:30 CET, facciamo il punto della situazione sulla straordinaria missione del piccolo lander dell’ESA.
L’avventura di Philae è cominciata mercoledì 12 novembre alle 9:35 del mattino in Italia, quando il lander è stato rilasciato dalla sonda madre Rosetta. Ancora prima del rilascio ci si era accorti di un’anomalia ad uno dei propulsori a gas freddi che avrebbe dovuto premere Philae verso il terreno al momento del tocco finale. La discesa è comunque proseguita senza intoppi e il lander ha toccato la superficie del nucleo della cometa nel punto previsto.
Purtroppo, al momento dell’atterraggio nessuno dei sistemi che avrebbe dovuto ancorare Philae al terreno ha funzionato: ne’ le viti che sono presenti ai piedi del lander, ne’ gli arpioni che avrebbero dovuto definitivamente assicurare Philae a 67P. In mancanza anche dei propulsori, quindi, la piccola sonda è rimbalzata, nonostante che le zampe del lander abbiano assorbito buona parte dell’energia dell’impatto. Dopo un primo tocco alle 16:33 CET Philae è quindi tornato in quota ruota ruotando sul proprio asse: infatti al momento del touchdown il volano che serviva per orientare il lander si è spento come previsto, ma essendo tornato subito in volo, la rotazione del volano si è trasferita al lander che ha cominciato a ruotare.
Dopo circa due ore di volo Philae ha poi toccato la superficie della cometa nuovamente alle 18:26 CET, compiendo un altro piccolo rimbalzo per atterrare definitivamente alle 18:33 CET. Le prime immagini provenienti da Philae hanno confermato che il lander si trova in una posizione abbastanza sfavorevole, con rocce che circondano Philae su tre lati, facendo ombra sui pannelli solari.
Con cautela, comunque, si è cominciato ad attivare uno ad uno tutti gli strumenti scientifici che hanno quindi cominciato a raccogliere dati come previsto. In particolare, l’ultima sequenza comandata da Terra ha attivato gli strumenti APXS e MUPUS, che sono stati in grado di sondare le rocce circostanti. Questi strumenti erano stati tenuti inizialmente inattivi perché si temeva che avrebbero potuto spostare il lander in posizione precaria.
Si è quindi utilizzato nuovamente lo strumento CONSERT che, insieme allo strumento analogo su Rosetta, tramite le sue onde radio potrebbe aiutare i tecnici a capire esattamente dove si trova Philae. Un altro strumento importante che è stato finalmente attivato è la trivella SD2. Durante l’ultimo contatto radio (Philae comunica con la Terra tramite Rosetta che si trova in posizione favorevole al contatto circa due volte al giorno) la trivella è stata estesa e si stava avvicinando al terreno. Purtroppo il contatto radio si è interrotto prima di conoscere l’esito del sondaggio.
La missione fino ad ora è, comunque, un successo magnifico. L’80% dei dati scientifici previsti dalla prima sequenza scientifica è stato già ricevuto a Terra e gli scienziati stanno cominciando l’analisi dei dati. A questo punto la preoccupazione si sposta soprattutto verso la durata delle batterie di bordo. L’autonomia prevista era di circa 64 ore, quindi fra stasera e la nottata verrà a mancare molto probabilmente l’energia per il lander. La posizione attuale, con un ora e mezza di luce ad ogni rotazione di 12 ore della cometa, non permette la ricarica delle batterie per riprendere il lavoro per la missione secondaria (sarebbero necessarie almeno sei ore di luce).
Le priorità, adesso, sono due: per prima cosa terminare la trasmissione dei dati scientifici della missione primaria, e contemporaneamente capire dove si trova esattamente Philae. La prossima finestra di contatto si aprirà alle 22:30 CET di stasera (venerdì 14 novembre), ma il collegamento non è così scontato. La posizione sfavorevole della sonda e la bassa carica delle batterie potrebbe far sì che non ci sia energia sufficiente per ristabilire il contatto con Rosetta. In caso di successo, comunque, si procederà alla trasmissione degli ultimi dati e sapremo se la trivella sarà riuscita ad assaggiare il nucleo della cometa.
Nel frattempo Rosetta invierà le immagini ad alta risoluzione della fotocamera OSIRIS in cui si spera di trovare Philae al momento del primo contatto e del primo rimbalzo. Analizzando le immagini, infatti, si riuscirà a calcolare con maggiore precisione la traiettoria del lander per conoscerne la posizione esatta.
Attendiamo quindi con il fiato sospeso i tentativi di ristabilire il contatto di questa sera. Nel lungo termine non è escluso che, con l’avvicinarsi al Sole, i pannelli solari ricevano abbastanza energia da ricaricare le batterie e mettere nuovamente in funzione Philae. Comunque vada, si tratta di un’avventura straordinaria che fornirà nuove informazioni agli scienziati per capire la natura delle comete e l’origine della vita sulla Terra.
Foto di apertura: la prima immagine panoramica dalla superficie del nucleo inviata da Philae, con la rappresentazione grafica del lander stesso (ESA/Rosetta/Philae/CIVA)