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Uno studio per mettere in stasi gli astronauti

SpaceWorks Enterprises ha presentato ad inizio mese all’International Astronomical Congress in corso a Toronto un documento di studio sull’induzione di un sonno profondo (“torpore”) negli astronauti al fine di ridurre drasticamente i costi di missioni di lunga durata.
Il torpore è la condizione che si verifica nei casi di ipotermia, e sin dal 2003 è divenuto un sistema adottato nella pratica medica di emergenza per mantenere in vita il paziente sino a quando non sia possibile fornire le cure necessarie. Unendo il torpore all’alimentazione endovenosa (nutrizione parenterale totale”) ed alla elettrostimolazione dei muscoli (per conservarne il tono), si avrebbero impressionanti riduzioni nei costi e nei pesi di una ipotetica missione verso Marte. L’ostacolo principale da superare è la durata del trattamento, che sin qui non ha mai superato la settimana, e che dovrebbe essere portata a diversi mesi continuativi.
Lo studio di SpaceWorks, finanziato da NASA, indica una riduzione di 5 volte nel volume pressurizzato e di tre volte nella massa totale richiesta rispetto ad una missione “convenzionale” ove l’equipaggio necessiti di cibo ed aria, più spazi per l’esercizio fisico e la ricreazione. Nel complesso, una missione tipo passerebbe da 400 tonnellate di hardware a circa 220.
Nello studio si ipotizza un raffreddamento indotto con un sistema intranasale: non molto confortevole, ma con diversi vantaggi rispetto all’adozione di piastre di raffreddamento. Infatti il raffreddamento indotto dall’esterno provoca più facilmente brividi e danni ai tessuti. Il sistema RhinoChill può abbassare la temperatura corporea di circa 1 grado Fahrenheit all’ora. Per giungere al torpore (tra 89 e 93 F, tra 31 e 34 C) occorrono circa sei ore. Per far uscire il soggetto dalla stasi è sufficiente interrompere l’afflusso di refrigerante; sono comunque previste fonti esterne di calore per velocizzare il processo e/o per i casi di emergenza.
Oltre all’ipotesi di ibernare l’intero equipaggio, nel documento viene anche esplorata la possibilità di turni di veglia di 3 giorni da alternare a periodi di stasi di 14 giorni, in modo da avere sempre un membro dell’equipaggio operativo per attività scientifiche o di manutenzione della nave.
Da non sottovalutare anche i benefici psicologici: il sonno criogenico sottrarrebbe l’equipaggio ai lunghi mesi di noi imposti dalle distanze interplanetarie.
Secondo i relatori, dal punto di vista medico non sono emersi particolari problemi che possano indicare l’impossibilità di prolungare sostanzialmente la stasi, ma è evidente che serviranno ulteriori ricerche prima di avere applicazioni astronautiche di questo principio.
In allegato, il documento “Torpor Inducing Transfer Habitat for Human Stasis To Mars”, a firma John E. Bradford, Ph. D. e Douglas Talk, M.D..

NIAC-Torpor-Habitat-for-Human-Stasis-2-28-2014

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