Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
Star City (Mosca, Russia), 12 ottobre 2014—Non potevo certamente perdermi la nota del diario di oggi… oggi è L-42 per la Expedition 42!
Mentre inizio a scriverla, sono le 6 del pomeriggio a Bajkonur, Kazakistan, dove il nostro viaggio verso lo spazio inizierà fra sei settimane. Esattamente a quest’ora, alle 6 del pomeriggio, il 23 novembre, dopo un pisolino pomeridiano di 5 ore ci sveglieremo per iniziare la nostra preparazione al lancio. Le nove ore finali sul pianeta, prima che i motori del razzo Sojuz illuminino la notte esattamente alle 02:59:06 ora locale (sono le 20:59:06 GMT).
Ma oggi, torniamo indietro nel tempo di alcune settimane alla mia sessione nella camera a vuoto a Houston, l’attività finale richiesta per la certificazione alle passeggiate spaziali nella tuta EMU della NASA. La vita è stata così piena recentemente, che non ho avuto ancora tempo di raccontarvelo.
Come potreste ricordare, a luglio ho fatto la prova generale, eseguendo tutte le operazioni senza realmente andare nel vuoto. Ne ho parlato qui.
Il giorno successivo un problema tecnico ci ha obbligati a interrompere la sessione ad alta quota, che è stata rimandata a settembre e spostata in una camera diversa. Questa volta sono stata finalmente in grado di andare nel vuoto nella EMU!
Cioè… verso le 2 del pomeriggio, anche se la giornata era iniziata alle 7:30. Come probabilmente sapete a questo punto, non potete andare nel vuoto in quel modo: la tuta vi manterrà a 4,3 psi [0,29 atmosfere—N.d.T.] e a quella pressione così bassa la malattia da decompressione potrebbe essere un problema. Quindi, dobbiamo seguire un protocollo di prebreathing accuratamente pianificato per liberarci dell’azoto che si trova in soluzione nel nostro sangue.
Il modo per farlo è respirare ossigeno puro per un po’, il che significa che dobbiamo sostituire tutta l’aria all’interno della tuta con l’ossigeno. Lo facciamo aprendo una valvola di sfogo, sostanzialmente un buco nella tuta: il regolatore continua a erogare ossigeno dai serbatoi alla tuta per mantenere attiva la sovrapressione e, dopo circa 12 minuti, riteniamo che tutta l’aria sia stata sostituita dall’ossigeno. Poi, aspettiamo… e respiriamo.
Nello spazio tendiamo in realtà a usare il più veloce protocollo In-Suit-Light-Exercise [esercizio leggero nella tuta—N.d.T.], con cui facciamo pratica nelle lezioni di Prep & Post, come ho descritto qui.
Nella camera invece respiriamo semplicemente ossigeno puro per quattro ore. Abbiamo la possibilità di vedere un film mentre aspettiamo—io ho scelto Princess Bride [La storia fantastica nella versione italiana—N.d.T.], che è stato molto divertente! E dopo le quattro ore, la pressione nella camera è stata fatta scendere a un valore molto basso—a tutti gli effetti pratici, vuoto.
Rispetto all’esperienza nella camera a vuoto con la Orlan (vedete qui) ho avuto il piacere aggiuntivo di vedere un divertente effetto del vuoto: un vaso con un po’ d’acqua era stato lasciato sul pavimento in modo che potessi osservarlo e, difatti, ho potuto vedere l’acqua bollire!
Quello che non abbiamo fatto, che viene normalmente fatto nella camera nominale, è lasciare cadere due oggetti molto diversi e osservarli raggiungere il pavimento nello stesso momento… beh, immagino che sarà qualcosa da non vedere l’ora di fare la prossima volta!
Potete trovare altre foto della sessione nella camera qui.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.