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La NASA continua a prepararsi al tuffo di Orion

Un team composto da tecnici, ingegneri, marinai e sommozzatori ha terminato con successo lo scorso 4 Agosto, alcuni test relativi ai vari scenari legati allo splashdown della capsula Orion nell’Ooceano Pacifico, al termine del suo volo di test che si terrà il prossimo Dicembre.

Dopo aver affrontato l’ambiente spaziale, con le sue peculiari caratteristiche estreme, Orion si getterà nell’atmosfera terrestre ad una velocità prossima ai 32.000 km/h ed il suo scudo termico raggiungerà delle temperature vicine ai 2.200 °C. Il suo volo inaugurale terminerà come detto nel Pacifico, al largo delle coste meridionali della California, dove un’unità dell’U.S. Navy sarà pronta a recuperarla per riportarla all’asciutto.

Il boilerplate di Orion viene delicatamente sollevato dall’acqua con la gru per verificare l’efficacia della procedura di recupero tramite una “cesta” nel corso di un’evoluzione dell’Underway Recovery Test 2 in prossimità della USS Anchorage nell’Oceano Pacifico al largo delle coste di San Diego, California il 3 Agosto 2014.
Image Credit:NASA/Kim Shiflett

“Abbiamo imparato molto riguardo al nostro hardware, abbiamo raccolto dei buoni dati, ed abbiamo raggiunto gli obiettivi dei test.” Ha detto Mike Generale, il responsabile per le operazioni di recupero per la NASA per il Ground Systems Development and Operations Program. “Siamo stati in grado di mettere in mare Orion e di recuperarla diverse volte in sicurezza. Ora siamo pronti a fare il prossimo passo in questa fase di test, con una prova completa di ammaraggio.”

La NASA e il principale appaltatore del progetto Orion, Lockheed Martin, si sono uniti alla marina militare statunitense e allo Human Space Flight Support Detachment 3 per tentare delle differenti tecniche di recupero della capsula da 9300 kg in piena sicurezza durante questa seconda sessione di test. Al fine di mettere in pratica alcune delle nozioni apprese nelle prove dello scorso Febbraio, il team aveva a disposizione del nuovo hardware da testare ed ha verificato l’efficacia di un metodo secondario per il recupero di Orion che prevede l’impiego di una gru a bordo della nave USS Anchorage, in alternativa al consueto metodo che prevede che la capsula venga issata in una porzione sommersa della nave.

“La Anchorage ha fornito una capacità unica e validata di supporto alle necessità operative della NASA, senza per questo impattare sulle primarie esigenze strategiche dell’ U.S. Navy. “Ha commentato il Comandante Joel Stewart, ufficiale comandante del vascello statunitense. “Questa missione unica ha dato ai marinai dell’Anchorage un’opportunità di perfezionare le proprie abilità per le missioni di routine di recupero di veicoli sul ponte utilizzando dei gommoni gonfiabili a scafo rigido in mare aperto, in supporto alla NASA. I test sono stati un successo ed i marinai dell’Anchorage continuano ad alzare l’asticella, completando missioni al di là ed al di sopra di ogni aspettativa.”

 

Il boilerplate di Orion viene scaricato dal ponte della USS Anchorage presso la Naval Base San Diego il 14 Agosto, dopo aver completato l’Orion Underway Recovery Test 2. Image credit: NASA/Kim Shiflett

 

 

 

 

Fonte: NASA

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