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Boeing e SpaceX si aggiudicano il contratto CCtCap

Il manifesto CCtCap Credits: NASA

Il manifesto CCtCap Credits: NASA

Martedì 16 settembre  alle ore 16 (le 22 in Italia) NASA ha annunciato le aziende a cui ha assegnato i finanziamenti del programma CCtCap, l’ultima fase del più ampio “Commercial Crew Development” partito nel 2010 e finalizzato a dotare gli Stati Uniti di un sistema di volo abitato per l’orbita bassa terrestre (LEO): saranno Boeing e SpaceX.

Il programma segue lo stesso cammino del precedente “Commercial Cargo Development” del 2006 che ha portato alla realizzazione dei mezzi cargo per il rifornimento della International Space Station (ISS). Entrambi poi si inquadrano nella visione dell’agenzia spaziale americana di incoraggiare lo sviluppo commerciale dello spazio affidando ad aziende private lo sviluppo dei mezzi e acquistando il servizio chiavi in mano senza occuparsene in prima persona ma fornendo team esperti di ingegneri e specialisti per agevolare e certificare il lavoro delle industrie private al fine di avere mezzi sicuri e affidabili. Questo tipo di approccio fa si che le compagnie siano le proprietarie dei mezzi e quindi abbiano la facoltà di vendere gli stessi servizi anche ad altri clienti oltre che a NASA, riducendo in questo modo i costi per tutti.

La prima fase (CCdev 1) del progreamma si è svolta fra il 2010 e 2011 con diverse società coinvolte: Blue Origin, Boeing, Paragon Space Development Corporation, Sierra Nevada Corp. e United Launch Alliance. Quella successiva (CCDev 2) si è svolta nell’anno successivo dal 2011 al 2012 con Blue Origin, Boeing e Sierra Nevada Corp. confermate dalla precedente fase e l’aggiunta di SpaceX. Questa fase ha visto la partecipazione anche di ULA, ATK/Astrium e Excalibur Almaz Inc. ma con programmi di sviluppo senza finanziamenti. A questa fase è seguita la Commercial Crew integrated Capability (CCiCap) che è ancora formalmente in corso non essendo ancora state completate tutte le milestone da parte dei partecipanti che sono Boeing, SpaceX e Sierra Nevada Corp.

Con questo annuncio si apre l’ultima fase del programma che porterà ai primi lanci operativi verso la ISS già nel 2017. I contratti, del valore massimo di 4,2 miliardi di dollari per Boeing e di 2,6 miliardi di dollari per SpaceX, prevedono come i precedenti dei pagamenti in base agli obiettivi raggiunti e alle missioni svolte. Per entrambi è prevista una missione di test con almeno un astronauta NASA a bordo per la verifica la piena integrazione fra i sistemi del mezzo e quelli del razzo prescelto per la messa in orbita, la verifica delle manovre in orbita, delle operazioni di attracco con la ISS ma anche per validare il sistema con tutte le performance previste. Dopo il compimento in maniera ottimale di questa missione e l’ottenimento della certificazione NASA i contratti prevedono per ciascun azienda almeno 2 missioni operative di trasporto verso la stazione ed un massimo di 6.

Rendering della capsula CST-100. Credit: Boeing.

I mezzi prescelti, CST-100 di Boeing e Crew Dragon di SpaceX, sono quindi destinati a porre fine alla dipendenza degli Stati Uniti dalla Russia per l’accesso umano allo spazio, situazione che si era venuta a creare con la conclusione nel 2011 del programma Space Transportation System (STS), meglio conosciuto come programma Shuttle.

“Fin dal primo giorno, l’amministrazione Obama ha messo in chiaro che la più grande nazione sulla Terra non poteva dipendere da altre nazioni per andare nello spazio,” ha infatti dichiarato l’amministratore di NASA Charlie Bolden. “Grazie alla leadership del presidente Obama, al duro lavoro dei nostri team e di quelli delle industrie e al supporto del Congresso, oggi siamo un passo più vicini a lanciare i nostri astronauti dal nostro territorio e su un mezzo americano chiudendo la dipendenza dalla Russia nel 2017. Passando il trasporto in orbita bassa alle industrie private permetterà anche alla NASA di focalizzarsi in missioni più ambiziose, inviare uomini su Marte.”

I mezzi prescelti devono soddisfare anche il requisito di servire come scialuppa di salvataggio per gli astronauti poiché uno degli obiettivi dell’agenzia spaziale statunitense è quello di aumentare l’equipaggio della ISS per poter sfruttare ancora di più le caratteristiche uniche di laboratorio in microgravità della stazione.

“Siamo molto felici di vedere i nostri partner industriali avvicinarsi ai voli operativi verso la International Space Station, una straordinaria impresa che le industrie e NASA hanno iniziato 4 anni fa,” ha dichiarato Kathy Lueders, manager del Commercial Crew Program di NASA. “Questa agenzia spaziale è sempre stata una innovatrice tecnologica, e ora possiamo anche dire di essere degli innovatori negli affari, spronando la creazione di posti di lavoro e aprendo nuovi mercati al settore privato. L’agenzia e i suoi partner hanno molti importanti passi da fare per finire, ma abbiamo mostrato che possiamo fare tutto il lavoro richiesto ed eccellere in modi che pochi hanno il coraggio di sperare.”

Incoraggiando i privati a gestire i lanci verso l’orbita bassa terrestre, dove NASA viaggia sin dal 1963, l’agenzia si può focalizzare  sullo sfruttamento della ISS massimizzando così il ritorno dell’investimento americano in questo straordinario laboratorio orbitante. Nel contempo NASA può anche indirizzare i propri sforzi nella progettazione e sviluppo di mezzi per missioni nello spazio profondo, inclusi i voli verso Marte.

Per quanto riguarda Boeing l’assegnazione era nell’aria, infatti è di pochi giorni fa un articolo del The Wll Street Journal in cui si annunciava l’accordo fra Boeing appunto e la Blue Origin per una collaborazione non ben specificata nell’ambito di questo programma oltre che la partecipazione sempre della Blue Origin allo sviluppo di un sostituto del motore russo RD-180 utilizzato dall’Atlas V di ULA (compagnia composta da Boeing e Lockheed Martin Corp.), il vettore deputato al lancio della capsula CST-100 di Boeing. Tutto questo sempre nell’ottica di affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia considerata anche l’attuale situazione internazionale di tensione.

Interpretazione artistica dell’atterraggio

La grande esclusa da questo annuncio risulta essere la Sierra Nevada Corp. con il suo Dream Chaser, unico spazioplano fra le proposte presentate. L’azienda del Nevada potrebbe comunque continuare in proprio lo sviluppo del mezzo grazie ai due accordi di collaborazione, a diversi livelli, stipulati con l’agenzia Europea ESA e con quella Giapponese JAXA.
Il programma di test, annunciato nei giorni scorsi, prevede la continuazione delle prove di volo, iniziate lo scorso ottobre.

Fonte: NASA, The Wall Street Journal

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