I satelliti numero 5 e 6 della costellazione Galileo sono stati lanciati con un vettore Sojuz dallo spazioporto europeo di Kourou nella Guyana francese alle 12:27 GMT (14:27 CEST, 09:27 ora locale) del 22 agosto.
Il lift-off è avvenuto regolarmente in tutte le sue fasi, con l’obbiettivo di portare Doresa e Milena (questi i nomi dei due satelliti) nella loro orbita target a 29600 km dalla terra 3 ore e 47 minuti dopo il decollo.
Ma subito dopo le prime verifiche è risultato che i due satelliti si sono posizionati su un’orbita leggermente più bassa rispetto a quella prevista e lievi imprecisioni anche nei valori di inclinazione ed eccentricità. Tutti i team tecnici coinvolti nel programma, sia a livello di agenzie che a livello industriale, si sono immediatamente allertati per monitorare la situazione.
Nei giorni scorsi Arianespace – responsabile dei lanci – ha annunciato, assieme a ESA e Commissione Europea, l’istituzione di una Commissione di inchiesta indipendente.
La Commissione sarà guidata da Peter Dubock, ex Ispettore generale ESA, ed è così composta:
– professor Guido Colasurdo, docente all’Università di Roma “La Sapienza”;
– Giuliano Gatti, ESA, Galileo Program Technical Officer;
– Michel Courtois, ex Direttore tecnico ESA;
– Paul Flament, Commissione Europea, Galileo and Egnos Programmes Management;
– professor Wolfgang Kubbat, docente all’Università di Darmstadt;
– Isabelle Rongier, Ispettore generale CNES;
– Toni Tolker Nielsen, vice Ispettore generale ESA.
Nonostante l’orbita non nominale, i due satelliti sono sotto controllo ed in sicurezza dopo essere stati rilasciati dallo stadio superiore del lanciatore e la loro posizione in orbita accertata dal team europeo di supporto da terra dell’ESOC a Darmstadt, in Germania.
I controllori, in cooperazione con il produttore del satellite, OHB, confermano che entrambi i satelliti sono in buona salute ed operano nominalmente. Una procedura per aprire i pannelli solari – che sono rimasti chiusi su entrambi i satelliti – è stata eseguita con successo nel corso della notte di lunedì sul primo satellite. Analoga procedura verrà eseguita presto sul secondo satellite.
Entrambi i satelliti vengono tenuti in stato di sicurezza, puntano correttamente al sole, sono correttamente alimentati e pienamente sotto il controllo del gruppo integrato ESA/CNES e delle squadre dell’OHB che si trovano al Centro di Controllo dell’ESA.
Parallelamente, le squadre a terra stanno investigando le possibilità di sfruttare i satelliti al meglio nonostante l’orbita di iniezione non nominale ed entro le limitate capacità di propulsione dei satelliti.
I due satelliti lanciati il 22 sono i primi due della serie che raggiungerà la piena capacità operativa iniziale (Full Operational Capability-1 – FOC-1) per il 2015 e quella finale (FOC-2) entro la fine del decennio. Sono stati costruiti dalla tedesca OHB System, con sede a Brema. Un nuovo lancio di una coppia di satelliti è previsto già nelle prossime settimane.
La rete di Galileo dovrà essere formata, una volta completata, da 30 satelliti: ne saranno sufficienti 24 per rendere pienamente operativa la rete di navigazione europea. L’ESA (Agenzia Spaziale Europea), assieme all’Unione Europea, guida il programma che coinvolge 28 nazioni.
Ad agosto 2013 è iniziata la fase di sperimentazione del PRS (Public Regulated Service), un servizio di alta precisione pensato per fornire dati di posizionamento per lo sviluppo di applicazioni sensibili a utenti espressamente autorizzati dai governi nazionali. Belgio, Francia, Italia e Regno Unito hanno recentemente eseguito i test di acquisizione. L’Italia, è l’unico paese ad aver sviluppato un proprio ricevitore, che ha confermato durante i test la fruibilità del segnale sulla base delle specifiche fornite da ESA.
Fonte: ESA, ASI