La scorsa settimana gli ingegneri di NASA e di Lockheed Martin hanno installato lo scudo termico sul primo esemplare della capsula Orion. Si tratta dello scudo termico singolo più grande realizzato fino ad ora per un veicolo spaziale.
L’installazione dello scudo termico è un traguardo molto importante verso la missione inaugurale prevista per il prossimo dicembre.
Lo scudo termico è realizzato con un rivestimento di AVCOAT, materiale che viene bruciato e consumato durante il rientro atmosferico con un processo di ablazione. Lo scudo ha il compito di proteggere la capsula dalle temperature estreme (>2200°C) a cui vengono sottoposti i veicoli spaziali a contatto con l’atmosfera.
L’Avcoat è a sua volta coperto con uno strato argenteo riflettente che invece ha il compito di proteggere lo scudo dalle fredde temperature dello spazio durante la missione.
Lo scudo termico è stato realizzato da Lockheed Martin negli stabilimenti di Waterton, vicino a Denver. La costruzione è stata ultimata alla Textron Defense Systems, nei pressi di Boston, e da ultimo è stato consegnato all’Operations and Checkout Building al Kennedy Space Center (KSC) dove si sta assemblando Orion.
La prima missione di Orion, l’Exploration Flight Test-1 (EFT-1), fornirà agli ingegneri i dati necessari per validare l’affidabilità dello scudo termico stesso.
Inoltre, grazie ai dati raccolti, sarà possibile eseguire interventi migliorativi sul progetto e sui sottosistemi, sarà possibile validare e perfezionare i modelli numerici utilizzati per le ultime fasi di progettazione della capsula. È un processo critico ed essenziale per ridurre i rischi e i costi delle missioni future.
Questa prima missione della capsula sarà una occasione molto importante anche per lo sviluppo dello Space Launch System (SLS) e per il processo di recupero della capsula nell’oceano.
Il Marshall Space Flight Center (MSFC) di Huntsville, in Alabama, ha sviluppato uno speciale adattatore per unire Orion al razzo Delta IV Heavy di ULA che lancerà la capsula nel test di dicembre. L’adattatore sarà lo stesso utilizzato anche per le missioni a bordo di SLS.
Il Ground Systems Development and Operations Program del KSC in collaborazione con la US Navy, invece, si occuperà del recupero della capsula dopo l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico.
Nei prossimi mesi Orion verrà unito al Service Module e verranno eseguiti alcuni test funzionali prima del trasporto alla Payload Hazardous Servicing Facility per il carico dei propellenti.
Successivamente Orion verrà unito al Launch Abort System (LAS) e poi trasferito al pad di lancio 37 per l’integrazione con il razzo Delta IV.
Fonte: NASA.